Manifestazioni di piazza contro la nuova costituzione fascista in Ungheria Il 2 gennaio almeno centomila manifestanti si sono ritrovati davanti al palazzo dell'Opera a Budapest, dove il governo di Viktor Orbàn festeggiava l'entrata in vigore della nuova Carta costituzionale, per protestare contro questa nuova costituzione fascista che ha i suoi fondamenti nei "millenari" valori ungheresi, costruita sulla fascista triade Dio, patria e famiglia. I manifestanti che avevano risposto all'appello lanciato dai partiti di opposizione e da organizzazioni sociali e sindacali occupavano il cuore della capitale, tra la piazza Oktogon e il teatro dell'Opera, gridando "Democrazia" e "Orban traditore della patria, vattene". È stata la più grande manifestazione contro il governo del reazionario Orban, in carica da quasi due anni, e la legge approvata lo scorso 19 aprile dal parlamento nel quale il partito del premier, appartenente alla sedicente destra "moderata", Fidesz, ha una larghissima maggioranza. Da allora diverse manifestazioni di protesta hanno avuto luogo nella capitale ungherese contro una costituzione che tra l'altro assegna ampi poteri all'esecutivo, imbavaglia gli organi di informazione, assoggetta la magistratura, colpisce i diritti dei lavoratori. La nuova Carta ha un preambolo che indica in Dio e nel Cristianesimo gli elementi fondanti e unificanti della nazione ungherese identificando la nazione etnica con quella politica, discriminando le minoranze etniche e religiose magiare e aprendo al contrario le porte al diritto di voto ai membri delle comunità ungheresi che risiedono nei paesi vicini, dalla Slovacchia, alla Romania alla Serbia. Sulle "radici cristiane" dell'Ungheria, un richiamo che renderà felice papa Ratzinger, Orban costruisce un sistema che soffia sul nazionalismo sciovinista verso l'esterno e definisce un sistema fascista nei fatti all'interno. Fra le leggi previste dalla nuova Carta vi sono quelle che riducono notevolmente il diritto di sciopero, i diritti dei lavoratori dipendenti e delle organizzazioni sindacali. Già messa in pratica col licenziamento di giornalisti di organi di informazione pubblici contrari al governo in sciopero della fame contro la nuova Carta, e la decisione del 20 dicembre scorso del Consiglio dei media, legato al governo, di ritirare le frequenze e quindi chiudere "Klubradio", l'unica emittente dell'opposizione. La nuova Costituzione stabilisce fra l'altro che l'embrione è un essere umano sin dall'inizio della gravidanza e che i matrimoni possono avere luogo solo tra un uomo e una donna. Stabilisce che i giudici vengano nominati dal governo, che le funzioni della Corte costituzionale siano limitate e controllate dall'esecutivo, istituisce una Commissione governativa con ampi poteri per controllare la stampa, e assegna al governo un potere di controllo sulla Banca centrale, contravvenendo il principio dell'indipendenza della banca centrale, un caposaldo del trattato di Maastricht. Solo a questo punto l'Unione europea (Ue) ha minacciato di non aiutare il governo di Budapest che nonostante il prestito Ue di 20 miliardi ottenuto nel 2009 viaggia sull'orlo della bancarotta. Finora la Ue aveva assistito senza batter ciglio alla svolta fascista del "liberale" Orban che ha tenuto anche la presidenza semestrale della Ue e è vice presidente del gruppo dei popolari europei (Ppe) al parlamento europeo. Tra l'altro Orban gode dell'amicizia significativa di premier come Putin e Berlusconi, da lui definiti i suoi modelli; ricambiato da Berlusconi che dieci anni fa a Budapest dichiarava che "i nostri programmi e le nostre politiche sono identiche, tra noi c'è una straordinaria sintonia". La Ue potrebbe almeno sanzionare, seppur con scarsa efficacia, il governo fascista di Budapest a partire dall'applicazione dell'articolo 7 del trattato di Lisbona che permette di punire un paese che trasgredisce le regole democratiche, privandolo quantomeno del diritto di voto al Consiglio europeo; una sollecitazione a studiare tale intervento è venuta da Parigi che ha investito della questione la Commissione europea. Un misura che era stata tirata in ballo nel 2000, con l'entrata nel governo di Vienna della destra di Jörg Haider, ma allora inapplicata. Date le premesse, potrebbe finire anche stavolta nello stesso modo. 11 gennaio 2012 |