Mao sulla Grande rivoluzione culturale proletaria Dopo aver annientato i nemici armati, resteranno ancora i nemici non armati; è inevitabile che combattano disperatamente contro di noi, e noi non dobbiamo mai prenderli alla leggera. Se non solleviamo e comprendiamo il problema in questo modo, commetteremo i più gravi errori. Rapporto alla II Sessione plenaria dell'VIII Comitato centrale del PCC (5 marzo 1949). Si può forse ammettere l'uguaglianza nella lotta del proletariato contro la borghesia, nella dittatura del proletariato sulla borghesia, nella dittatura proletaria sulla sovrastruttura, compreso tutti i settori della cultura, nella lotta del proletariato per l'ininterrotta epurazione dei rappresentanti borghesi che si sono infiltrati nel Partito comunista ed agitano la bandiera rossa per opporsi alla bandiera rossa, si può forse parlare di uguaglianza in tutti questi problemi fondamentali? (...) La lotta che conducono contro di noi è una lotta all'ultimo sangue in cui non c'è ombra di uguaglianza. Perciò, la nostra lotta contro di loro non può che essere all'ultimo sangue; i nostri rapporti con loro non sono affatto rapporti di uguaglianza, né coesistenza pacifica tra le classi sfruttatrici e le classi sfruttate, né niente di tutto ciò che si chiama umanità, giustizia, virtù, ecc. Circolare del Comitato centrale del Partito comunista cinese (16 maggio 1966). La Grande rivoluzione culturale proletaria in corso è assolutamente necessaria e quanto mai opportuna per consolidare la dittatura del proletariato, prevenire la restaurazione del capitalismo ed edificare il socialismo. Comunicato della XII Sessione plenaria allargata dell'VIII Comitato centrale del PCC (31 ottobre 1968). La Grande rivoluzione culturale proletaria è, in fondo, una grande rivoluzione politica che il proletariato conduce nelle condizioni del socialismo, contro la borghesia e tutte le altre classi sfruttatrici, la continuazione della lunga lotta che oppone il Partito comunista cinese e le larghe masse popolari rivoluzionarie che esso dirige alla reazione del Kuomintang, la continuazione della lotta di classe tra proletariato e la borghesia. Citato nell'articolo "Paese degli ibischi nel mattino scintillante" (Quotidiano del popolo, 10 aprile 1968). (Le azioni rivoluzionarie delle guardie rosse) esprimono l'indignazione e la condanna nei confronti della classe dei proprietari fondiari, la borghesia, l'imperialismo, il revisionismo e i loro lacché, i quali tutti sfruttano e opprimono gli operai, i contadini, gli intellettuali rivoluzionari e i partiti e gruppi rivoluzionari; esse dimostrano che è giusto ribellarsi contro i reazionari. Vi esprimo il mio caloroso appoggio. Lettera indirizzata alle guardie rosse (1 agosto 1968). Il movimento in corso mira a colpire coloro che, pur essendo membri del Partito e pur detenendo dei posti di direzione, hanno preso la via capitalista. (...) Tra costoro, alcuni agiscono apertamente, altri dietro le quinte. "Alcuni problemi attuali sollevati nel movimento di educazione socialista nelle campagne" (Documento in 23 punti). Nei confronti degli elementi controrivoluzionari e di coloro che hanno commesso degli errori, noi dobbiamo prestare attenzione alla nostra politica. Dobbiamo ridurre il campo dei nostri attacchi e allargare quello dell'educazione. Dobbiamo porre l'accento sulle prove, sulle inchieste e sullo studio. È proibito strappare confessioni con la costrizione e poi farle passare per vere. Quanto agli elementi onesti che hanno commesso degli errori dobbiamo aiutarli attraverso un costante lavoro di educazione e quando avranno preso coscienza dei propri errori aiutarli a liberarsene senza indugio. Citato nell'articolo "Mettere il pensiero di Mao Zedong al posto di comando in ogni cosa" (Editoriale del Nuovo Anno delle redazioni congiunte di Bandiera Rossa, del Quotidiano del Popolo e del Quotidiano dell'Esercito popolare di liberazione). La Grande rivoluzione culturale in corso non è che la prima di questo genere; sarà necessario intraprenderne delle altre. Nella rivoluzione la questione di sapere di chi sarà la vittoria non sarà risolta che al termine di un lungo periodo storico. Se non agiamo come si deve, la restaurazione del capitalismo può prodursi in ogni momento. I membri del Partito e il popolo intero non devono credere che tutto andrà bene dopo una, o due o anche tre o quattro grandi rivoluzioni culturali. Restiamo in guardia e non allentiamo mai la nostra vigilanza. Citato nell'articolo "Un faro per la grande rivoluzione culturale proletaria" (Quotidiano del Popolo, 23 maggio 1966). |