La Procura di Catania chiude l'inchiesta Iblis Avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa al governatore Lombardo (MPA) Il vertice siciliano del PD conferma l'appoggio all'amico dei mafiosi Per mandare subito a casa questo governo è necessaria una mobilitazione di massa popolare Dal nostro corrispondente della Sicilia Si appresterebbe a chiedere il rinvio a giudizio per Raffaele Lombardo, la Procura di Catania, nell'ambito dell'inchiesta Iblis, in cui sono coinvolti diversi altri politicanti borghesi di levatura nazionale e regionale, tra cui il fratello del governatore, Angelo Lombardo, deputato nazionale dell'MPA, Giovanni Cristaudo, ex-PDL-Sicilia e adesso Gruppo misto, l'ex-sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, deputato regionale del PID, il consigliere della provincia di Catania dell'UDC, ma prossimo a passare al PID, Antonino Sangiorgi. In tutto 56 gli indagati per i quali la Procura dovrebbe chiedere il processo. A Lombardo i Pubblici Ministeri (PM) contestano incontri con alcuni esponenti mafiosi del clan catanese dei Santapaola ai quali avrebbe anche chiesto voti. Il governatore ha ammesso di conoscere alcuni dei mafiosi e di averli anche incontrati "per motivi politici", sostenendo di non conoscerne, tuttavia, la loro appartenenza alla mafia. Nega, il governatore, di aver chiesto voti in cambio di favori, ma il collaboratore di giustizia, Gaetano D'Aquino, esponente di spicco della cosca catanese dei Cappello, ha raccontato ai magistrati i rapporti tra il governatore, suo fratello e i boss catanesi: "Angelo Lombardo è amico di tutta la malavita di Catania, e questo lo affermo. Raffaele Lombardo non mi sento di dire che è amico della malavita di Catania, Angelo al 101%". La distinzione che l'ex boss D'Aquino fa tra l'entità dei rapporti con la mafia che ha o ha avuto Don Raffaele e quelli che ha o ha avuto il fratello è ben poca cosa se si esce dalla visione puramente giudiziaria, benché giudiziariamente i legami del governatore con la mafia appaiono confermati, e si entra sul piano politico, valutando le conseguenze sulle masse popolari degli scambi tra Palazzo d'Orleans e cosche. E, del resto, il legame dei boss con il politicante in questione sembra ben solido. Afferma il collaboratore di giustizia citato che quando alla cosca catanese veniva chiesto il voto "si faceva sempre il nome di Angelo Lombardo e il Mpa", ma "per deduzione, per logica si pensava di fare un favore anche a Raffaele". La deduzione logica, infatti, non fa una grinza. Far eleggere il fratello di Lombardo, anch'esso nel MPA, è principalmente un favore alla famiglia del governatore e al boss del partito e questo favore in qualche modo deve essere stato ricambiato a danno delle masse popolari siciliane. Il collaboratore di giustizia ricostruisce anche un incontro elettorale nel Catanese, al quale parteciparono "un centinaio di persone", prima delle Regionali in cui venne eletto Lombardo, nel 2008, al quale prese parte il boss di Ramacca, paese in provincia di Catania, Rosario Di Dio che parlò della "necessità di appoggiare il MPA, di votare Raffaele Lombardo". La posizione del PD Ci aveva sorpreso l'annuncio a caldo di Bersani che sosteneva qualche ora dopo l'avviso di garanzia la necessità di "riconsiderare" i rapporti del PD con Lombardo. Ci ha sorpreso meno la sua retromarcia, quando, qualche giorno dopo ha ribadito che non vi è alcuna fretta e che non bisogna partire "con giudizi preventivi, non c'è ancora un rinvio a giudizio". I boss regionali del partito, Lupo, segretario regionale, e Cracolici, capogruppo in parlamento, infatti avevano già dettato la linea, confermando il sostegno al governo Lombardo, con la magra assicurazione alla base infuriata che il PD cambierà posizione solo se arriverà il rinvio a giudizio. Non è di tale avviso l'ex-sindaco di Catania e senatore Enzo Bianco, per il quale: "L'avviso di conclusione delle indagini è un atto propedeutico al rinvio a giudizio, non voglio anticipare nessuna conclusione, solo far rilevare che evidentemente l'indagine era seria e non campata in aria come ha sempre sostenuto Lombardo. Il mio partito avvii una seria riflessione". Ma al di là delle posizioni del gruppo dirigente del PD, la cosa più importante è che l'avviso di garanzia ha ridato vigore all'ipotesi di un referendum nel quale far esprimere la base del PD siciliano sull'alleanza del partito con Lombardo. Tale referendum che terrorizza il gruppo dirigente siciliano, poiché già vari circoli del partito di Bersani si sono già espressi contro l'alleanza con il governatore amico dei mafiosi anche in assenza di rinvio a giudizio del governatore, ponendo, dunque, un problema ben più ampio, era stato rinviato a data da destinare. Noi auspichiamo che la base del PD possa esprimersi anche attraverso il referendum per il ritiro di questo partito dal governo neofascista dell'imbroglione e falso meridionalista Lombardo. Tuttavia, per mandare subito a casa questo governo è necessaria una mobilitazione di massa popolare che metta insieme le masse lavoratrici, i pensionati, i disoccupati, i precari, gli studenti, i sindacati e i movimenti, le forze politiche, sociali, culturali, religiose antifasciste, antimafiose, democratiche e progressiste, indipendentemente dalle loro posizioni ideologiche. 18 maggio 2011 |