Denuncia del presidente della Commissione antimafia Pisanu In lista alle amministrative mafiosi e inquisiti I prefetti non sono intervenuti Nonostante il 18 febbraio 2010 la Commissione antimafia all'unanimità abbia adottato il Codice di autoregolamentazione: due articoli che impegnano i partiti a non candidare persone rinviate a giudizio o condannate anche solo in primo grado; le liste per le elezioni amministrative dell'aprile scorso sono state infarcite di candidati "indegni" e molti di loro sono stati anche eletti nei vari consigli comunali, provinciali e regionali. Lo denuncia il presidente della commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu che da mesi cerca di ottenere dalle prefetture i dati relativi a candidati e eletti "irregolari" e necessari alla Commissione per mettere a punto la relazione da presentare in Parlamento. "Le liste delle elezioni amministrative sono gremite di persone che non sono degne di rappresentare nessuno. L'immagine che se ne ricava è che la disinvoltura nella formazione delle liste sia molto più allarmante di quella che noi abbiamo immaginato". Ci sono candidati e eletti accusati di reati gravi e infamanti che vanno dall'associazione mafiosa al terrorismo, traffico d'armi, estorsione, usura, riciclaggio e traffico di rifiuti. L'ex ministro dell'Interno punta il dito contro i prefetti accusati di non collaborare alla trasmissione dei dati. Circa la metà delle prefetture, ha precisato Pisanu, non ha ancora inviato i dati. I presìdi prefettizi inadempienti sono distribuiti equamente tra Nord e Sud e tra le regioni ancora "assenti", figurano anche Liguria e Lombardia. Perciò Pisanu ha minacciato di convocare "forzatamente" i prefetti che non risponderanno entro breve tempo all'ultimo sollecito. Sostenuto dalle richieste di tutti i gruppi parlamentari, il presidente della bicamerale antimafia ha detto che sarà inviata "prefettura per prefettura totalmente o parzialmente inadempiente" una scheda "in cui sono indicate le caselle da riempire". "Le manderemo anche al ministro dell'Interno - ha affermato - e vogliamo una risposta entro una settimana. Fine. Se non arrivano le risposte vorrà dire che arriverete voi, signori Prefetti a spiegarci in commissione che cosa è successo". Gli "indegni a rappresentare i cittadini che li hanno eletti" sono circa un centinaio, molti di loro sono seduti sulle poltrone di gran parte delle amministrazioni dislocate su tutto il territorio nazionale tra Nord, Sud e Centro e appartengono alle cosche parlamentari che fanno riferimento sia alla destra che alla "sinistra del regime neofascista. L'allarme era già scattato in campagna elettorale e ora rischia di trasformarsi in un vero e proprio scontro istituzionale tra la Commissione parlamentare antimafia e il ministro fascio-leghista dell'Interno Maroni. Nei mesi scorsi Pisanu ha sollecitato le 90 prefetture italiane a collaborare nella verifica delle singole posizioni di candidati ed eletti. Il 29 settembre, nella prima riunione della Commissione, Pisanu spiegò, con rammarico, che avevano risposto solo 60 prefetture. Trenta non avevano collaborato: Agrigento, Bolzano, Catania, Mantova e Messina non s'erano proprio fatte sentire; i prefetti di Isernia, Latina, Lucca, Perugia, Rieti, Savona, Terni, Verona, Viterbo, Milano, Enna e Bergamo hanno spiegato di non avere gli strumenti legislativi per avere le informazioni richieste dall'Antimafia. In realtà il vero problema è che Maroni, che fino a pochi giorni fa ha rassicurato Pisanu promettendogli la massima collaborazione, ha improvvisamente fatto marcia indietro accampando la scusa che: "La verifica non compete ai prefetti". Una repentina giravolta di 180 gradi a dir poco incomprensibile che adombra più di un sospetto proprio sui candidati della Lega che evidentemente hanno anche loro qualche scheletro nell'armadio da nascondere. 27 ottobre 2010 |