Sciopero generale indetto da CUB e COBAS, il primo post-Berlusconi Centomila lavoratori e studenti in piazza per dire no al governo della grande finanza e della Ue Manifestazioni in 60 città. A Milano, Torino e Palermo la polizia carica "La crisi e il debito li paghino chi li ha provocati" Lo sciopero generale di 8 ore dei lavoratori pubblici e privati indetto per il 17 novembre dai sindacati non confederali CUB e COBAS sarà ricordato, oggettivamente, come il primo contro il governo della grande finanza e della UE Monti. Mentre il neo-presidente del Consiglio era in Senato per chiedere e ottenere la fiducia bipartisan dalla destra e dalla "sinistra" borghese centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori dell'industria, del commercio e dei servizi incrociavano le braccia. Non solo. Secondo gli organizzatori, oltre centomila lavoratori, studenti e migranti davano vita a manifestazioni in 60 città del nostro Paese. Particolarmente di rilievo la partecipazione ai cortei a Roma e Napoli: in 10mila sono sfilati nelle vie di queste città con striscioni e manifesti. Migliaia di lavoratori e studenti si sono ritrovati nei cortei di Milano, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Cagliari, Salerno, Genova, Bari e Pescara. Sia pure con cifre minori, manifestazioni si sono svolte in altre 50 città capoluogo di provincia. Nonostante che la giornata di lotta si sia svolta, in generale, in modo combattivo ma pacifico, la polizia della ministra dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha caricato senza alcuna giustificazione i manifestanti a Palermo, Torino e Milano provocando alcuni feriti. Riguardo alla manifestazione che si è svolta nella capitale c'è da rilevare in positivo che essa ha messo fine, di fatto, all'intollerabile divieto di manifestare a Roma imposto dal sindaco fascista Alemanno. Il corteo si è spinto fino a 50 metri dall'ingresso del Senato dove Monti presentava il suo programma di lacrime, sudore e sangue per le masse popolari e la sua squadra di tecnocrati e banchieri. L'iniziativa di lotta è stata organizzata contro il nascente governo Monti il quale "si annuncia altrettanto se non più micidiale" del governo Berlusconi, si legge nel documento dei COBAS. Esso vuole imporre la libertà totale di licenziare, la mobilità e la "cassa integrazione" per i dipendenti pubblici in "esubero" per poi passare al licenziamento, l'eliminazione delle pensioni di anzianità e del sistema retributivo, la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali malgrado i risultati dei recenti referendum, la svendita del patrimonio naturale e artistico e le distruttive "grandi opere", in testa la Tav Torino-Lione, la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Confermando per il pubblico impiego il blocco dei contratti fino al 2014 e per la scuola anche degli scatti di anzianità. Inoltre, persegue lo spostamento progressivo della contrattazione dal livello nazionale a quello di "prossimità" ovvero aziendale e territoriale, proprio come prevede l'articolo 8 voluto da Sacconi nella manovra economica di agosto. Le manifestazioni si sono tenute all'insegna di questa parola d'ordine: "La crisi e il debito vanno pagati da chi li ha provocati e da chi si arricchisce". I promotori della giornata di lotta hanno anche delle proposte per realizzare questo obiettivo. Visto che il 10% degli italiani, affermano, possiede circa il 55% della ricchezza nazionale e un patrimonio attorno a 5.000 miliardi di euro, basterebbe una tassa dell'1% per avere 50 miliardi l'anno; e con una evasione fiscale tra i 300 e i 400 miliardi annui, un taglio, fosse pure del 20%, darebbe circa 70 miliardi di euro. La corruzione nelle istituzioni pubbliche divora circa 200 miliardi annui, già eliminandola al 20% si otterrebbero 40 miliardi, e riducendo le "pensioni d'oro", cancellando le missioni di guerra all'estero e le spese militari, altre decine di miliardi all'anno si potrebbero risparmiare. Il ricavato di questi provvedimenti, aggiungono, potrebbe essere utilizzato non solo per aggiustare il bilancio ma per adeguare salari e pensioni, per investimenti nell'istruzione e nella sanità pubbliche e nei servizi sociali, nella tutela del patrimonio naturale, per porre fine alla precarietà e altro ancora. Mentre i sindacati confederali CISL, UIL e CGIL di Bonanni, Angeletti e Camusso hanno pubblicamente apprezzato l'arrivo a Palazzo Chigi dell'uomo voluto da Napolitano, Monti, e accolgono senza battere ciglia le micidiali misure che si appresta a varare, in continuità con il massacro sociale inferto alle masse dall'ex governo Berlusconi, ci sono altri sindacati che programmano iniziative di lotta: USB, SLAI COBAS, CIB-UNCOBAS e SNATER hanno indetto infatti per il 2 dicembre prossimo, lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private per l'intera giornata. Al centro della protesta le manovre del governo e le politiche dell'Unione europea, che vogliono tutelare le banche e la finanza e far pagare la crisi ai lavoratori e alle masse. Altri temi della protesta l'art. 8 della legge di stabilità e l'accordo interconfederale del 28 giugno. 23 novembre 2011 |