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Pieno successo dello sciopero e della manifestazione indetti dalla Fiom
100 mila metalmeccanici tingono di rosso piazza San Giovanni
Nel mirino Marchionne, Monti e la Fornero. Invocato a gran voce lo sciopero generale. Contestato il portavoce della Camusso. "Bella Ciao", cantata lungo il corteo assieme all'"Internazionale" e a "Bandiera Rossa", conclude i comizi
La delegazione nazionale del PMLI diretta da Cammilli come i pesci nell'acqua |
Dal nostro inviato
Lo sciopero generale e la manifestazione a Roma organizzati dalla Fiom, più volte rinviati e infine indetti venerdì 9 marzo, sono stati coronati da successo. È sempre difficile quantificare la partecipazione ma il dato rilanciato da giornali e mass-media (50.000) ci pare sottostimato perché per l'intasamento della città, l'affollamento della metropolitana che ha dovuto chiudere la stazione di San Giovanni, e anche per il confronto con altre precedenti manifestazioni, nella capitale potrebbero essere confluiti da tutta Italia anche in 100.000. A dimostrare l'imponenza della manifestazione il fatto che mentre piazza San Giovanni si riempiva per il comizio finale, piazza della Repubblica era piena di manifestanti che dovevano ancora partire.
Il corteo
Lavoratori di tutte le età e anche pensionati ma sopratutto tanti giovani. Le nuove leve della classe operaia sono scese in piazza in modo massiccio, assieme a loro anche tanti studenti romani che dal palco hanno denunciato l'aggressione subita in mattinata da parte di una banda di fascisti che hanno mandato all'ospedale tre studenti.
Il corteo ha avuto una forte impronta di classe. "L'internazionale", "Bandiera Rossa" e "Bella Ciao" sono risuonate per tutte le strade e le piazze. C'erano anche alcuni partiti della "sinistra" istituzionale, associazioni, studenti, No Tav e qualche centro sociale ma la stragrande maggioranza dei partecipanti erano operai, donne e uomini, metalmeccanici ma con l'apporto di lavoratori di altre categorie.
Manifestanti che hanno scelto il rosso come colore rappresentativo, per le bandiere, i cartelli e gli striscioni. Nel mirino sopratutto il governo Monti, il ministro Fornero, Marchionne e la Fiat. Cori e invettive anche per i sindacati collaborazionisti Cisl, Uil e Ugl e il segretario del PD Bersani per la mancata adesione del suo partito. Motivata tra l'altro con la volontà di non volersi affiancare ai No Tav, criminalizzando così questo grande movimento popolare che ha invece ricevuto il pieno sostegno di tutti i partecipanti.
Sono sfilati tra gli altri gli striscioni della Magneti Marelli, del Gruppo Marcegaglia, della Piaggio, della Maserati e anche di aziende del gruppo Fiat. Le adesioni allo sciopero nelle grandi fabbriche si sono aggirate attorno al 70% con punte del 90. La direzione della Fiat ha diramato dati inferiori al 6%, palesemente falsi ma che comunque evidenziano la discriminazione del gruppo torinese verso la Fiom e le relazioni industriali di stampo mussoliniano instaurate da Marchionne e più volte denunciate sia nel corteo che negli interventi dal palco.
Il PMLI
Al corteo ha partecipato una qualificata delegazione del PMLI formata da militanti e simpatizzanti provenienti da Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio e Puglia. I marxisti-leninisti guidati dal compagno Andrea Cammilli si sono mossi come i pesci nell'acqua, a confermare come le manifestazioni operaie sono per noi le più congeniali e quelle con cui abbiamo maggiore "feeling".
I compagni avevano cartelli contro il tecnocrate liberista borghese Monti e contro Marchionne-Valletta rappresentato con il fez mussoliniano in testa, le bandiere del Partito e quella dei Maestri, Il Bolscevico e alcune centinaia di volantini distribuiti lungo il corteo. Come succede quasi sempre i compagni sono stati ripresi e fotografati sia da professionisti di tv e giornali, tra cui l'iraniana Radio Irib che ha intervistato il compagno Angelo Urgo, Segretario del Comitato lombardo del PMLI, che ha sottolineato con forza la continuità garantita dal governo Monti alla macelleria sociale inaugurata dal governo Berlusconi. Il video dell'intervista realizzata dal giornalista Hamid Masoumi Nejad, oltreché sul sito di Irib, appare su Youtube. Decine di manifestanti e persino alcuni turisti hanno ripreso e fotografato i marxisti-leninisti..
Dal megafono, a turno, i compagni hanno lanciato decine di slogan indirizzati contro il governo e la controriforma del "mercato del lavoro", a sostegno della Fiom in Fiat e della lotta dei No Tav; il più gettonato è stato "l'articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta", gridato anche da chi ci stava intorno. Il PMLI ha intonato i canti proletari e partigiani, anche insieme agli altri manifestanti.
I comizi
Ai comizi finali si sono susseguiti tanti interventi significativi di precari, studenti, lavoratori e delegati del gruppo Fiat, tra cui quelli reintegrati nello stabilimento di Melfi, tutti molto combattivi e per certi versi drammatici per le situazioni descritte. È intervenuto anche un esponente dei metalmeccanici greci e un rappresentante del movimento No Tav a cui la piazza ha risposto scandendo lo slogan "Giù le mani dalla Val Susa". Diversa sorte è toccata al rappresentante della segreteria confederale, Vincenzo Scudiere (intervenuto al posto della Camusso), che la piazza ha individuato come il simbolo dei tentennamenti della Cgil sulla "trattativa" con il governo. Tutto il suo discorso è stato quasi coperto da fischi, ululati e dallo slogan "sciopero, sciopero generale", gridato anche dai compagni del PMLI giunti fin sotto il palco.
Ha chiuso la manifestazione il segretario della Fiom Maurizio Landini. Il suo intervento a dire la verità non ha scaldato più di tanto i manifestanti, e sia nei toni che nei contenuti è stato meno convincente di molti che lo aveva preceduto. Ha comunque difeso senza tentennamenti l'articolo 18 e l'importanza di un contratto nazionale forte. Ha quindi rivendicato il diritto a fare politica della Fiom come fanno tutti gli altri soggetti (neppure il capo dell'esecutivo Monti è ufficialmente un politico) e il rispetto della democrazia nei posti di lavoro, messa in discussione dal modello Marchionne che discrimina gli iscritti alla Fiom e la stessa Federazione. Un tema all'ordine del giorno ma rivendicato richiamando i partiti borghesi al rispetto della Costituzione. Landini però non ha detto nulla sul regime neofascista imperante nel Paese.
Molto bella la conclusione con la piazza a cantare "Bella Ciao" mentre nelle prime file sventolavano le bandiere rosse del PMLI e campeggiavano i nostri cartelli contro Monti e Marchionne. Molte immagini dei simboli del Partito e dei compagni sono apparsi nei servizi televisivi e nelle dirette web. I quotidiani però, come sempre, hanno ignorato la presenza del PMLI. "Libero" ha aperto il servizio con la parola d'ordine del manifesto del Partito sul governo Monti, documentandola con una foto senza la firma, ma non dice chi è l'autore. "Il Fatto" pubblica un bel primo piano del cartello con tutta la firma, ma anch'esso, nella didascalia che riporta correttamente la nostra parola d'ordine, non cita il PMLI. È evidente che la destra e la "sinistra" borghese non vogliono assolutamente che il nostro Partito sia conosciuto dalle masse, in particolare dalla classe operaia. Per la visibilità ottenuta e per il comportamento generale tenuto dalla delegazione tutti i suoi membri hanno ricevuto una lettera di ringraziamenti (pubblicata a parte) dalla Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI che durante la manifestazione ha seguito, indirizzato e sostenuto telefonicamente i compagni impegnati sul campo.
I metalmeccanici si confermano l'avanguardia della classe operaia del nostro Paese e il 9 marzo hanno dato una grande dimostrazione di forza e di combattività. L'insieme dei lavoratori, unito agli studenti e ai tanti movimenti di lotta sparsi per l'Italia, potrebbero dare il colpo di grazia al governo Monti o quanto meno indurlo a più miti consigli. Dalla piazza della Fiom è arrivata la parola d'ordine "sciopero generale". Cosa bisogna aspettare affinché almeno la Cgil raccolga questo invito? Da segnalare che la CUB di Roma, in segno di solidarietà con i metalmeccanici, ha proclamato lo sciopero generale nello stesso giorno della manifestazione.
14 marzo 2012
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