Presa di posizione del PMLI.Sicilia Uniamoci per migliorare le condizioni delle masse lavoratrici e popolari siciliane e per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica Testo del volantino prodotto dal PMLI.Sicilia in occasione dello sciopero generale del 18 marzo. Il 18 marzo in Sicilia, come in tutta Italia, i lavoratori dei settori della conoscenza sciopereranno per otto ore, nell'ambito della mobilitazione nazionale del settore contro i provvedimenti del governo del neoduce Berlusconi in materia di scuola e di università. In concomitanza la Cgil ha proclamato uno sciopero generale di quattro ore contro la politica economica e sociale del governo Berlusconi e in preparazione della manifestazione nazionale del 4 aprile a Roma. Il PMLI.Sicilia saluta con entusiasmo questa mobilitazione regionale e vi parteciperà attivamente. La condizione sociale ed economica della Sicilia, secondo tutti i dati statistici, è peggiorata notevolmente negli ultimi mesi e la regione si pone in coda alle classifiche italiane per occupazione, ricchezza, vivibilità, qualità dei servizi. Già a fine 2008 il tasso di disoccupazione era aumentato rispetto al 2007, attestandosi intorno al 15%, con punte di oltre il 50% tra i giovani in alcune province. Il settore primario è in crisi e le previsioni parlano di trentamila licenziamenti di lavoratori agricoli per il 2009. Ne conseguirà un ulteriore indebolimento dell'agricoltura regionale, nonché seri problemi di approvvigionamento a livello nazionale. Sul piano industriale e manifatturiero in Sicilia si sono aperte negli ultimi mesi decine di vertenze, con casse integrazioni che sembrano destinate a diventare licenziamenti, dai cantieri navali a Messina, alle raffinerie di Siracusa, allo stabilimento della Fiat di Termini Imerese. A pagarne le conseguenze immediate sono soprattutto gli operai delle piccole aziende dell'indotto che non sono coperti dalla cassa integrazione. In bilico, scondo le ultime stime dei sindacati siciliani, ci sono 30 mila posti di lavoro nell'industria, nell'agroalimentare, nel commercio, nei trasporti. Su questa situazione si inseriscono i tagli all'istruzione pubblica. In Sicilia, le controriforme targate Gelmini manderanno a casa migliaia di lavoratori della scuola e dell'Università e la qualità dell'istruzione tornerà indietro di decenni. Per questo il PMLI ha appoggiato e appoggia in maniera militante la lotta dei lavoratori e degli studenti contro i piani della Gelmini. All'aumento della disoccupazione si accompagna in Sicilia una povertà dilagante: sono cresciute al 10%, il doppio della media nazionale, le famiglie che sopravvivono in condizione di indigenza assoluta. Sono stati l'aumento del costo dei servizi, grazie alla privatizzazione imposta dai governi nazionali e regionali, in testa quelli di Berlusconi e Prodi, e il rincaro del costo della vita a contribuire al calo del potere d'acquisto delle famiglie siciliane. Peraltro agli aumenti delle tariffe è corrisposto solo il peggioramento della qualità servizi, a scapito della sicurezza e della salute per la popolazione. Un esempio: il ciclo della raccolta dei rifiuti da quando è stato privatizzato non funziona e le montagne di rifiuti rimangono per strada, come è successo a Palermo e Catania negli ultimi mesi. La qualità dei servizi della sanità siciliana, saldamente in mano alle cosche mafiose, è peggiorata notevolmente. All'aumento dei costi è corrisposto solo il rafforzamento della struttura clientelare che fa capo agli "onorevoli" regionali e al presidente della regione Raffaele Lombardo dell'MPA. La lotta alla mafia è stata cancellata dall'agenda dei politicanti borghesi regionali e nazionali. Di fatto negli ultimi anni, con le leggi per imbavagliare la magistratura e con il rafforzamento del legame tra politicanti borghesi e cosche mafiose, si sono create le migliori condizioni economiche e politiche per il rilancio della mafia siciliana. Attualmente, uno dei problemi maggiori è il degrado e la perdita delle infrastrutture pubbliche. A rischio chiusura sono ben mille plessi scolastici, corrispondenti al 23% del totale, mentre il patrimonio pubblico d'ogni sorta viene messo in vendita dalle istituzioni comunali, provinciali e dalla regione. Per contro, gli interventi sulle infrastrutture pubbliche stanno a zero perché non vengono stanziati dai governi nazionali e regionali i soldi per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle autostrade, delle ferrovie, degli acquedotti. Di fronte a questo disastro, il governo del neoduce Berlusconi rilancia il progetto della più costosa, devastante e inutile opera pubblica mai pensata in Italia, quella del Ponte sullo Stretto, utile solo a gonfiare il portafoglio della mafia. Il PMLI rilancia oggi ancora una volta il suo convinto "NO!" al Ponte e invita le masse popolari siciliane ad una immediata ripresa della lotta per l'abrogazione definitiva di questa mostruoso progetto. Come diciamo "NO!" alla ulteriore e devastante colata di cemento che si prevede con la "deregulation" sulle costruzioni abusive voluta dal governo del neoduce. La condizione politica, sociale ed economica della Sicilia è parte integrante del più vasto problema nazionale che si chiama Questione meridionale, la quale si è aggravata grazie all'azione politica degli ultimi governi ed è scoppiata in tutta la sua drammatica gravità con il quarto governo del nuovo Mussolini. È stato grazie al processo di costruzione della terza repubblica capitalista, neofascista, federalista, presidenzialista e interventista che il Mezzogiorno, già economicamente arretrato, si è ridotto in condizioni di invivibilità. È stato grazie al federalismo fiscale che, di fatto, sono le masse lavoratrici e popolari del Mezzogiorno a pagare, con tagli ai finanziamenti, aumento della disoccupazione e del costo della vita, il prezzo più caro dell'attuale crisi economica. Il PMLI.Sicilia chiede alle masse lavoratrici e popolari di fare sentire con forza oggi la propria voce al tirapiedi di Berlusconi, il governatore filomafioso e secessionista della Sicilia Raffaele Lombardo, e di appoggiare la manifestazione nazionale del 4 aprile a Roma. Bisogna lottare per ottenere: Interventi straordinari nazionali e regionali che frenino la perdita di posti di lavoro e l'aumento della disoccupazione. Per ottenere interventi straordinari e strutturali a favore dell'agricoltura e dell'industria siciliane. In quest'ambito è necessaria la nazionalizzazione di tutto il gruppo Fiat. Nuovi posti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pieno in Sicilia. Una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord, attraverso piani straordinari e la destinazione di ingenti finanziamenti pubblici e l'utilizzazione delle aziende pubbliche per lo sviluppo industriale, tecnologico e infrastrutturale, per il rilancio dell'agricoltura e del turismo, per il risanamento del degrado ambientale, rurale e urbano. L'abrogazione della controriforma Gelmini e l'aumento del personale docente e non nella scuola e nelle università siciliane, attraverso l'assunzione di tutti i precari e l'indizione di nuovi concorsi. Interventi straordinari contro la povertà dilagante in Sicilia. Interventi ordinari e straordinari per la manutenzione delle infrastrutture pubbliche in Sicilia. Un piano concreto di lotta alla mafia. La cancellazione del progetto del Ponte di Messina e della "deregulation" sulle costruzioni abusive. Bisogna alzare il livello della lotta sindacale per migliorare le condizioni delle masse lavoratrici e popolari siciliane. Ma non basta. Per bloccare la macelleria sociale e i piani fascisti e piduisti della destra, occorre che tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose antifasciste si uniscano per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica. Il nostro obiettivo storico è l'Italia unita, rossa e socialista. 18 marzo 2009 |