Pugno di ferro di Letta e Alfano come Mussolini e Berlusconi Manganellati gli operai siderurgici di Terni Lotte operaie a Fabriano, Caserta e in Sardegna Le lotte degli operai stanno crescendo in tutto il Paese esattamente come temono governo e padronato che hanno ripetutamente lanciato l'allarme sociale per i rischi di rivolta conseguenti alle condizioni sempre più insostenibili di vita e di lavoro in cui si trovano i lavoratori e le masse popolari in Italia. È stata una settimana di intense lotte per gli operai da Nord a Sud della penisola. Il 5 giugno oltre 500 lavoratori Indesit di Fabriano, in provincia di Ancona, hanno presidiato i cancelli del magazzino ricambi. Il presidio, con l'appoggio delle famiglie degli operai, si è esteso agli uffici del call center e alla tangenziale, bloccata per l'intera giornata. Lo stesso giorno hanno protestato tutti i circa 900 dipendenti dello stabilimento di Teverola, in provincia di Caserta, che hanno bloccato la strada statale che collega Capua a Teverola e la strada che porta ad Aversa. Il piano aziendale prevede nel sito campano ben 540 licenziamenti. La protesta si è estesa anche in Sardegna, dove il 5 giugno gli operai del settore edile del Sulcis hanno occupato a Cagliari la sede di rappresentanza del governatore regionale per protestare contro la crisi dell'area, ed in particolare del settore edile, segnato dalla perdita di migliaia di posti di lavoro. Da mesi i lavoratori, non solo del Sulcis, ma di tutta la Sardegna, non ricevono alcun indennizzo e alcun sostegno, le famiglie non sanno più come fare ad andare avanti. Il governo Letta-Berlusconi non ha ancora dato altra risposta a questi operai se non la repressione poliziesca che ha scatenato contro gli operai siderurgici della AST, ex-Thyssen, di Terni. Il 4 giugno, a conclusione di una manifestazione indetta da tutti i sindacati di categoria, gli operai avevano deciso di occupare i binari della stazione. La dura forma di protesta nell'ambito della lotta contro la decisione della multinazionale finlandese Outokompu, proprietaria di maggioranza, di vendere il sito italiano, nonostante la produzione di AST rappresenti il 15% del mercato europeo di inox e il 35% delle quote del mercato italiano. Gli operai, partiti dai cancelli dell'AST, erano arrivati davanti la stazione dove avevano trovato a sbarrar loro la strada un imponente schieramento di "forze dell'ordine" in assetto antisommossa, con scudi, caschi e manganelli. Il corteo non si è lasciato intimidire. Gli operai hanno superato lo sbarramento avanzando con decisione con l'obiettivo di occupare i binari, come decine di altre volte avevano fatto. A questo punto è partito l'ordine di caricare e manganellare. Diversi i colpiti e i contusi tra gli operai. Colpito anche il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, PD, medicato con due punti di sutura alla testa. Dopo gli scontri, lo sciopero, che doveva terminare alle 13, è stato prorogato di un'ora. Un coro di proteste e di scuse ufficiali si è rivolto solo in solidarietà del sindaco manganellato, ma neppure una parola è stata spesa per le cariche che hanno subito gli operai. La Questura, incastrata in un incidente istituzionale, si è affrettata a smentire che siano state le "forze dell'ordine" a colpire il sindaco e in serata ha fermato e identificato un manifestante che avrebbe sferrato delle ombrellate in testa al sindaco mandandolo al Pronto soccorso. La ridicola messinscena si è conclusa con Alfano che ha dichiarato: "Sono sollevato nell'aver avuto conferma che ancora una volta la Polizia ha svolto regolarmente il suo compito di tutela dell'ordine pubblico". Sarà pure sollevato il ministro di polizia Alfano ma non certo i lavoratori siderurgici di Terni che chiedono il sacrosanto diritto al lavoro e ricevono solo manganellate dal governo Letta-Berlusconi. 12 giugno 2013 |