Fondato attacco dell'ambasciatore libico ai sionisti imperialisti di Tel Aviv Libia: "Gaza come i lager nazisti" L'ambasciatore italiano blocca la seduta del Consiglio di sicurezza dell'Onu per difendere Israele. I continui raid israeliani a Gaza provocano nuove vittime civili Il 28 aprile a Beit Hanun, nel campo profughi nel nord della Striscia di Gaza, quattro bambini palestinesi e la loro madre sono rimasti uccisi da una cannonata che ha centrato la loro casa. Secondo un portavoce israeliano, l'episodio è avvenuto nel corso di un'operazione terrestre di un'unità dell'esercito contro "infrastrutture del terrorismo"; i soldati sono stati attaccati e hanno risposto al fuoco appoggiati dall'aviazione che ha effettuato due raid. I cinque civili palestinesi e altri due morti nei raid aerei sono le ennesime vittime delle aggressioni compiute quotidianamente dai sionisti imperialisti di Tel Aviv che hanno dichiarato guerra al governo palestinese di Hamas e stretto la striscia di Gaza in un duro assedio che non permettono venga violato nemmeno dagli aiuti umanitari dell'Onu. Gaza è ridotta dai sionisti come un immenso lager, con l'avallo dei paesi imperialisti; una realtà sotto gli occhi di tutto il mondo ma che se viene denunciata solleva un polverone a difesa degli aguzzini come è avvenuto al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Nella seduta del 23 aprile il Consiglio stava discutendo il contenuto di una dichiarazione ufficiale che avrebbe dovuto varare sulla situazione umanitaria a Gaza. Sul tavolo, tra le altre, la denuncia dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi e che comunicava di essere costretta a sospendere la distribuzione di aiuti alimentari e di gran parte delle sue attività scolastiche e sanitarie nella striscia di Gaza poché rimaneva completamente priva del carburante necessario per il funzionamento dei suoi automezzi e dei suoi generatori di elettricità. Su pressione del rappresentante americano, il Consiglio di sicurezza ancora una volta stava per chiudere la discussione con un nulla di fatto, avallando nella pratica il blocco attuato dai sionisti su Gaza quando il vice ambasciatore libico, Ibrahim Dabbashi, ha paragonato i campi profughi palestinesi della striscia ai campi di concentramento nazisti; Gaza come i lager nazisti. Il rappresentante francese Jean-Maurice Ripert si è alzato per abbandonare la seduta e il suo gesto è stato seguito dagli inviati di Stati Uniti, Gran Bretagna, Belgio e Costa Rica. L'ambasciatore italiano Marcello Spatafora ha invitato il presidente di turno, il sudafricano Dumisani Kumalo, a chiudere immediatamente il dibattito anche se erano ancora previsti altri interventi. La proposta ha avuto il sostegno dei rappresentanti di Usa, Gran Bretagna e Francia e la seduta è stata bloccata. L'iniziativa dei rappresentanti diplomatici occidentali è stata accolta con favore da Israele. Arye Mekel, portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha commentato soddisfatto che "hanno fatto ciò che era richiesto in una situazione simile, e vanno applauditi", e ha aggiunto che il Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro "è stato preso in ostaggio da Paesi irresponsabili, in passato legati al terrorismo". Secondo l'ambasciatore americano all'Onu, Alejandro Wolff, "il delegato libico è stato tendenzioso, di parte, storicamente scorretto e moralmente oltraggioso", solo per avere detto la verità. Per nulla intimorito dal coro filo sionista, il rappresentante libico ha ribadito ai giornalisti che la situazione nella Striscia di Gaza è paragonabile a quella dei campi di concentramento della Germania nazista ed è anzi addirittura peggiore, "è più di ciò che è accaduto nei campi di concentramento: ci sono bombardamenti, a Gaza ci sono bombardamenti quotidiani che non esistevano nei campi di concentramento". 30 aprile 2008 |