Imponente manifestazione a Beirut promossa da Hezbollah, Amal e da altri Una marea di libanesi in piazza chiede le dimissioni del 'governo Usa' di Siniora Alcune migliaia di dimostranti occupano dall'1 dicembre la grande piazza dei Martiri e le strade attigue al palazzo del Serraglio, la sede del governo, dove il premier Siniora e gli altri ministri rimasti risiedono dal 28 novembre, dopo l'assassinio del ministro dell'Industria Pierre Gemayel. L'assedio al palazzo del governo è iniziato subito dopo l'imponente manifestazione promossa dai partiti sciiti di Hezbollah e Amal, dai cristiano maroniti del Movimento patriottico libero, da organizzazioni minoritarie sunnite e druse, da organizzazioni progressiste e laiche per chiedere le dimissioni del governo filoamericano di Siniora. La manifestazione era stata indetta non appena terminata la settimana di lutto dopo l'assassinio di Pierre Gemayel per chiedere le dimissioni del governo Siniora e la formazione di un esecutivo di unità nazionale. O in alternativa la convocazione di elezioni anticipate per un nuovo parlamento. Una richiesta già respinta da Siniora nonostante che nel governo dopo le dimissioni di cinque ministri sciiti e di uno greco ortodosso non siano più rappresentate le principali forze politiche e confessionali del Libano in violazione della Costituzione definita in seguito agli accordi di Taif del 1989 che misero fine alla guerra civile. Almeno un milione e mezzo di libanesi sfilavano l'1 dicembre per le vie di Beirut fino alla centralissima piazza Riad al-Solh, a due passi dalla sede del governo. Secondo fonti della polizia i partecipanti sarebbero stati 800 mila, una cifra comunque considerevole se si tiene conto che il paese conta meno di quattro milioni di abitanti. Slogan e striscioni erano contro il governo Siniora, accusato di prender ordini da Stati Uniti e Francia e di fare gli interessi di Israele: "Beirut va liberata, Siniora vattene", "Noi siamo il Libano indipendente, voi siete servi di Israele e dell'America". "Governo di unità nazionale, no al governo americano", "Vogliamo vivere, ma con onore", "Vogliano un governo che ci faccia uscire dalla fame". Tra le accuse quella di non aver fatto nulla contro l'aggressione sionista e successivamente per la ricostruzione del paese. Sulla folla sventolavano moltissime bandiere rosse, bianche e verdi, i colori nazionali libanesi. Dal palco situato nella piazza Riad al-Solh a nome delle opposizioni ha parlato il cristiano maronita Michel Aoun che ribadiva la richiesta centrale delle dimissioni del governo "incostituzionale" di Siniora e la formazione di un nuovo "governo di unità nazionale" presieduto da " un altro sunnita più esperto di lui". Invitava quindi i manifestanti a dar vita a un presidio a tempo indeterminato nel centro di Beirut fino a quando non si fosse dimesso l'esecutivo. Il premier Fouad Siniora, che già aveva paragonato la richiesta di un governo di unità nazionale o di nuove elezioni ad un "colpo di stato", respingeva la richiesta di dimissioni. Appoggiato dai drusi di Walid Jumblatt, dai sunniti della famiglia Hariri e dalla destra cristiana dei falangisti di Geagea e Gemayel. Ma forte soprattutto del sostegno dei paesi imperialisti Usa e l'ex potenza coloniale Francia in testa. Non a caso le migliaia di poliziotti che difendono la sede del governo fanno parte delle nuove Forze di sicurezza interna (Isf) armate e addestrate di tutto punto dalla Fbi e dai consiglieri Usa. A fronte di una forte presenza sciita e dei cristiani maroniti di Aoun nell'esercito libanese Usa e Francia hanno puntato sulla costituzione di una nuova formazione composta da sunniti e cristiani dei gruppi che appoggiano Sioniora quale fidata milizia presidenziale. Hanno dato vita, con un primo finanziamento Usa di 30 milioni di dollari, a un corpo di oltre 24 mila uomini dotati di armi sofisticatissime, di un nucleo speciale di commandos di circa 350 uomini e di un gruppo di agenti dei servizi. Le opposizioni vogliono le dimissioni del governo Siniora e la formazione di un nuovo esecutivo di unità nazionale nel quale abbiano una rappresentanza rispondente alla forza che rappresentano e che sarebbe in grado di garantirgli la possibilità di mettere il veto sulle decisioni del governo; la prospettiva che Siniora e i suoi sponsor imperialisti vogliono evitare per poter controllare il paese. Gli Usa puntellano il governo di minoranza di Siniora, che nel frattempo ha approvato la costituzione del tribunale internazionale sull'assassinio di Hariri come voleva la Casa Bianca, e gridano contro "Hezbollah e i suoi alleati che con il sostegno della Siria e del governo iraniano continuino a agire per destabilizzare il Libano e mirano a rovesciare il governo del Libano legittimamente e democraticamente eletto" dichiarava l'1 dicembre il portavoce del dipartimento di Stato americano Tom Casey. Una dichiarazione ipocrita da parte degli Usa che hanno imposto l'invio dei "caschi blu" nel sud del paese a togliere dagli impicci e coprire le spalle agli aggressori sionisti, senza che Israele abbia lasciato tutte le zone occupate del Libano; che hanno fatto fallire i negoziati sul nuovo esecutivo persino quelli patrocinati dalla fidata Arabia Saudita fin dallo scorso anno; che puntellano Siniora contro la legittima richiesta, definita "colpo di stato", delle opposizioni per trasformare il Libano in un protettorato franco-americano, alleato dei sionisti. 6 dicembre 2006 |