Combattiva manifestazione dei lavoratori, dei pensionati, dei precari e degli studenti nella capitale 100 mila in piazza con la Cgil per il lavoro e contro il governo Dal palco le testimonianze dei lavoratori dell'Eutelia e delle altre aziende in crisi. Insoddisfacente la risposta di Epifani. Il ministro Sacconi: "sono ancorati alle ideologie del '900" La delegazione nazionale del PMLI diretta da Branzanti, coadiuvato da Cammilli, chiede di abbattere il nuovo Mussolini con la lotta di piazza Dalla nostra inviata speciale È stata una bellissima giornata di lotta quella organizzata dalla Cgil, che ha colorato di rosso con una selva di bandiere sindacali e di partito la Capitale per l'intero pomeriggio del 14 novembre. In 100 mila, provenienti da ogni parte d'Italia, per lo più lavoratori, operai e precari, pensionati, ma anche molti studenti, si sono dati appuntamento a piazza della Repubblica, che alle ore 14 era diventata proprietà dei lavoratori, veniva tappezzata dagli striscioni colorati delle diverse delegazioni regionali e provinciali poggiati per terra in attesa della partenza, mentre i palloncini della Cgil svettavano in cielo. Ben 750 i pullman, arrivati da ogni parte d'Italia, oltre 100 dalla Toscana e 160 dall'Emilia-Romagna, 15 dalla Liguria, da dove è partito anche un treno speciale per dire "No" alle politiche economiche e sociali del governo e per denunciare la crisi che attanaglia milioni di famiglie di operai, lavoratori e pensionati. In piazza Repubblica gli operai delle miniere del Sulcis in Sardegna, testimoni di un territorio con 35.000 disoccupati su 130.000 abitanti, e una marea di cassintegrati, con i caschi gialli, come sul luogo di lavoro, aprono il loro striscione: "Berlusconi son dolori, son tornati i minatori", subito applauditissimi dai manifestanti. La solidarietà della piazza si fa sentire forte anche per i lavoratori della Eutelia che, con delle maschere bianche sul volto a significare la loro condizione di fantasmi abbandonati nel limbo del precariato, reggono lo striscione "Eutelia occupata causa truffa legalizzata" ed un altro "Come arricchire i padroni depredando i lavoratori. Landi dove sono finiti i soldi e gli immobili di Getronics e Bull?". Il corteo I manifestanti si muovono verso le 14.30, in testa lo striscione della Cgil: "il lavoro e la crisi: esigiamo le risposte", che era anche il titolo della manifestazione. Subito dietro quello dei lavoratori dell'Eutelia e poi tantissimi altri. Il corteo si caratterizza per la sua combattività e vivacità. Temi centrali di parole d'ordine, canzoncine e cartelli vari sono le malefatte del governo, il lavoro e le pensioni, ma anche la scuola. Particolarmente combattivi gli operai e i lavoratori del Mezzogiorno, e ne hanno ben donde: non c'è uno striscione che non abbia dietro decine di cassintegrati, licenziati, lavoratori in nero e sottopagati: "Caserta terra di lavoro, Caserta terra di cassa integrazione" cantano in coro i lavoratori dell'Ibm. I lavoratori della conoscenza (Scuola e Università e ricerca) della provincia di Catania cantano a squarciagola sulla nota melodia "ciuri ciuri ciuri di tuttu l'anno a Berlusconi ci avi a siccari u sangu" (fiori fiori fiori di tutto l'anno a Berlusconi gli deve seccare il sangue). Presenti anche gli operai della Fiat di Melfi, del polo chimico di Siracusa e tanti altri che ci vorrebbe tutto il giornale a citarli. Particolarmente combattivi i pensionati, provenienti da varie parti d'Italia. La delegazione romana cantava sulla nota melodia "e Berlusconi lo vogliamo: SI! e Berlusconi lo vogliamo: SI! Ma per appenderlo per i maroni e Berlusconi lo vogliamo: SI!" Presenti le realtà operaie delle maggiori aziende metalmeccaniche italiane. Diversi sindacalisti Fiom indossano magliette con scritto "È il mio contratto e io voglio votare", con un esplicito riferimento al referendum sull'accordo separato firmato da Fim-Cisl e Uilm-Uil con Federmeccanica, le quali rifiutano di far votare i lavoratori. Nel corteo si nota la presenza degli studenti che portano la loro solidarietà ai lavoratori e ai pensionati, non lasciandosi abbindolare dalla propaganda neofascista che vorrebbe mettere le generazioni le une contro le altre: lavoratori contro studenti, studenti contro pensionati e così via. Non ci credono le masse giovanili a questa propaganda, poiché stanno facendo esperienza sulla loro pelle di cosa vogliono dire i tagli alla scuola, avere uno o due genitori cassintegrati o licenziati, i nonni con 300 euro di pensione al mese, come ci ha detto un giovanissimo. "Partecipiamo alla manifestazione nazionale indetta dalla Cgil - afferma una nota della Rete studenti medi - contro la precarietà e contro il disegno del governo che vuole approfittare della crisi per trasformare i diritti in privilegi e consegnarci a futuro da persone ricattabili e senza garanzie". In piazza del Popolo Il corteo attraversa zone meno centrali e più isolate di Roma, per poi essere deviato nel parco di Villa Borghese, prima di riscendere verso Piazza del Popolo, dove è previsto il comizio del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Come risultato, per un buon tratto del percorso la protesta dei lavoratori è stata nascosta agli occhi delle masse popolari romane. Veramente un bel capolavoro politico e organizzativo. Sicuramente Berlusconi si sarà fregato le mani. Quando la testa del fiume di bandiere rosse si riversa in Piazza del Popolo, ancora dal piazzale antistante la stazione di Termini non riescono a partire. Ancora affluiscono migliaia di manifestanti, quando prende per prima la parola dal palco una lavoratrice dell'Eutelia, l'azienda occupata in cui pochi giorni fa i lavoratori hanno subito l'aggressione di una squadraccia, capitanata dall'ex-amministratore delegato Samuele Landi. I passaggi del suo discorso sono continuamente sottolineati dagli applausi scroscianti della piazza. Tanti gli interventi a seguire, tra cui quello di un lavoratore immigrato che denuncia le condizioni di sfruttamento della manodopera straniera in Italia. Quando Epifani inizia a parlare, è già buio e si percepisce subito che non riesce a riscaldare la piazza, non ne raccoglie gli umori e le richieste, non riesce a stare al livello politico e sindacale del corteo e degli interventi precedenti. Non dà le risposte che i lavoratori si aspettano e hanno ben chiare in mente: portare fino in fondo l'opposizione al governo e costringerlo a retrocedere dalla sua politica antipopolare e antioperaia. Epifani ad un certo punto afferma: "Nel caso in cui si volesse fare lo sciopero generale sul fisco la Cgil è ovviamente pronta ed è in prima fila" e ricorda come nei giorni precedenti la manifestazione "Cisl e Uil hanno detto che, se il governo non avesse diminuito il fisco su pensionati e lavoratori, come per gli altri, sarebbero stati pronti allo sciopero generale". Quindi il tema centrale dell'eventuale sciopero generale sarebbe solo il fisco e la Cgil si accoderebbe a Cisl e Uil. Ben poca cosa. Epifani ha chiesto alle tv di occuparsi maggiormente della crisi affinché vi siano casi come quelli della Innse, che grazie all'attenzione mediatica si è risolta positivamente per i lavoratori, quindi di fatto ha invitato i lavoratori delle aziende in crisi alle azioni dimostrative e a fare affidamento sulla tv per la soluzione delle crisi aziendali, piuttosto che alla dura lotta. Sull'aggressione ai lavoratori dell'Eutelia si rivela l'ipocrisia e l'opportunismo di Epifani: "Vediamo in Italia atti di squadrismo che si vedevano durante le dittature sudamericane". Avrebbe potuto benissimo paragonare l'atto di squadrismo a quelli che avvenivano durante il fascismo, ma a differenza di moltissimi manifestanti, Epifani, non se l'è sentita di additare come neofascista questo regime, compiendo un'opera di mistificazione e allontanandosi dal sentimento delle masse popolari che odiano profondamente Berlusconi perché ne riconoscono bene i tratti politici mussoliniani. Una manifestazione riuscitissima che ha suscitato il livore del ministro del lavoro Maurizio Sacconi, che come sempre ha trovato il modo di esternare il suo odio per la Cgil, affermando che i lavoratori del maggiore sindacato italiano sono "un piccolo mondo antico che rappresenta un pezzo del Paese, ma rimane ancorato al '900 e alle sue ideologie''. L'anticomunismo viscerale dell'ex socialista è palese. In realtà non c'è niente di più antico dello sfruttamento selvaggio dei lavoratori che favorisce il governo del neoduce e che ci sta riportando all'epoca dell'annientamento dei diritti delle masse lavoratrici che si ebbe sotto il fascismo. Una manifestazione riuscitissima, ma la mobilitazione, bisogna dirlo, avrebbe potuto essere molto più vasta. Si sarebbe potuto trattare di una manifestazione davvero imponente. È evidente che per scelta politica la Cgil del destro Epifani non ha voluto mettere in campo tutta la sua macchina organizzativa, per fermare la macelleria sociale del governo Berlusconi. Epifani lo aveva dichiarato apertamente nei giorni precedenti: "Non puntiamo a una mobilitazione oceanica, ma rappresentativa". Si è trattato di un grosso favore al governo e un freno alla lotta dei lavoratori. Notizie arrivate da varie regioni rivelano il fatto che moltissimi sarebbero stati in piazza il 14 se la Cgil lo avesse consentito. Ad esempio, dalla Sicilia volevano partire anche 800 operatori di un call center, ma non hanno trovato modo di finanziare il loro viaggio. Epifani, seguace di Bersani, ha buttato acqua sul fuoco, ma i cartelli e le canzoncine, le parole d'ordine spontanee come per esempio: "Siam tre piccoli porcellin/Berlusconi, Bossi e Fin/mai nessun ci dividerà trallallalalà"; "Dopo un presidente operaio, vogliamo un presidente detenuto", hanno mostrato come le masse lavoratrici abbiano intenzione di andare fino in fondo nella lotta contro il governo. Si è trattato di una manifestazione fortemente combattiva e decisa, in cui tutte le istanze di lotta sparse sul territorio italiano si sono incontrate e confrontate. Sembra che la classe operaia italiana stia tornando a riflettere sulle sue condizioni di sfruttamento e sul suo destino. Lo striscione dello Spi-Brescia affermava, non a caso, "Il posto di lavoro non si tocca, Nord e Sud uniti nella lotta". Si respirava, infatti, un profondo spirito di unità delle masse lavoratrici settentrionali e meridionali, segno che, nonostante la criminale propaganda federalista, la classe operaia e le masse lavoratrici italiane continuano ad avere ben chiaro che la loro unità è tutta a loro favore. La partecipazione del PMLI Alla manifestazione hanno partecipato i partiti della "sinistra" borghese e l'Anpi Nazionale. Ma di certo la partecipazione più qualificata politicamente è stata quella del PMLI, con una delegazione nazionale diretta dal compagno Denis Branzanti, coadiuvato dal compagno Andrea Cammilli, e composta da compagni provenienti da Sicilia, Campania, Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia. La delegazione, che è stata il nucleo rosso del corteo, ammirata per la combattività e la compattezza da tutti i presenti, è stata fotografata e ripresa continuamente dalle televisioni mentre teneva alte le bandiere dei Maestri e del Partito e i cartelli in cui campeggiavano le parole d'ordine "È ora di muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini" e "Blocchiamo i licenziamenti, la chiusura delle fabbriche, il precariato, la disoccupazione, la perdita del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni, la cancellazione del contratto nazionale, gli accordi separati, lo scudo fiscale, abbattendo il governo del neoduce Berlusconi", riportati anche nei corpetti delle compagne e dei compagni. A più riprese essa ha cantato "Bella ciao" e "Bandiera rossa". Di Pietro si è fermato davanti alla nostra delegazione per farsi fotografare e riprendere dalle tv mentre lanciavamo gli slogan contro Berlusconi. La cosa forse non è sfuggita a Filippo Facci, editorialista di "Libero" di Belpietro, che commenta: "'È ora di muovere la piazza per liberarci del nuovo Mussolini', recitava un bel cartello esibito dal modernissimo Partito marxista-leninista italiano: mannaggia, come non averci pensato prima? Tu, Di Pietro, che a Berlusconi hai già detto nazista, fascista, razzista, piduista, antisemita, mafioso, Hitler, Videla, Dracula, Nerone ti eri dimenticato di Mussolini? Prendi nota, Tonino: tu del resto non inventi mai, tu copi, fai tuo, ti impossessi succhi le energie altrui". Hanno raccolto in particolare l'attenzione dei manifestanti le parole d'ordine: "Macché processo breve, ma quale prescrizione. Berlusconi alla sbarra, Berlusconi alla sbarra"; "Con Berlusconi non c'è democrazia, è il nuovo Mussolini cacciamolo via"; "Di Berlusconi non ne possiamo più tutti insieme buttiamolo giù"; "Giù, giù Berlusconi buttiamolo giù"; "Sciopero, sciopero generale sotto Palazzo Chigi a manifestare". Le ripetute parole d'ordine contro il governo hanno invogliato i lavoratori della Flc-Cgil della provincia di Catania a coniare e lanciare loro stessi parole d'ordine contro Berlusconi: "Siamo venuti da Messina, Catania e Siracusa per dire che Berlusconi è una cosa fitusa". Insieme a questi lavoratori la delegazione del PMLI ha cantato più volte "Bella ciao". La delegazione, vista la massiccia presenza di lavoratori meridionali in corteo ha lanciato più volte la parola d'ordine "Lavoro, sviluppo, industrializzazione questo occorre al nostro meridione". Molto successo hanno avuto le parole d'ordine " Ai padroni aiuti e benefici ai lavoratori solo sacrifici" e "Lavoro, lavoro, lavoro", "La sicurezza da garantire è quella sul lavoro per non morire". In Piazza del Popolo la delegazione, che durante il corteo ha ricevuto degli applausi, si è disposta sotto il palco con le bandiere e i cartelli ben in vista, tanto che c'è stata una ricaduta televisiva sul Tg1 delle 17. Per il resto, le immagini del Partito sono state oscurate sui tg di quasi tutte le reti, Rai compresa. Anche i quotidiani, compresi quelli della "sinistra" borghese, hanno censurato la presenza del PMLI. Evidentemente c'è un accordo tra tutti i media del regime sul black-out stampa contro il PMLI. Ottima la diffusione del n. 42 de "Il Bolscevico". Hanno preso il giornale diversi lavoratori, tra cui degli operai calabresi, dei pensionati, dei militanti del Prc, dei giovani. Alcuni sono venuti a chiedercelo spontaneamente, tanti altri che lo hanno preso ancora non lo conoscevano. Una pensionata si è fatta fotografare mostrando "Il Bolscevico" bene in evidenza, mentre due operaie di Savona hanno detto che lo avrebbero portato sul loro posto di lavoro. Nelle discussioni intavolate con gli operai, questi hanno particolarmente gradito la parola d'ordine del compagno Giovanni Scuderi pubblicata in prima pagina "il proletariato è l'attore principale della lotta di classe", condividendone il contenuto che è stato letto insieme ad alcuni di loro, ad esempio con alcuni operai della Basilicata. I pensionati hanno apprezzato l'attenzione che "Il Bolscevico" dedica alle loro lotte. Alcuni sindacalisti della Fiat di Torino hanno apprezzato la pubblicazione della lettera della Fiom a Fim e Uilm "disdettiamo il patto di solidarietà per le elezioni delle RSU", complimentandosi per la conoscenza dei problemi mostrata dal giornale. A tutti loro è stato detto di mettersi in contatto e di inviare cronache per "Il Bolscevico". Il successo del giornale nelle manifestazioni e gli apprezzamenti di chi lo conosce per la prima volta o lo richiede mostrano che davvero "Il Bolscevico" è una potente arma del PMLI, del proletariato e delle masse contro il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica per l'Italia unita, rossa e socialista. Sono state diffuse diverse centinaia di copie del volantino "E' ora di muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini". I manifestanti hanno anche chiesto vario materiale del Partito, tra cui bandiere dei Maestri, fazzoletti e spille del PMLI. Un giovanissimo studente medio che si è definito ammiratore di Stalin e che portava una bandiera rossa con la falce e martello da lui stesso confezionata, dopo essere stato a lungo ad ammirare la bandiera dei Maestri ha chiesto "Il Bolscevico" e la spilla del PMLI. Grande successo ha avuto il banchino organizzato dalla Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma che ha visto una buona diffusione di giornali e opuscoli di Scuderi. Nei tanti sinceri scambi di opinione intavolati con i manifestanti si è potuto notare come, rispetto a solo un anno fa, sono molti meno coloro che ci criticano perché non siamo disposti a fare un partito unico con Prc e Pdci, ciò dimostra la bancarotta dei revisionisti e dei trotzkisti e la forte voglia dei sinceri comunisti più informati e coscienti di avere un Partito coerentemente comunista, ossia marxista-leninsita, che si batta contro il regime neofascista e il sistema capitalista. Restano comunque parecchi coloro che aspirano all'"unità della sinistra". Ma noi da sempre proponiamo l'unità dei democratici e degli antifascisti in un fronte unito per combattere il regime, ma è evidente che, come ribadisce l'importante comunicato dell'Ufficio politico del PMLI, noi ci rivolgiamo ai sinceri democratici e antifascisti, non a quelli a parole e opportunisti. Bisogna far capire alle masse che, come diceva Lenin, l'unità non la si può fare con gli opportunisti e i disonesti, ma va fatta con i democratici e gli antifascisti sinceri. L'"unità della sinistra" non deve essere un'unità per assorbire e contenere le spinte rivoluzionarie e antifasciste delle masse, ma un'unità vera di lotta antigovernativa e antifascista. Allo stesso modo bisogna distinguere l'unità degli antifascisti e democratici in un fronte unito, quindi non Partito, ma fronte con scopi comuni su determinate questioni, e l'unità dei comunisti sinceri che va realizzata nel PMLI, in quanto unico Partito marxista-leninista in Italia. La delegazione è stata costantemente seguita per telefono dal Segretario generale del PMLI, compagno Scuderi, che ha comunicato la gratitudine di tutti i dirigenti nazionali del Partito. In una lettera di ringraziamento la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ha affermato: "sotto la direzione del compagno Denis Branzanti, coadiuvato dal compagno Andrea Cammilli, voi, in rappresentanza di tutto il Partito, avete compiuto un'importante missione partecipando con posizioni di avanguardia, sul piano politico e sindacale, alla manifestazione nazionale della Cgil. Tenendo ben alte le bandiere dei Maestri e del PMLI, lanciando con forza in continuazione le parole d'ordine politiche e sindacali del Partito, arrivando fin sotto il palco dei comizi, cercando di coinvolgere i manifestanti che stavano avanti e dietro la vostra Delegazione, tenendo la massima apertura verso i lavoratori in piazza, diffondendo con tranquillità "Il Bolscevico", voi avete mostrato ai manifestanti una bellissima immagine di forza, combattività, determinazione, unità e disciplina proletarie rivoluzionarie del PMLI. Al contempo voi avete indicato con molta chiarezza che se si vuole bloccare la macelleria sociale in atto occorre abbattere con la lotta di piazza di massa il governo del neoduce Berlusconi. Da questo orecchio, purtroppo, Epifani e l'intera 'sinistra' borghese, non ci sentono, nonostante che i manifestanti convenuti a Roma, come quelli delle manifestazioni precedenti, hanno espresso chiaramente la loro volontà di liberarsi del nuovo Mussolini. L'accoglienza, l'apertura, l'interese e la stima degli operai, dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani che abbiamo avuto a Roma ci incoraggiano a proseguire nella lotta per l'abbattimento di questo governo concentrando il nostro lavoro sui fronti operaio e sindacale e studentesco". La lettera si conclude: "Lottiamo perché maturi nelle masse la coscienza che bisogna ricorrere alla lotta di piazza per liberarsi del nuovo Mussolini! Lottiamo perché maturi nei lavoratori e nei pensionati la coscienza che bisogna costituire un grande sindacato unico delle lavoratrici e dei lavoratori fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori! Lottiamo perché maturi nel movimento studentesco la coscienza della necessità che le scuole e le università siano governate dalle studentesse e dagli studenti!". 18 novembre 2009 |