Condannato per pestaggi alla Diaz durante il G8 e ora promosso questore Spartaco Mortola è quel solerte dirigente di polizia che abbiamo conosciuto bene al G8 di Genova, dieci anni fa, e poi durante la repressione del popolo No Tav. In questi giorni è stata confermata la sua promozione a questore di Genova. Ex dirigente della Digos di Genova durante il G8 del 2001, poi promosso vice-questore di Torino, ha subito due condanne in appello: tre anni e otto mesi e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per aver coperto i sanguinosi pestaggi durante l'irruzione alla scuola Diaz, in cui furono massacrati nel sonno e poi arrestati 93 manifestanti, e un anno e due mesi (insieme a De Gennaro) per induzione alla falsa testimonianza dell'allora questore di Genova Francesco Colucci. Secondo la sentenza disse il falso, e indusse a dirlo, circa il ritrovamento delle bottiglie incendiarie alla scuola, dormitorio dei ragazzi del Social forum, per giustificare l'irruzione e i pestaggi contro famigerati black bloc. Una promozione che viene dopo quella dei suoi compari di mattanza al G8, Franco Gratteri, all'epoca capo del Servizio centrale operativo (Sco) e dal 2006 promosso direttore del dipartimento anticrimine (Dac); Gianni Luperi, all'epoca numero due dell'antiterrorismo e poi promosso numero tre dell'Aisi, l'ex Sisde; Gilberto Calderozzi, all'epoca vice direttore dello Sco e in seguito promosso direttore dello stesso servizio centrale operativo della polizia e, infine, dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, promosso capo di gabinetto del ministero dell'Interno da Prodi, poi commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania nonché direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza dal maggio 2008. Coperti e collusi col governo del nuovo Mussolini, Berlusconi, i vertici della polizia hanno deciso di fare tutt'altro che l'accertamento della verità, per la quale i giovani vittime della inaudita e barbara violenza e le loro famiglie si battono ancora, cioè negare ogni addebito, attenendosi a una ferrea linea di omertà e, anzi, premiando per il loro "servizio" tutti i dirigenti coinvolti negli abusi di Genova, con una rapida e folgorante carriera. E in questo Mortola non è da meno. Secondo Roberto Traverso, segretario generale provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil questa promozione è inopportuna: "Sarebbe stato importante attendere almeno l'esito della sentenza della Corte di Cassazione, visto che il dottor Mortola è stato condannato anche in appello all'interdizione dai pubblici uffici". Se al termine del processo venisse confermata la condanna Mortola non potrà continuare a ricoprire la carica che ha ottenuto dopo aver superato un corso di alta formazione per dirigenti il 1° giugno. Quindi una linea di condotta neofascista e repressiva ben precisa conclamata nel più assordante silenzio dell'opposizione di cartone. Il nome di Mortola appare anche in circostanze molto sospette nell'inchiesta sui legami scomodi dell'ex questore di Genova, Oscar Fiorolli, con Fouzi Hadj, conosciuto come trafficante d'armi. Gli anticapitalisti, antifascisti e antimperialisti che hanno pagato e pagano ancora pesantemente per questa vergogna stanno aspettando giustizia; dopo dieci anni si deve pretendere di andare fino in fondo nelle indagini e spazzare via la pesante cappa di omertà che copre i responsabili e, ancor più, i mandanti politici e istituzionali della mattanza di Genova a cominciare dal neoduce Berlusconi, dall'allora vice presidente del Consiglio Fini e dall'allora ministro degli Interni Scajola. 29 giugno 2011 |