Forte denuncia di "Medici senza frontiere" I migranti sono i "moderni schiavi" nei campi Tempo fa sono stati arrestati due coniugi aostani per aver ridotto in schiavitù un giovane marocchino. Una schiavitù vera e propria, fatta di minacce e di percosse. Per circa un anno il giovane era stato praticamente sequestrato dalla coppia di aguzzini che lo cotringono a lavorare nella loro grande azienda agricola. Purtroppo però la sfortunata storia di Ahmed Naghin è tutt'altro che un caso isolato. Una approfondita inchiesta condotta da "Medici senza frontiere" (Msf) sulle condizioni di vita e di salute degli immigrati che lavorano nelle campagne del sud, denuncia come i migranti sono i "moderni schiavi" nei campi. "Le condizioni di vita della maggior parte delle persone che abbiamo intervistato e conosciuto sono incredibilmemte peggiori di quelle che si registrano nei campi profughi d'emergenza che ci sono nei paesi in via di sviluppo: malattie, carenze di servizi essenziali, inesistenza di opportunità alloggiative degne di questo nome, privazioni fondamentali. Quello che abbiamo visto riguarda almeno 12 mila lavoratori impiegati nell'agricoltura, un esercito invisibile e necessario che si muove stabilmente nel meridione di un paese come l'Italia che è membro del G8", un paese cioè che si definisce "ricco" e "democratico". Loris De Filippi, responsabile immigrazione per la sezione italiana di Msf, presentando il rapporto, ha parlato senza mezzi termini di una "forma moderna di schiavitù" che, come per il segreto di Pulcinella, tutti conoscono ma fanno finta di non sapere. Infatti sono le braccia di questo esercito di disperati venuti nel nostro Paese in cerca di fortuna che garantisce le raccolte nei campi e alcune fasi della lavorazione dei prodotti. Sono loro che lavorano per 10, 12 ore al giorno per guadagni che raramente raggiungono i 25 euro a giornata, per di più alla completa mercé dei caporali e dei padroncini che decidono se farli o non farli lavorare quel giorno. Un esercito che nonostante produca ricchezza non può rivendicare alcun diritto, perché per lo Stato, gli Enti locali, le associazioni di categoria e finanche per i sindacati, queste 12 mila persone non esistono. Addirittura tutti gli organi di tutela negano la gravità della situazione o trovano giustificazioni. E, denuncia ancora il rapporto, neanche il sindacato interviene come dovrebbe, né a livello nazionale né locale. Dai dati forniti e dalle storie raccolte da un equipe di Msf che per tutta la stagione del 2004, da aprile a dicembre, si è spostata con una clinica mobile nelle cinque regioni interessate al fenomeno (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania) toccando le località in cui di volta in volta, in relazione alle colture si concentrano gli stranieri, ne esce un quadro devastante. Il 95,8% dei lavoratori è al nero, il 75,5% non ha mai avuto contatti con organizzazioni di tutela, oltre il 50% non ha permesso di soggiorno, il 23,4% ha un permesso di richiesta di asilo, il 6,3% ha già lo status di rifugiato e il 18,9% ha un permesso di soggiorno che nella stragrande maggioranza dei casi non è legato al lavoro effettivamente esercitato, dimostrando ancora una volta il fallimento del sistema delle quote di ingresso. E a rendere più cruda la fotografia, accanto alle cifre ci sono le storie. Chi racconta di non avere alcun alloggio, chi deve pagare 200 euro al mese per dormire in una tana costruita sotto un ponte, chi vive in case o fabbriche abbandonate o a rischio di crollo, oppure in 10 in una stanza. E che dire dell'ipocrita "solerzia" di alcuni enti locali che provvedono a sgomberare fabbriche dismesse e case abbandonate solo, guarda caso, quando le stagioni di raccolta sono finite? Per i "nuovi schiavi" l'acqua spesso è un lusso, specie se potabile, i servizi igienici, degni di chiamarsi tali, non esistono. In simili ambienti lo stato di salute, che all'arrivo è buono, peggiora in pochi mesi: così abbondano patologie respiratorie e della pelle e quelle trasmissibili come la tbc. Patologie che, per il solo fatto di non poter essere curate adeguatamente, diventano rapidamente croniche. Inoltre si parla anche di grave denutrizione e di alterazioni dal punto di vista psico-affettivo. In molti infatti sentono il peso del fallimento di esser fuggiti dal proprio paese per guerra o per miseria e ritrovarsi a vivere in condizioni peggiori rispetto a quelle da cui si era fuggiti. Sempre dal rapporto di Msf la Puglia è la regione in cui le condizioni di vita dei migranti impegnati nei campi sono peggiori, mentre la Campania è in testa per il maggior numero di soprusi e violenze, compiuti quasi sempre da italiani. Di fronte a questa drammatica situazione, per le istituzioni locali, provinciali, regionali e centrali è inammissibile e vergognoso continuare ipocritamente a fare finta di niente. "Chiudere gli occhi" significa oggettivamente essere complici e conniventi coi nuovi schiavisti. 15 giugno 2005 |