Organizzato da Centri sociali, Osservatorio antirazzista e Comitati di quartiere In migliaia in corteo contro l'assassinio di Stato Il suo quartiere si stringe intorno alla famiglia di Stefano Cucchi "Basta violenza dello Stato vogliamo giustizia e verità" Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma "Non si può morire così. Basta vite spezzate dalla violenza dello Stato". Con queste parole si apriva il corteo che il pomeriggio di sabato 7 Novembre ha attraversato il quartiere di Torpignattara per chiedere verità e giustizia per Stefano Cucchi, il ragazzo ucciso il 22 ottobre dai maltrattamenti subiti in carcere. Il corteo poteva contare sulla partecipazione di alcune migliaia di persone tra cui gli amici di Stefano, migranti, gruppi di ultras, molti giovani e soprattutto gli abitanti del quartiere che hanno dato prova di sapere bene quello che è successo e di non essere disposti a bere le fandonie propinate dal governo sulla morte del giovane. Particolarmente significativa anche la presenza dei migranti che sono i primi a subire la violenza delle "forze dell'ordine" specie dopo l'ordinanza fascista di Alemanno contro i lavavetri. I manifestanti, partiti da via dell'Acquedotto Alessandrino, si sono quindi diretti a via Ciro da Urbino, dove abitava Stefano. Sul portone del palazzo i condomini hanno esposto uno striscione con le foto del giovane con la scritta "Stefano, il tuo sorriso rimarrà impresso per sempre nei nostri cuori". Qui è intervenuta Ilaria Cucchi, la sorella, che ringraziando i manifestanti, ha invitato "a proseguire questa manifestazione con compostezza". Stefano, ha aggiunto la sorella, non è un eroe ma è una vittima, e nessuno deve passare più ciò che ha passato lui. Dai megafoni dei manifestanti si sono levati slogan contro le "forze dell'ordine". In numerosi interventi è stato sottolineato il fatto che Stefano è vittima di un assassinio di Stato. Già all'inizio della manifestazione c'erano state tensioni tra i manifestanti e la polizia presente con il solito imponente e provocatorio schieramento di forze. Tensioni che si sono ripetute anche alla fine quando le "forze dell'ordine" hanno accerchiato i manifestanti e lanciato lacrimogeni in via di Torpignattara. I dimostranti si sono dunque spostati in via Casilina e hanno continuato a bersagliare gli agenti, rovesciando e dando fuoco a qualche cassonetto per impedirne l'avanzata. Il corteo si è poi concluso in tranquillità, senza arresti né denunce. 11 novembre 2009 |