Le mani della Nestlé sull'università italiana Se ne è comprata una parte con un milione di euro per 4 progetti (La multinazionale svizzera Nestlé) Grazie al governo del neoduce Berlusconi e ai baroni della Crui (Conferenza dei rettori delle Università Italiane), la Nestlé, la maggiore multinazionale agro-alimentare del mondo con un fatturato di circa 51 miliardi di dollari, si è aggiudicata una bella fetta della ricerca e della formazione universitaria del Paese. Il grimaldello di questa sporca operazione si chiama "Progetto Axía" ed è stato presentato alla stampa il 22 aprile scorso a Roma, con la benedizione del ministro della demolizione dell'Istruzione e della Ricerca pubblica, Maria Stella Gelmini, e dell'anchorwoman del Tg1 Tiziana Ferrario che ha definito il progetto "una buona notizia, in un momento in cui i media parlano sempre male dell'università italiana", nel corso della presentazione dei quattro progetti di ricerca interamente finanziati da Nestlé, con un investimento complessivo di circa un milione di euro. Tra i presenti alla conferenza stampa Enrico Decleva - presidente Crui e rettore dell'Università di Milano, Giovanni Puglisi - vice presidente Crui e rettore Università Iulm, Patrizio Bianchi - presidente Fondazione Crui e rettore dell'Università di Ferrara. Tutti incentrati, come ha spiegato Manuel Andrés, capo mercato Gruppo Nestlé in Italia, "su argomenti coerenti con le priorità strategiche del Gruppo in area scientifica e di creazione di valore condiviso sui temi di alimentazione, sostenibilità e multiculturalità" i quattro progetti sono in sostanza campagne di marketing pubblicitario e studi di ricerca applicata nei settori in cui la multinazionale è impegnata (oltre 60 Paesi del mondo e quasi 500 stabilimenti produttivi). C'è ad esempio il progetto per "educare i lettori-spettatori influenzando di conseguenza i consumi" oppure "lo studio dei nuovi materiali polimerici per l'imballaggio di alimenti". La cosa grave e senza precedenti è l'adesione al progetto della multinazionale svizzera degli organi di governo dei più grandi atenei del Paese, oltre alla Sapienza e RomaTre, la Statale di Milano, la Federico II di Napoli, l'Università di Firenze, Cagliari, Pavia, Ferrara, Catania, Palermo. Tutte università alla ricerca disperata di quei fondi che i governi in camicia nera hanno inesorabilmente e spietatamente prosciugato nel corso degli ultimi 20 anni. Il che significa che i padroni della Nestlé, in cambio di pochi spiccioli, potranno utilizzare a loro piacimento le sedi, le attrezzature e la forza-lavoro, docenti, ricercatori e studenti, già peraltro largamente insufficienti, delle principali università pubbliche italiane, i quali magari saranno costretti a tapparsi il naso davanti al milione e mezzo di bambini che ogni anno muoiono per malattie e denutrizione causati dall'allattamento con latte in polvere, uno dei prodotti di punta del marchio Nestlé. Per questi motivi auspichiamo che l'Onda, che lo scorso autunno ha rilanciato coraggiosamente le storiche rivendicazioni che furono delle "Pantere" e delle "Tigri" in lotta nel 1990 "Fuori i privati dall'università" e "Via i governi della privatizzazione della scuola e dell'università", riesca a bloccare questo progetto che rappresenta la punta di lancia per il completo asservimento della ricerca e della didattica alle esigenze di massimizzazione del profitto delle imprese, come Nescafè e Perugina. Occorre rilanciare la mobilitazione per mettere alla berlina ed ottenere le dimissioni di tutti quei rettori e quei baroni che si sono piegati senza opporre alcuna resistenza alla politica governativa di tagli, deregulation e privatizzazione selvaggia di ogni servizi pubblico, scuola e università in testa, e rilanciare la lotta di piazza per affossare l'autonomia universitaria, che a partire dalla legge Ruberti del 1990 ha spalancato le porte ai privati, alle cattedre d'azienda, alla moltiplicazione delle tasse, dei balzelli, degli sbarramenti selettivi, alle controriforme didattiche basate sui numeri chiusi, sugli odiosi crediti e debiti formativi, sulle controriforme della governance per trasformare gli atenei in Fondazioni private, affossando di fatto il carattere pubblico dell'università e della Ricerca e sbarrando l'accesso al proletariato e alle masse popolari. 22 luglio 2009 |