Dopo aver visitato la Cina su invito del PCC revisionista, borghese e fascista L'imbroglione e opportunista trotzkista Losurdo spaccia per socialista la superpotenza imperialista cinese L'imbroglione e opportunista trotzkista Domenico Losurdo non finisce mai di ingannare i sinceri fautori del socialismo. L'ultimo sforzo l'ha fatto alla fine di agosto scrivendo un lungo articolo (ben 34 mila caratteri) per "l'Ernesto", la rivista on-line della corrente revisionista del PRC che fa capo a Giannini, dal pomposo titolo: "Un istruttivo viaggio in Cina. Riflessioni di un filosofo", nel quale tenta di spacciare per socialista la superpotenza imperialista cinese. Losurdo prende infatti spunto dal viaggio che ha fatto in Cina dal 3 al 16 luglio su invito del Partito comunista cinese (PCC) insieme ad altri esponenti di partiti revisionisti esteri, nonché ad altri due esponenti della corrente dell'Ernesto, per decantare le lodi del "socialismo di mercato" cinese, ossia della Cina capitalista e fascista e del suo maestro Deng Xiaoping. Nonostante questo sia il terzo viaggio che fa in Cina (in precedenza li aveva effettuati nel 1973, quando ancora era in vita Mao, e nel 2000), definisce quest'ultimo addirittura come "un'esperienza straordinaria". Scagliandosi contro "le prediche moraleggianti che una certa sinistra occidentale non si stanca di fare al Partito comunista cinese" che ritiene "per un verso ridondanti e superflue, per un altro infondate e inconsistenti", Losurdo al contrario esalta i dirigenti del PCC perché sulla questione della "passione autocritica", hanno compiuto una "netta rottura con la tradizione del socialismo reale". Esalta la Cina come un paese attento all'ecologia. Si arrampica sugli specchi per giustificare il crescente divario tra città e campagna, tra zone costiere da un lato e il centro e l'Ovest del paese dall'altro, i bassi salari, le diseguaglianze di classe e nega che ciò sia il frutto della "deriva capitalistica della Cina". In sostanza, tutto il suo sforzo è teso a negare che i rinnegati revisionisti cinesi, dopo la morte di Mao, con alla testa Deng Xiaoping hanno tradita la Cina socialista e l'hanno trasformata oggi in una dittatura fascista aperta, un inferno di miseria e supersfruttamento per gli operai, i contadini e le masse popolari e un paradiso per un pugno di sanguisughe e parassiti capitalisti. Losurdo nega, tentando vanamente di teorizzare il contrario, che il "socialismo di mercato", cioè la presenza di una forte area economica privata e persino delle multinazionali straniere, sia nient'altro che capitalismo. Nega che i revisionisti hanno distrutto il glorioso Partito comunista cinese di Mao, nel quale oggi sono ammessi addirittura gli imprenditori privati, trasformandolo in un partito revisionista, borghese e fascista. Arriva persino a teorizzare che questo non è altro che la "continuazione della politica di fronte unito teorizzata e praticata da Mao". Tutto ciò non ci stupisce affatto. Ben conosciamo la navigata carriera di imbroglione politico e di opportunista di Losurdo che da "marxista-leninista" (un passato che si guarda bene dal ricordare) è finito a svolgere il ruolo di storico e filosofo dei partiti falsi comunisti. Chi ancora non la conosce può andare a rileggere le nostre "Note su Domenico Losurdo" pubblicate su "Il Bolscevico" n.19 del 14 maggio 2009 e sul sito del Partito. Certo è che con la sua esaltazione della superpotenza imperialista cinese ha passato il segno. C'è una bella differenza da quando negli anni '70 come teorico del PCd'I (m-l) di Fosco Dinucci, prima, e del PCUd'I (m-l) di Osvaldo Pesce, poi, esaltava a parole Mao e la Grande rivoluzione culturale proletaria cinese, ad oggi che è arrivato a osannare la "lungimiranza e la lucidità nella costruzione del Partito e dello Stato" del rinnegato revisionista Deng Xiaoping. 13 ottobre 2010 |