Scambio di lettere tra Fiat e Curia Marchionne attacca il vescovo di Nola perché sta con gli operai Il vescovo di Nola si è schierato "dalla parte dei violenti e prevaricatori", anche se "inconsapevolmente" perché tratto in inganno dalla disinformazione dei giornali. C'è andato giù duro con le accuse il responsabile dello stabilimento Fiat di Pomigliano Giuseppe Figliuolo, che facendo da megafono al suo capo Marchionne, ha caricato a testa bassa il prelato perché ha messo in discussione la politica antioperaia dell'azienda. La colpa del vescovo Beniamino Depalma è stata quella di essersi recato il 15 giugno al presidio di lotta dei lavoratori che protestavano contro i sabati lavorativi voluti dalla Fiat mentre migliaia di operai sono in cassa integrazione. Vi ha portato la propria solidarietà e si è incontrato anche con i rappresentanti della Fiom e dei Cobas. Quest'ultimo attacco è un'altra perla del repertorio del famigerato modello Pomigliano dove chi lotta per i propri diritti e contro le discriminazioni è considerato un prevaricatore e un violento e, di conseguenza, anche chi gli esprime solidarietà. Il tono della lettera è molto arrogante, in perfetto stile Marchionne. Ai picchettaggi davanti ai cancelli si descrive la presenza di pochi operai, molti invece gli studenti, i politici di professione e i centri sociali, quasi fosse un reato essere venuti a esprimere la solidarietà ai lavoratori. Insomma, una brutta compagnia che monsignor Depalma non doveva frequentare perché la Fiat pretende di scegliere gli interlocutori del vescovo. Nonostante Depalma indossi la tonaca neanche il cattolicissimo segretario della Cisl Bonanni si è fatto intenerire e a muso duro ha intimato al vescovo di distinguere bene le cose, facendo intendere che il prelato si è schierato dalla parte sbagliata. Anche il capogruppo Pdl Brunetta, con il suo proverbiale stile provocatorio, ha inveito contro il rappresentante della curia. Due reazionari che quando c'è da sostenere posizioni oscurantiste o da abbuiare qualche scandalo vaticano si schierano subito con le gerarchie della Chiesa e quando invece un prete si mette dalla parte degli sfruttati gli gettano immediatamente la croce addosso. La lettera inviata dal dirigente della Fiat mentre attacca il vescovo rifiuta il suo invito a partecipare a un incontro da lui promosso tra i sindaci della zona, l'azienda, i lavoratori e alcuni comitati per discutere del futuro della fabbrica di Pomigliano. Marchionne da un convegno a Torino ha poi minacciato il vescovo in stile mafioso: "si è esposto troppo". In seguito il vescovo è stato invitato a visitare lo stabilimento di Pomigliano, come a dire: i tempi e i modi per incontrarsi li definisce la Fiat. Monsignor Depalma non si è fatto intimidire e ha risposto con un'altra lettera a Figliuolo ricordandogli che lui non sta "dalla parte dei violenti, né volontariamente né, come dice lei, 'involontariamente'", perché pensa che "opera davvero violenza chi nega la speranza negando prospettive di futuro alle persone e alle famiglie", con un evidente riferimento a Marchionne, alla Fiat e a quanti gli reggono il sacco. Il PMLI unendosi ad altri partiti, sindacati e comitati, esprime la propria solidarietà a Beniamino Depalma e a tutti i lavoratori in lotta e auspica che si costituisca un fronte sempre più ampio per respingere, a Pomigliano e in tutto il Paese, il modello mussoliniano di relazioni industriali voluto da Marchionne. 17 luglio 2013 |