|
L'ex militante di Democrazia proletaria interviene al Senato ispirandosi alla legge Reale
Maroni annuncia misure fasciste contro il diritto di manifestare
Caparra per i cortei, arresto preventivo e in flagranza differita, divieto per i sospetti di partecipare ai cortei, un nuovo reato associativo
Finocchiaro (PD): Bene Daspo e flagranza differita |
Battendo il ferro ancora caldo, ovvero sfruttando al volo l'ondata emotiva per gli scontri di Roma, suscitata ad arte dal governo e dai compiacenti mass-media di regime, il ministro dell'Interno Maroni si è presentato in Senato per annunciare nuove misure di stampo fascista contro il diritto di manifestare ispirate direttamente alla famigerata legge Reale dei cosiddetti "anni di piombo". E questo senza non solo incontrare la minima resistenza o protesta da parte della cosiddetta "opposizione" parlamentare, ma anzi ricevendone addirittura gli applausi e un sostanziale via libera.
Riferendo in aula il 18 ottobre, infatti, il ministro leghista ha alzato subito i toni per preparare il terreno all'annuncio, ignorando completamente le dimensioni, il valore politico e la maturità anticapitalista della grande manifestazione di Roma, per ridurre invece tutta questa storica giornata a un unico evento, quello che ha definito il "materializzarsi di una nuova e per molti versi inedita forma di terrorismo, che potremmo chiamare 'terrorismo urbano'". A questo scopo ha volutamente sottostimato a 80 mila il numero dei partecipanti alla manifestazione, che erano invece a detta di tutti gli osservatori diverse centinaia di migliaia, per gli organizzatori 500 mila, mentre ha sovrastimato a "oltre duemila" (più oltre dirà addirittura tremila) quello dei cosiddetti "antagonisti" che hanno partecipato alle azioni organizzate, che erano in realtà alcune centinaia. In tal modo, fornendo un quadro nettamente alterato del rapporto di forze tra manifestanti e provocatori a favore dei secondi, ha avuto buon gioco nell'additare l'intera manifestazione, e per estensione tutte le manifestazioni a venire, come potenziali portatrici di violenza e di terrorismo, tali da giustificare quindi misure eccezionali di prevenzione, repressione e punizione.
L'ex militante di Democrazia proletaria, oggi nei panni di ministro di polizia, ha fatto sfoggio di conoscenza, tramite evidentemente l'infiltrazione dei servizi segreti, dell'area di provenienza dei cosiddetti "terroristi", e ha messo nel mirino in particolare gli anarco-insurrezionalisti e i centri sociali, facendo di molti di questi anche il nome, compresi i CARC; ma subdolamente ha allargato il tiro anche al cosiddetto "circuito più radicale dell'antagonismo di ispirazione marxista-leninista", così da creare le premesse per utilizzare le stesse misure fasciste che ha in mente per colpire e perseguitare anche chi, come il PMLI, non ha nulla a che vedere con quelle organizzazioni e i loro metodi avventuristi e provocatori.
E particolarmente perfido e provocatorio è stato in questo quadro il suo attacco ai NoTav della Val di Susa, che ha assimilato in sostanza a formazioni para-terroristiche, al punto da chiedere ai sindaci e "alle tante persone per bene della valle" di isolarli, dando già per scontati atti di violenza durante l'imminente manifestazione del 23 ottobre, che poi non si sono affatto verificate.
Il decalogo fascista di Maroni
In previsione "dell'autunno caldo che si preannuncia", il ministro di polizia ha quindi elencato così le misure fasciste che sta elaborando e che presenterà al più presto in Consiglio dei ministri: "Sto valutando in particolare l'introduzione di alcune norme specifiche che rendano più efficaci il contrasto e la prevenzione dei fenomeni criminosi che ho descritto, norme e strumenti da dare alla polizia (fermo di polizia e arresto obbligatorio) per bloccare ad esempio chi in prossimità di pubbliche manifestazioni risulta in possesso di veri e propri kit di guerriglia urbana... Sto poi valutando l'estensione dell'arresto in flagranza differita anche alle pubbliche manifestazioni, analogamente a quanto previsto per le manifestazioni sportive, perché è una norma che funziona, e bene; un provvedimento di polizia preventivo per impedire a chi ha precedenti specifici di partecipare alle manifestazioni di piazza, sul modello del DASPO o dell'ASBO (l'anti-social behaviour order, introdotto nella legislazione inglese dal Governo di Tony Blair); uno specifico reato associativo per chi esercita violenza organizzata nelle manifestazioni; aggravanti speciali per reati comuni, commessi però in occasione di manifestazioni di piazza; maggiori tutele giuridico-legali per gli operatori di polizia, sia sotto il profilo penale che sotto quello civile, sempre più oggetto di attacchi violenti e indiscriminati, per dare maggior serenità a coloro che sono impegnati sul campo... Infine, sto valutando l'obbligo per gli organizzatori di una manifestazione di prestare idonee garanzie patrimoniali per gli eventuali danni provocati nel corso della stessa".
Da notare che quest'ultima inaudita misura, della "caparra" da versare anticipatamente per poter indire manifestazioni, è stata applaudita forsennatamente anche dalla senatrice del PD, ex ministro della Sanità del governo Prodi ed ex vicesindaco di Roma nella giunta Veltroni, Maria Pia Garavaglia. Mentre un successivo applauso corale di maggioranza e "opposizione" ha accolto le parole del ministro quando ha concluso l'intervento annunciando l'intenzione di consultare "tutte le forze politiche", prima di prendere "iniziative che investono la sfera di diritti costituzionalmente garantiti". Rispondendo seduta stante al segnale, la capogruppo del PD, Anna Finocchiaro, senza neanche nominare le altre misure annunciate da Maroni, ha subito sposato l'estensione dei DASPO alle manifestazioni e l'arresto in flagranza differita.
Si ripete dunque col PD il copione che vide l'allora PCI revisionista di Berlinguer votare la famigerata legge Reale, usata con il pretesto della lotta al terrorismo per reprimere e sradicare l'opposizione di classe nelle piazze, nelle fabbriche, nelle scuole e nel sindacato, e che ha causato centinaia di vittime innocenti negli anni in cui è rimasta in vigore. La cosa ancor più incredibile è che ad invocare questa legge fascista è stato per primo Di Pietro, tanto che neofascisti e berlusconiani doc come Osvaldo Napoli e Daniela Santanché si sono risentiti perché secondo loro il leader dell'IDV avrebbe copiato una loro proposta battendoli sul tempo. Evidentemente vale sempre il vecchio detto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, dove il lupo sta per Di Pietro e il vizio per l'anima neofascista, questurina e presidenzialista che ogni tanto rispunta sotto il mantello antiberlusconiano e populista dell'ex pm di Mani pulite.
Violenza alla Costituzione
La gravità e anticostituzionalità delle misure di "prevenzione" annunciate da Maroni, come i DASPO e il fermo di polizia preventivo contro chi è "sospettato" o "indiziato" di commettere un potenziale reato, mutuate dalla legge Reale ma anche dagli arresti "preventivi" dei potenziali "sovversivi"che i fascisti operavano nelle città prima delle visite del Duce, è stigmatizzata anche da autorevoli costituzionalisti, che ricordano come l'articolo 17 della Costituzione reciti chiaramente che il diritto dei cittadini a "riunirsi pacificamente senz'armi" in luogo pubblico è garantito a tutti; e che questo diritto può essere negato dall'autorità solo "per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica". Inoltre la Costituzione non prevede nessun obolo per poter esercitare questo diritto, cosa che anzi violerebbe anche gli articoli 3 e 21 della Carta (uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e libertà di espressione), in quanto solo i cittadini, le organizzazioni e i partiti più ricchi potrebbero permettersi di manifestare in piazza.
Quanto alle misure punitive, come l'arresto in flagranza differita (cioè in base anche solo all'identificazione su foto e filmati) e il rito abbreviato, lo "specifico reato associativo" e le aggravanti speciali per reati comuni commessi durante manifestazioni di piazza, anche qui siamo in piena violazione del principio costituzionale dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. È stupefacente come i neofascisti e i leghisti siano tanto "garantisti", al punto da farsi leggi ad hoc e mandare impuniti migliaia di corrotti, ladri di Stato e mafiosi, se si tratta di salvare il neoduce Berlusconi e i loro accoliti dai processi, quanto sono invece inflessibilmente e spietatamente "giustizialisti", al punto da forzare sfacciatamente la Costituzione, quando si tratta di perseguire gli oppositori e i contestatori del governo e del regime. I classici due pesi e due misure, insomma, ma elevati al quadrato.
Particolarmente gravi e pericolose sono poi le annunciate misure per "maggiori tutele giuridico-legali per gli operatori di polizia". Sotto questa formulazione generica si nascondono in realtà le sempre invocate "garanzie funzionali", ossia in pratica il diritto all'impunità per le "forze dell'ordine", sia per le conseguenze penali che per quelle civili (risarcimenti) del loro operato. Non che questo diritto non l'esercitino già di fatto (si pensi al G8 di Genova e ai torturatori di Bolzaneto), ma Maroni e i poliziotti lo reclamano ufficialmente. Si pensa di sospendere per essi il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, per cui sarebbe il procuratore generale e non più il pm a decidere se procedere o meno contro agenti imputati di reati commessi durante manifestazioni.
Si parla anche di concedere armi antisommossa più efficaci alle forze di polizia, come le pallottole di gomma e gli idranti con vernice indelebile da tempo invocate dal corpo. Per queste misure Maroni pensa più a un decreto urgente che a un disegno di legge, in previsione appunto dell'autunno caldo che ha paventato e del malcontento che serpeggia tra le "forze dell'ordine".
Queste misure fasciste da ventennio mussoliniano non devono passare. Guai a cedere anche di un millimetro nella difesa del diritto costituzionale di manifestare liberamente nelle piazze, come purtroppo ha fatto invece la segreteria della FIOM con alla testa Landini cedendo al diktat dell'ex squadrista fascista Alemanno che ha vietato per un mese i cortei nella capitale.
26 ottobre 2011
|