A Vicenza continua la mobilitazione contro la militarizzazione della città 3mila in piazza contro la base Usa Dal Molin Se qualcuno dei vertici militari statunitensi o dei politicanti borghesi nostrani pensava che la popolazione di Vicenza si fosse rassegnata alla servitù militare Usa del Dal Molin si è dovuto ricredere dopo le intense giornate di mobilitazione antecedenti all'inaugurazione della base Dal Din del 3 luglio scorso. Gli attivisti del presidio permanente No Dal Molin hanno iniziato la loro mobilitazione contro l'inaugurazione della base già domenica 30 giugno. In 300 si sono dati appuntamento presso Site Pluto, una misteriosa base scavata sotto i Colli Berici che negli anni Cinquanta ospitava le testate nucleari puntate contro l'Urss e della quale da tempo le autorità militari statunitensi avevano annunciato la dismissione, per poi tornare indietro, con la presentazione nel settembre 2012, di un progetto di riconversione di tale sito per farne un centro d'eccellenza per la guerra informatica. Muniti di cesoie e determinati i No Dal Molin hanno letteralmente smontato le strutture esterne della base, sradicando oltre duecento metri di rete e filo spinato sotto gli sguardi attoniti dei militari americani e dei carabinieri di guardia, 7 denunciati per danneggiamento e imbrattamento in concorso e manifestazione non autorizzata. L'inaugurazione del 3 luglio è stata fatta in sordina in una città blindata dalle "forze dell'ordine", pochi ospiti selezionati, la giunta comunale presente con il vicesindaco e senza fascia istituzionale, una scelta del sindaco PD Variati dopo le critiche avanzate dai No Dal Molin per la sua partecipazione ambigua al cambio della guardia dei vertici militari avvenuta qualche giorno prima. Anche il vescovo non ha partecipato all'inaugurazione motivando le sue ragioni con una lettera dove dice che "questa struttura è il segno che siamo lontani dalla realizzazione di quel progetto di pace che tutti portiamo nel cuore" ma, dichiarandosi nettamente contrario a ogni tipo di protesta, ha messo sullo stesso piano guerrafondai e manifestanti. "Vicenza è tutt'altro che rassegnata", scrivono gli attivisti in un comunicato ed è ciò che la popolazione ha dimostrato martedì 2 luglio dando vita a una grande e combattiva manifestazione contro l'inaugurazione della base che si sarebbe tenuta l'indomani mattina e contro l'occupazione militare. Oltre 3mila manifestanti con alla testa le donne, i giovani e intere famiglie hanno portato in corteo il loro No fermo e deciso alla servitù militare. Con le "pignatte" (pentole) e le cesoie come simboli hanno rimarcato la volontà di liberare la propria terra da reti e reticolati, rivendicando il fatto di aver strappato in questi anni di mobilitazione oltre due terzi di territorio al progetto originario della base conquistando il "Parco della Pace", che fra l'altro costerà un processo il prossimo settembre per 44 attivisti. Unici assenti alla manifestazione i rappresentanti delle istituzioni della "sinistra" borghese e della CGIL. "Assenze imbarazzanti" bollate dal presidio No Dal Molin che mettono in luce la loro incapacità di rappresentare le aspirazioni e la volontà delle masse vicentine e che non hanno fatto niente per contrastare le scelte dei governi italiani succedutisi fino ad oggi, compreso il governo Letta-Berlusconi, che hanno imposto con decreto la concessione agli Usa del territorio vicentino. Dopo sette anni di lotta contro la costruzione della base americana si è aperta una nuova fase per il movimento No Dal Molin: quella finalizzata alla smilitarizzazione del territorio e la riconversione ad uso civile dei siti bellici. La settima edizione del Festival No Dal Molin che si svolgerà a settembre prevede la preparazione di una grande manifestazione nazionale diretta verso la base militare, la data è il 7 settembre, lo scopo è quello di dimostrare che "nessuna pacificazione sarà possibile finché la città non tornerà nelle mani dei vicentini". 10 luglio 2013 |