Dalla corte d'Appello Marchionne condannato a riassumere 145 operai licenziati "Comunque andranno le cose credo che la decisione della Corte sia un grande successo per tutti i lavoratori Fiat e non solo, perché da questo momento rappresenta un precedente e ogni singolo lavoratore può sentirsi più tranquillo e avere meno paura di essere discriminato". Ma sarà veramente così? Noi sosteniamo Antonio Di Luca, operaio di Pomigliano, che così saluta la pubblicazione della sentenza il 19 ottobre scorso, della Corte d'Appello di Roma che ribadisce quanto già espresso in primo grado il 21 giugno dal giudice del lavoro: nelle assunzioni della newco Fip (Fabbrica Italia Pomigliano) c'è stata "discriminazione collettiva" perché nessun iscritto alla Fiom è stato fatto rientrare tra i 2.000 "neo-assunti". La Fiat, a Pomigliano, ha solo 40 giorni per far rientrare i 19 metalmeccanici della Cgil che hanno fatto ricorso individualmente, insieme alla Fiom. Nel loro caso, infatti, è stata riconosciuta anche una "discriminazione individuale". Per gli altri 126 operai la Fiat ha sei mesi di tempo per riassumerli in base ad un elenco, specifica la sentenza, fornito dalla stessa Fiom. Per il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, "è una sentenza che ha valore generale, non a favore della sola Fiom; sancisce la libertà del singolo lavoratore di scegliersi il sindacato che vuole e il suo diritto a non essere discriminato per questo". Qualsiasi sindacato, anche quelli che non hanno firmato contratti nazionali o aziendali, ma che possono certificare un consenso in termini di iscritti. Una bella batosta per il nuovo Valletta, Sergio Marchionne, che contro la sentenza di giugno aveva già fatto ricorso per non applicarla, vomitando veleno e, come suo solito, lanciando minacce e ricatti. In un comunicato la Fiat ha fatto sapere di stare valutando il ricorso in Cassazione, rimandando alla valutazione espressa il 30 giugno a commento della sentenza di primo grado. In quell'occasione la Fiat aveva minacciato il ricorso alla cassa integrazione o a procedure di mobilità come conseguenza di qualsiasi ulteriore assunzione. "Le considerazioni di allora - si legge nel comunicato emesso il 19 ottobre - risultano ancor più valide oggi, alla luce del fatto che l'azienda è già stata costretta a far ricorso negli ultimi mesi alla cassa integrazione per un totale di 20 giorni lavorativi, a causa della situazione del mercato automobilistico europeo". Nel frattempo il plurimilionario Marchionne sta cercando gli "aiutini" dal governo del tecnocrate liberista borghese Monti: per far fronte alla grave sottoutilizzazione degli impianti italiani, che porteranno la Fiat a perdere 700 milioni di euro nel 2012, l'unica soluzione, afferma, è l'export di auto del gruppo dagli stabilimenti italiani all'estero, cioè esportare le catene di montaggio dove la mano d'opera è meno "costosa" e sindacalizzata. Per questa operazione la Fiat ha chiesto al governo agevolazioni fiscali, sulle quali un gruppo congiunto sta lavorando al ministero dello Sviluppo. Dopo tutti i finanziamenti pubblici che ha già avuto e sperperato negli anni? Dopo tutte le promesse di reinvestimento andate al vento? Una bella faccia tosta! Nel frattempo non solo Fiat sta minacciando i lavoratori ma anche le collaborazioniste Fim e Uilm hanno lanciato moniti verso presunti "soprusi" tra lavoratori che questo reintegro potrebbe causare. "Già nei mesi scorsi Fim e Uilm ci hanno messo alla gogna, afferma un operaio iscritto Fiom, come se avessimo cercato una via preferenziale, non capendo che in gioco è la democrazia e le garanzie dei lavoratori che riguardano non solo la fabbrica, ma a mio avviso il paese intero". Altri operai addetti alla lastratura hanno affermato: "Adesso cercheranno di cacciarne 145 già assunti per ribadire che è tutta colpa della Fiom già lo hanno fatto in questi mesi, e sappiamo di un ex delegato Fiom che ora non dorme più per i sensi di colpa. Ma non è così, le cose sono diverse, in quanto lo Stato ha dato troppo potere a Fiat, che ora si sente in diritto di vietare l'ingresso agli iscritti ad un sindacato. Marchionne fa tutto quello che vuole". Nessuno però si illude che tutto proceda agevolmente. È necessario che la lotta continui, intanto perché la sentenza venga rispettata nei tempi e nei modi stabiliti dalla Corte d'Appello, senza trucchetti e furberie varie. Anche perché è necessaria per costringere il Lingotto a rispettare le promesse relative alla riassunzione dei lavoratori di Pomigliano ancora in cassa integrazione, all'investimento e al rilancio industriale della fabbrica campana e non solo. E, ancor più occorre che le lotte si uniscano per difendere e riaffermare i diritti dei lavoratori. 31 ottobre 2012 |