Repressione e stragi contro la popolazione in rivolta Manifestazioni in tutta la Siria contro il regime di Assad Iniziata la missione degli osservatori della Lega araba Il 27 dicembre la prima squadra di cinquanta osservatori della Lega Araba guidata dal generale sudanese Mustafa al-Dabi è arrivata in Siria e ha iniziato la sua missione dalla città di Homs, una delle città centro della rivolta contro il regime del presidente Bashar Al Assad. Quello che dovrebbe essere stato un atto importante per dare corpo all'applicazione del piano di pace sottoscritto da Damasco con la Lega araba lo scorso 2 novembre, ha prodotto alcuni risultati; nella conferenza stampa del 2 gennaio al Cairo il segretario generale della Lega Araba Nabil al-Arabi annunciava che a distanza di una settimana dall'arrivo degli osservatori erano stati liberati "3.484 prigionieri". Al Arabi sottolineava che le forze armate siriane si erano ritirate dalle aree residenziali e si erano schierate nelle zone periferiche delle città ma sottolineava anche che la protesta delle opposizioni era ancora forte. Nelle proteste del 2 gennaio almeno 5 manifestanti erano stati uccisi dall'esercito a Homs, Hama e Saraqib. Le principali manifestazioni si erano svolte il 31 dicembre. A Damasco manifestavano i sostenitori di Assad, in vari quartieri della capitale e in altre parti del paese manifestava l'opposizione che aveva lanciato un appello a scendere per mostrare agli osservatori della Lega araba l'ampiezza del dissenso popolare. Centinaia di migliaia di manifestanti percorrevano le strade di Deraa e di Homs, più di 200 mila erano quelli a Idlib, città nord-occidentale del paese, almeno 70 mila quelli che sfilavano nel quartiere periferico di Douma a Damasco. A Idlib e nel quartiere di Douma la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti causando una decina di morti; altre vittime tra i dimostranti a Deraa e Hama che fanno salire a oltre 30 il bilancio dei morti nella giornata e a circa 4 mila quelli dallo scoppio della rivolta contro il regime di Assad iniziata nel marzo scorso. Le opposizioni denunciavano che nella prima settimana di presenza nel paese degli osservatori della Lega araba sono stato uccisi almeno 130 manifestanti. La delegazione degli osservatori era arrivata nel paese dopo la firma da parte del governo siriano lo scorso 19 dicembre al Cairo del protocollo di intesa con la Lega araba. Per l'opposizione siriana la decisione del regime di Damasco di accettare l'arrivo di osservatori arabi nel paese non è altro che una "manovra" per guadagnare tempo. Il mandato della missione degli osservatori, spiegava Nabil al-Arabi, è di un mese con la possibilità di essere rinnovato. Il compito è quello di monitorare la situazione nel paese e di stilare dei rapporti periodici. La delegazione che dovrebbe poter spostarsi liberamente nel paese dovrebbe confermare l'attuazione del piano arabo che il governo siriano aveva accettato lo scorso 2 novembre. Quel piano che prevede la fine delle violenze, il ritiro delle forze di sicurezza dalle città, la liberazione delle persone arrestate dalla metà dello scorso marzo, l'apertura del Paese ai media internazionali e soprattutto l'avvio del dialogo tra il governo e le opposizioni. 4 gennaio 2012 |