Ladri di Stato Liquidazioni e pensioni d'oro agli ex parlamentari 250 mila euro a Fini, 217 mila a D'Alema Mentre milioni di disoccupati, cassintegrati, precari, esodati e pensionati sono alla fame, non riescono più a pagare nemmeno le bollette e, vinti dalla disperazione, arrivano a togliersi la vita come è accaduto nel triplice suicidio di Civitanova Marche; a partire dalla fine di marzo ben 600 ex parlamentari (trombati o non ricandidati alle ultime politiche) stanno incassando la dorata "indennità di fine mandato" (la cosiddetta liquidazione o buonuscita che dir si voglia). In ogni caso si tratta di un vero e proprio ladrocinio di Stato di circa tre milioni di euro rubati al popolo e regalati ai boss politici con la piena connivenza anche del Movimento 5 Stelle e del megalomane qualunquista Grillo che non ha aperto bocca. In cima alla lista dei privilegiati-trombati dalla XVI legislatura spicca Filippo Berselli (Pdl, ex An) con 278 mila euro di buonuscita a cui si aggiunge da subito un vitalizio da 6.200 euro al mese e Livia Turco (Pd) che incasserà subito una liquidazione da 241 mila euro, ma dovrà ancora aspettare due anni per ricevere un vitalizio da 6.100 euro. Al terzo posto c'è il caporione fascista Gianfranco Fini che ha occupato per trent'anni uno scranno in parlamento. Montecitorio gli staccherà un assegno di 250mila euro netti e, avendo più di 60 anni, ha maturato anche il "diritto" a un vitalizio (ossia la pensione dei parlamentari) di 6.200 euro al mese. Inoltre, in qualità di ex presidente della Camera, gli spetta di diritto per i prossimi 10 anni un ufficio con due collaboratori fissi a Palazzo Marini, l'uso dell'auto blu, e la poltrona di presidente della Fondazione della Camera. Privilegi da nababbo di cui godono tuttora anche i suoi predecessori: Fausto Bertinotti, Pietro Ingrao, Irene Pivetti e Luciano Violante. Fini è tallonato dal rinnegato Massimo D'Alema che, eletto per la prima volta nel 1987 quando partiva la X legislatura, ha già incassato buona parte dei suoi 217 mila euro di liquidazione quando fra il 2004 e il 2006 è stato parlamentare europeo; adesso gli resta da riscuotere altri 64 mila euro e la bella pensione di circa 6 mila euro mensili netti. Il quarto posto nella classifica delle liquidazioni spetta al leghista Roberto Castelli, che incasserà un assegno da 195 mila euro e da marzo anche un vitalizio di circa 5.500 euro netti mensili. Stesso trattamento per Domenico Nania (Pdl); ma non sono da meno gli assegni che spettano anche al nuovo governatore fascio-leghista della Lombardia, Roberto Maroni, (175mila euro) e all'ottantenne Franco Marini (Pd) 174mila euro, che potrà contare anche su una pensione da 5.300 euro al mese. E ancora: il Pdl Gianfranco Micciché se ne va a casa con 158mila euro. 141mila euro vanno anche al mediatore tra la mafia e il neoduce Berlusconi Marcello dell'Utri, al sodale della cricca degli appalti Claudio Scajola e al caporione di FLI Italo Bocchino. L'Udc Ferdinando Adornato invece si deve accontentare, si fa per dire, di 112mila euro, mentre100mila euro e qualche spicciolo spettano a Pierluigi Castagnetti (Pd) e Maurizio Paniz (Pdl). Francesco Rutelli invece incasserà subito 111 mila euro di liquidazione, visto che ne ha già incassata una parte per i suoi 23 anni da parlamentare quando si candidò a sindaco di Roma; mentre per il vitalizio di oltre 5.600 euro netti al mese dovrà attendere ancora un anno per riceverlo perché non ha ancora maturato i requisiti anagrafici. Agli ex ministri Beppe Pisanu e Antonio Di Pietro, che anni fa avevano già incassato una prima buonuscita, spettano invece rispettivamente 157mila e 58mila euro. Inoltre l'ex Pm di "Mani pulite" come quasi tutti i suoi colleghi parlamentari che hanno compiuto i 60 anni potrà godere di una pensione da 4.300 euro al mese. La pensione di Pisanu ammonta invece a 6.500 euro al mese. Stesso discorso vale per il rinnegato Valter Veltroni 44 mila euro di buonuscita (perché ne ha già incassato la parte più sostanziosa quando si dimise per diventare sindaco di Roma) più una pensione da 9.300 euro al mese che lui falsamente sosteneva di dare in beneficienza a una organizzazione umanitaria in Africa. L'indennità di fine mandato dei parlamentari si calcola moltiplicando l'80% dell'indennità lorda (10.435 euro alla Camera; 10.385,31 al Senato) per gli anni di mandato effettivi, o frazione superiore ai sei mesi. Ogni mese dallo stipendio dei parlamentari viene accantonata una quota da destinare a questo fondo (784,14 euro alla Camera e circa 695 al Senato). Inoltre va precisato che si tratta di cifre tutte esentasse e sono cumulabili con qualsiasi altro tipo di stipendio e pensione e non vengono rilevati dal redditometro. Per il vitalizio il calcolo è un po' più complesso e dipende dal periodo in cui il parlamentare è stato eletto per la prima volta. In base all'attuale regolamento la pensione da parlamentare la si può ottenere a 65 anni con 5 anni di legislatura ma si può scendere per ogni anno in più trascorso in parlamento fino a 60 anni. L'assegno oscilla fra il 20 e il 60% della indennità lorda. Tali regole non valgono per chi è stato eletto prima del 2007 e quindi ha maturato il diritto ad andare in pensione con le vecchie regole quando non c'era questo limite di età e l'assegno oscillava fra il 25 e l'80% della indennità lorda. 10 aprile 2013 |