13 morti e centinaia di arrestati L'esercito di Rabat distrugge il campo di tende dei saharawi alle porte di quella che dovrebbe essere la loro capitale In 20 mila si erano accampati nel deserto contro l'occupazione marocchina del Sahara occidentale La mattina dell'8 novembre l'esercito marocchino ha fatto irruzione nel campo di tende sahrawi presso la città di Al Aaiun, la capitale amministrativa del Sahara Occidentale. I sahrawi hanno opposto resistenza e negli scontri ci sarebbero stati 13 morti; il campo è stato distrutto. Dopo lo sgombero del campo, lo scontro si è spostato a Al Aaiun dove migliaia di sahrawi hanno bruciato copertoni e eretto barricate in tutta la città affrontando i soldati che hanno dato vita a una caccia all'uomo casa per casa e arrestato centinaia di persone. L'attacco dell'esercito di Rabat è scattato alla vigilia della ripresa, a Manhasset vicino a New York, dei colloqui diretti tra il Marocco e il Fronte Polisario sulla questione del Sahara Occidentale occupato illegalmente da 35 anni dalle forze marocchine. Il campo di Gdeim Izik era composto da 8 mila tende nelle quali 20 mila saharawi si erano radunati dal 10 ottobre scorso per chiedere a Rabat il rispetto dei propri diritti civili, il diritto allo studio, al lavoro, all'alloggio; una protesta di massa della popolazione saharawi che non era diretta a chiedere l'autodeterminazione comunque rivendicata dal 1975. Rappresentava in ogni caso per il regime marocchino una aperta sfida che riapriva la questione dell'indipendenza del Sahara Occidentale. Il paese era stato occupato 35 anni fa col sostanziale via libera della Spagna, l'ex potenza coloniale, contro la volontà del popolo saharawi, rappresentata dal Fronte Polisario che rivendicava l'indipendenza, contro il diritto internazionale e le risoluzioni dell'Onu, fra le quali quella che prevede la convocazione di un referendum per determinare il futuro del paese; un referendum negato dal Marocco. Il re del Marocco Mohammed VI, il 6 novembre, in occasione del trentacinquesimo anniversario della "marcia verde", ossia l'invasione da parte dei coloni marocchini del territorio del Sahara Occidentale organizzata da Rabat per occuparlo definitivamente, si era dichiarato disponibile a negoziare le richieste degli organizzatori della tendopoli ma nel contempo aveva ammonito: "Non tollereremo provocazioni". Cosa intendesse appariva già chiaro il giorno seguente quando l'esercito di Rabat chiudeva l'unico accesso al campo e impediva a tutti i sahrawi di entrarvi. Ingresso bloccato anche per giornalisti e simpatizzanti stranieri, preludio per l'irruzione dell'8 novembre. 10 novembre 2010 |