Zorzi, Maggi, Rognoni condannati per la strage di 32 anni fa
LA MAGISTRATURA CONFERMA: LA
BOMBA A PIAZZA FONTANA LA MISERO I FASCISTI
I condannati erano di
"Ordine nuovo'' diretto da Rauti, ora alleato di Berlusconi
NULLA PERO' SUI MANDANTI
A 32 anni dalla bomba alla
Banca dell'agricoltura di Milano, che provocò 16 morti e oltre ottanta feriti e inaugurò
la stagione dello stragismo golpista, e dopo 7 processi-farsa conclusi o con un nulla di
fatto o addirittura con l'impunità per i principali imputati, finalmente una corte di
giustizia italiana ha avuto il coraggio di accertare un primo spezzone di verità, almeno
sugli esecutori della strage e sul disegno politico che la ispirò. Restano invece
tutt'ora nell'ombra e impuniti i mandanti e gli ispiratori politici di quella criminale
strategia politica, sempre ben protetti dal segreto di Stato, dalla complicità e dai
depistaggi degli apparati dello Stato, segreti e non, e dalla omertà mafiosa alimentata
dai ricatti incrociati delle segreterie delle cosche parlamentari, tutte senza esclusione
interessate a tenere ben premuto il coperchio su quel verminaio da cui ha avuto origine
l'attuale seconda repubblica neofascista.
Questo è in sintesi il giudizio che si ricava dalla sentenza che la Corte d'assise di
Milano ha emesso il 30 giugno scorso a conclusione dell'ottavo processo sulla strage di
piazza Fontana, istruito sulla base dell'inchiesta riaperta con nuovi elementi di prova
dai giudici milanesi Guido Salvini e Grazia Pradella, e sostenuti in dibattimento dal
pubblico ministero Massimo Meroni. Accogliendo le tesi dell'accusa la Corte ha
riconosciuto colpevoli e condannato all'ergastolo per strage i fascisti di "Ordine
nuovo'' Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni. Riconosciuto colpevole anche
l'ordinovista Carlo Digilio, ma in virtù delle attenuanti ottenute per aver collaborato
da "pentito'' all'inchiesta ha potuto beneficiare della prescrizione del reato.
Condannato per favoreggiamento a tre anni di reclusione anche Stefano Tringali. I
neofascisti Freda e Ventura, coimputati dei condannati secondo la ricostruzione
dell'accusa, sono però usciti indenni dalla sentenza perché già assolti definitivamente
per insufficienza di prove dallo stesso reato in un processo del 1985 a Bari.
IL RUOLO DEI FASCISTI DI RAUTI
Secondo la ricostruzione degli inquirenti e accolta dalla corte, l'imprenditore Delfo
Zorzi e il medico Carlo Maria Maggi, all'epoca esponenti di spicco dell'organizzazione
veneta di "Ordine nuovo'', il movimento eversivo fondato dall'attuale segretario del
MS-Fiamma tricolore Pino Rauti, alleato di Berlusconi, furono gli autori materiali della
strage, con l'aiuto del capo della cellula milanese "la Fenice'', Giancarlo Rognoni,
e del fascista al soldo dei servizi segreti americani Carlo Digilio, uomo di collegamento
tra i militari del comando Ftase di Verona e i terroristi veneti di "Ordine nuovo''.
Zorzi, con il favoreggiamento di Tringali, si è rifugiato da anni in Giappone, dove sotto
lo pseudonimo di Roy Hagen si è arricchito con il commercio nel campo della moda
"made in Italy'' e vive sotto la protezione del governo di quel paese che si è
rifiutato più volte di estradarlo. Considerando che uno dei suoi difensori è l'avvocato
Gaetano Pecorella, legale di Berlusconi e presidente della comissione Giustizia della
Camera, c'è da stare certi che Zorzi non sconterà mai la pena a cui è stato condannato.
Proprio lo stesso Pecorella, insieme ad un altro avvocato di Forza Italia, il fresco ex
sottosegretario all'Interno Carlo Taormina, ha già anticipato con una dichiarazione a
caldo il rabbioso giudizio del Polo neofascista sulle conclusioni del processo di Milano:
"sentenza scritta con la penna rossa''.
E non c'è da stupirsene, visto che la sentenza, oltre che a condannare i fascisti autori
della strage, appura per la prima volta anche la strategia eversiva nazionale e
internazionale che la ispirò e le coperture e i depistaggi di cui godette da parte degli
apparati dello Stato. Innanzi tutto il ruolo di Pino Rauti, oggi prezioso fiancheggiatore
elettorale del governo Berlusconi, all'epoca fondatore con Stefano Delle Chiaie di
"Ordine nuovo'', il braccio armato della strategia golpista che gli Usa, la Nato, i
servizi segreti italiani e la corrente più reazionaria della borghesia nazionale decisero
di porre in atto per stroncare il pericolo di una rivoluzione popolare che avrebbe potuto
innescarsi sull'onda delle grandi lotte giovanili e operaie del '68-69.
Due anni prima questa strategia golpista sanguinaria era stata applicata con
"successo'' in Grecia dai colonnelli fascisti armati e ispirati dagli americani e
dalla Nato. Già in notizie filtrate dal Sid pochi giorni dopo la strage e riprese nelle
prime inchieste su piazza Fontana (quella condotta dal giudice Alessandrini, stoppata
prima dalla Cassazione che trasferì l'istruttoria nelle secche del processo di Catanzaro
nel '74, e poi definitivamente affossata dai terroristi sedicenti "rossi'' che
assassinarono il magistrato, e quella ripresa poi da Gerardo D'Ambrosio), si parlava del
viaggio a Pasqua del 1968 di una trentina di agenti provocatori di "Ordine nuovo''
organizzato da Rauti e Delle Chiaie in Grecia, ospiti del dittatore fascista Papadopulos,
per addestrarsi e organizzare quella che di lì a pochi mesi sarebbe stata la catena di
attentati culminata con la strage di piazza Fontana. Uomo di collegamento tra i colonnelli
greci e i fascisti italiani era la spia Costantino Plevris, che già aveva pianificato per
i militari golpisti la strategia basata sulla catena di attentati che aveva preparato il
terreno al colpo di Stato ellenico.
Altro referente dei terroristi di "Ordine nuovo'' era Yves Guerin-Serac, un
neonazista capo del movimento "ordre e tradition'' e che dietro la facciata di
direttore dell'agenzia Ager Interpress di Lisbona curava i legami internazionali con il
movimento di Rauti. Una settimana prima della strage di Milano, in un'informativa inviata
da un agente dei servizi greci al dittatore Papadolpulos, si parla della catena di
attentati di aprile, come quello al padiglione Fiat della fiera di Milano, e si fa
riferimento a un certo "signor P'', identificato con Pino Rauti.
Tra i partecipanti al "corso'' eversivo in Grecia c'era non a caso anche Mario
Merlino, che risulterà poi il provocatore infiltrato nel gruppo anarchico "22
Marzo'' di Valpreda e Pinelli, accusati subito dalla polizia e dagli inquirenti di essere
gli autori della strage per coprire invece i veri autori fascisti e i loro mandanti.
UN ANELLO DELLA STRATEGIA GOLPISTA
Zorzi e gli altri esponenti di "Ordine nuovo'' secondo il giudice Salvini, le pedine
di una trama tipica della guerra fredda destinata a riprodurre nel nostro paese,
attraverso la copertura dei servizi segreti americani e italiani, lo scenario golpista
della Grecia dei colonnelli. "Il ruolo degli americani - dice Salvini - fu un ruolo
ambiguo, a metà tra `il sapere e non impedire' e l'indurre a compiere gli attentati''.
Gli attentati e le stragi dovevano preparare nell'opinione pubblica e nel paese il terreno
favorevole a un vero e proprio golpe fascista, con la proclamazione dello stato di
emergenza da parte dell'allora governo Rumor. La proclamazione poi non ci fu, e a questo
"tradimento'' gli inquirenti attribuiscono la successiva strage davanti alla questura
di Milano, anch'essa montata come attentato di matrice anarchica, che ebbe per bersaglio
lo stesso Rumor.
Comunque la strategia stragista e golpista portata avanti tramite l'eversione nera e le
varie forme assunte dall'organizzazione clandestina anticomunista messa in piedi subito
dopo la guerra dagli americani e dalla Nato ("Stay behind'', Gladio, "Nuclei per
la difesa dello Stato'', Mar, ecc.), andò avanti per tutto il corso dei primi anni '70,
con anche veri e propri tentativi di golpe militare come quelli di Sogno e di Borghese.
Finchè, con la fine dell'amministrazione Nixon, i governanti DC di allora (Andreotti e
Taviani, soprattutto) cominciarono lo sganciamento da questa strategia, mentre in
parallelo con questa svolta si sviluppava, guarda caso, la stagione del terrorismo
"rosso''.
STRAGE DI STATO E ATLANTICA
Dunque la sentenza di Milano, nonostante si fermi agli esecutori e accenni appena a
qualcuno dei mandanti, conferma in modo inoppugnabile quanto già si sapeva, ma che
ufficialmente non è mai stato ammesso. Che cioè la strage di piazza Fontana ed altre che
l'hanno preceduta e seguita fu una strage di Stato e atlantica. Atlantica perché fu
voluta e promossa dai circoli militari imperialisti Usa e Nato per impedire che il nostro
paese imboccasse per via rivoluzionaria la strada del socialismo o vedesse l'ingresso nel
governo del PCI revisionista e si
staccasse dall'Alleanza atlantica. Di Stato perché fu attuata dai fascisti con la
complicità e la copertura dei servizi segreti, dei militari golpisti e delle "forze
dell'ordine''. E con la connivenza dei governanti dell'epoca, che erano al corrente delle
trame e lasciarono che si sviluppassero e anzi le incoraggiarono per fascistizzare il
paese.
Per aver subito intuito e proclamato questa verità, nonostante il clima di isteria
anticomunista scatenato ad arte dal regime borghese e dai mass media ad esso asserviti,
che indirizzavano a sinistra la caccia agli autori e ai mandanti della strage, noi
marxisti-leninisti fummo duramente colpiti e perseguitati, nella persona stessa del
compagno Giovanni Scuderi, che subì la provocatoria perquisizione domiciliare della
polizia, estesa anche alla sede di via dell'Orto a Firenze, e che successivamente fu anche
processato per aver sostenuto a viso aperto su "Il Bolscevico'' che la strage di
Milano era stata una strage di Stato.
Ci sono voluti 32 anni perché fosse finalmente proclamata da una corte di giustizia
questa inoppugnabile verità, ma non certo grazie ai rinnegati del comunismo, che pure
sono stati al governo per ben cinque anni, durante i quali non solo non hanno fatto nulla
per aprire gli archivi segreti, ma hanno continuato come i loro predecessori democristiani
e socialisti a coprire i mandanti e il loro nero disegno fascista, creando tra l'altro
ogni sorta di ostacoli alla riapertura delle indagini da parte della procura milanese. Il
massimo del "coraggio'' l'hanno dimostrato nel 2000, quando alcuni esponenti diessini
della commissione Stragi pubblicarono e poi precipitosamente ritirarono un documento in
cui si riconosceva che "le stragi furono di Stato ed atlantiche''.
Ciò a ulteriore dimostrazione che finché al governo e ai vertici delle istituzioni
siederanno i suoi diretti rappresentanti o i suoi servi rinnegati e socialdemocratici, non
potremo mai sperare che sia fatta piena luce sui crimini della classe dominante borghese e
puniti i loro autori e mandanti.
9 gennaio 2002
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