Mobilitazione nazionale promossa da SPI-CGIL, FNP-CISL, UILP-UIL Migliaia di pensionati a Roma, Milano, Bari contro la politica sociale del governo Monti Rivendicano: sostegni al reddito, alleggerimento delle tasse, piano nazionale per i non autosufficienti Sbagliato invocare la "Spending review" a favore della spesa sociale Promossa dai sindacati confederali di categoria SPI-CGIL, FNP-CISL, UILP-UIL il 20 giugno scorso si è svolta la giornata di mobilitazione nazionale dei pensionati per chiedere al governo Monti un decisivo cambio di rotta nella politica economica e sociale e per rivendicare, come si legge in un loro documento unitario: "sostegno ai redditi da pensione, una nuova politica fiscale e il rafforzamento del welfare pubblico". Migliaia di pensionate e di pensionati provenienti da tutta Italia hanno partecipato a tre manifestazioni. A Roma, dove sono confluite le delegazioni di Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Sardegna e Abruzzo. A Milano, con i pensionati di Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Friuli, Veneto ed Emilia-Romagna. A Bari, dove si sono dati appuntamento i manifestanti del Mezzogiorno, da Campania, Calabria, Molise, Basilicata e Sicilia. I comizi sono stati tenuti dai segretari generali Carla Cantone per lo SPI, Gigi Bonfanti per la FNP, Romano Bellissima per l'UILP. Ne hanno di motivi, tanti e importanti, i pensionati italiani, in specie quelli con reddito medio-basso, per protestare e per chiedere al governo e alle altre istituzioni interessate interventi urgenti per migliorare le loro condizioni di vita. Essi infatti, sono tra le principali vittime della crisi economica e sociale tuttora in corso e delle politiche neoliberiste messe in atto prima dal governo del neoduce Berlusconi ed ora, con ancora più ferocia se è possibile, dal governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale Monti che ha praticamente demolito previdenza e assistenza e prodotto un progressivo impoverimento della popolazione anziana. Basti dire che in Italia circa 8 milioni di pensionati percepiscono meno di 1.000 euro al mese e di questi circa due milioni e mezzo non arrivano a 500 euro mensili, in larga maggioranza donne. Nonostante ciò, un terzo dell'Irpef nazionale è pagato dai pensionati. I quali sono i più tassati d'Europa con un reddito netto disponibile più basso del 15% rispetto a quello di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Si aggiunga che in questi anni vi è stata una riduzione costante di risorse per il sociale e che il Fondo nazionale per le non autosufficienze è del tutto azzerato. Si aggiunga che in quasi tutti i provvedimenti varati dal governo Monti con la complicità dei partiti che lo sostengono, PD, PDL, Terzo polo, i pensionati ne escono fortemente penalizzati: è così con la controriforma pensionistica Fornero e il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra una certa soglia, è così con l'introduzione dell'Imu che aumenta il carico fiscale già alto ai danni dei pensionati, è così con gli aumenti indiscriminati dell'Iva che vanno a incidere non poco sul loro potere d'acquisto, è così per i tagli ai servizi e alla sanità di cui sono i maggiori fruitori. Su questi temi i sindacati confederali dei pensionati affermano di voler portare avanti una vera e propria vertenza sulla base di una piattaforma definita unitariamente che tuttavia appare debole, timida e arrendevole nei confronti della macelleria sociale attuata dal governo Monti, a cominciare dalla controriforma pensionistica che non respingono frontalmente ma solo su aspetti parziali. E per questo chiedono un confronto con il governo, il parlamento, le regioni e i comuni in base alle rispettive competenze. Chiedono che sia riaperta la partita previdenziale. Della "riforma" Fornero che ha innalzato l'età pensionabile fino a 70 anni e creato la grave emergenza degli "esodati", rivendicano in particolare la cancellazione del blocco della rivalutazione delle pensioni introdotto con la manovra "Salva Italia". Non c'è però una richiesta dell'aumento degli assegni pensionistici più bassi e un rafforzamento del meccanismo automatico delle pensioni in base all'inflazione reale. In materia fiscale, i sindacati dei pensionati chiedono che la fascia esente sia pareggiata a quella in vigore per il lavoro dipendente, la revisione del sistema delle detrazioni e delle deduzioni e l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa per i pensionati non a reddito alto. Chiedono che si tassino i grandi patrimoni e le rendite finanziarie e intensificare la lotta all'evasione e all'elusione fiscali. Sono rivendicazioni giuste ma, data la loro genericità, in concreto bisogna vedere cosa portano di benefici. Circa il welfare, non tagli ma il suo rafforzamento tramite un aumento dei servizi per l'infanzia e la non autosufficienza "che può anche facilitare la crescita dell'occupazione". Centrale, in quest'ambito, la richiesta di un piano nazionale per la non autosufficienza che coinvolge tra soggetti interessati e relative famiglie 3 milioni di persone. Per ottenere assistenza di carattere sanitario e sociale e assicurare una rete di servizi adeguata e omogenea su tutto il territorio nazionale. Per reperire le risorse necessarie SPI, FNP e UILP chiedono di colpire genericamente sprechi e inefficienze nella sanità e nell'assistenza e invocano "una seria operazione di spending review". Che è poi quello che il governo si appresta a fare. Pare che abbia in preparazione una manovra di 4-5 miliardi di euro. Giudichiamo sbagliata questa strada indicata per reperire finanziamenti per la spesa sociale e previdenziale. Dai tagli non si salveranno i servizi come auspicano i suddetti sindacati. Così come saranno colpiti duramente i diritti sindacali e contrattuali dei pubblici dipendenti. Se davvero vogliono migliorare le condizioni economiche, sociali e di vita dei pensionati bisognerà invece che si preparino sin da ora seriamente a respingere i nuovi attacchi del governo che ci saranno e a supportare le rivendicazioni annunciate con una pressante mobilitazione di piazza. 27 giugno 2012 |