Corteo a Milano il 25 Aprile Domina il rosso. Fischi per gli oratori imbroglioni. Sporche manovre del PRC per bloccare la contestazione a Bertinotti Il PMLI, applaudito e al centro delle attenzioni dei manifestanti, anima la contestazione in piazza Duomo. Stretta unità di lotta con la base del PdCI Redazione di Milano A Milano, città Medaglia d'Oro alla Resistenza, più di 30mila manifestanti hanno celebrato in piazza il 62° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Dal tradizionale concentramento in Porta Venezia un fiume in piena di antifascisti di ben quattro generazioni, da quella che aveva vissuto e combattuto il fascismo fino agli studenti medi, si è riversato nel centro cittadino raggiungendo infine piazza Duomo. Il corteo ha visto la presenza, con le loro insegne, di sezioni dell'Anpi e dei deportati dell'Aned, di gruppi teatrali, di una banda musicale che suonava le canzoni partigiane, famiglie con bambini, delegazioni dei sindacati confederali - soprattutto Spi e Funzione Pubblica Cgil - e non confederali, dei partiti e di associazioni cattoliche e umanitarie come Emergency - i cui manifestanti issano cartelli con la foto di Rahmatullah per chiederne la liberazione -, l'Opera Nomadi in rappresentanza della comunità Rom e dei Sinti vittime - come negli anni '30 sotto il fascismo e nazismo (che poi ne sterminerà in tutt'Europa mezzo milione nei lager) - dei pogrom xenofobici e della segregazione razziale attuati recentemente a Milano e dintorni dal regime neofascista (es. Opera e Via Triboniano). "25 Aprile 1945-2007: Ieri i fascisti oggi la Moratti & Co. Ri-Liberiamo Milano", "Guerra-Razzismo: Not In My Name" si leggeva sugli striscioni dietro cui marciavano centinaia di giovani lavoratori precari, migranti e studenti organizzati dai centri sociali "Cantiere" e "Casa Loca" che si sono espressi anche contro le ingerenze del Vaticano, per la chiusura dei Cpt e per l'abrogazione delle leggi repressive proibizioniste sulle droghe leggere. È stata anche quest'anno una manifestazione vissuta, dalla sua stragrande maggioranza, come "di parte", partigiana per definizione, contraria ad ogni sorta di "memoria condivisa" e "pacificazione nazionale" tra vittime e carnefici. A dispetto di chi voleva, sia nell'Unione della "sinistra" borghese che nella Casa del fascio, una "festa di tutti gli italiani" con un tripudio di bandiere tricolore è stato invece il rosso il colore incontrastato dei vessilli e degli indumenti dei manifestanti. Non mancavano le bandiere arcobaleno per rivendicare ancora una volta il ritiro dall'Afghanistan, e non solo, dei contingenti militari italiani. La delegazione del PMLI composta da compagne e compagni militanti e simpatizzanti provenienti dalla Lombardia e dal Piemonte e guidata dal compagno Angelo Urgo, ha accolto chi raggiungeva il concentramento con la diffusione di centinaia di copie del volantino riportante l'editoriale de "Il Bolscevico" dal titolo "Teniamo alta la bandiera della Resistenza combattendo il regime neofascista per l'Italia unita, rossa e socialista". Su un cartello spiccava il bel manifesto del Partito per questo 25 Aprile. Manifesto che è piaciuto a molti, tanto che i nostri compagni se ne sono dovuti privare sfilandosi dal corpetto la riproduzione ridotta vendendolo assieme a "Il Bolscevico" di cui si è fatta una buona diffusione dei numeri speciali sul 30° Anniversario del PMLI. Non sono mancati momenti di manifesta amicizia e fraternizzazione della delegazione del PMLI con la base del PdCI - che ha acquistato copie de "Il Bolscevico" e con cui si è anche intonato insieme "L'Internazionale" e la versione italiana dell'Inno sovietico - e del PCL che hanno sinceramente ammesso di apprezzare le nostre analisi e denunce antigovernative seguendoci costantemente sul nostro Sito internet. Slogan come "Via Prodi, che come Berlusconi, fa la guerra, e serve i padroni" e "Con la Resistenza irachena, cacciar gli imperialisti, sarà vittoria piena" lanciati dal nostro megafono sono stati apprezzati, ripetuti e fatti propri dai manifestanti dello spezzone dei centri sociali che ci hanno accolti tra le loro file in un nostro provvisorio posizionamento ad inizio corteo. Contro la nuova legge sull'immigrazione Amato-Ferrero i marxisti-leninisti hanno ribadito: "Vanno tutti chiusi i lager per migranti, uguali diritti per tutti quanti" e "Chiudere tutti i Cpt". Al passaggio del vivace e animato spezzone del Partito si avvertivano stupore, curiosità, rispetto ed entusiasmo, nonché applausi particolarmente per gli slogan contro il revisionismo storico ("No al revisionismo della storia, antifascista sempre la nostra memoria", "I repubblichini di Mussolini, sian sempre ricordati come degli assassini") e per il canto di "Bella ciao" e "Fischia il vento" che hanno coinvolto tutti i manifestanti nei pressi. "Il 25 Aprile non si tocca onore e gloria ai partigiani" risuonava dal megafono del PMLI cogliendo l'approvazione dei presenti che hanno echeggiato gli altri slogan come quelli per l'applicazione delle norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione ("I nazifascisti e chi li protegge, non vanno tollerati ma messi fuorilegge" e "L'apologia di fascismo è un reato, è incostituzionale non va tollerato"), contro l'interventismo nostrano ("L'Italia dall'Afghanistan e dal Libano si deve ritirare fuori dai confini nemmeno un militare") e per la libertà dei popoli afghano, iracheno, palestinese e libanese. Nel frattempo, sventolando bandiere palestinesi, i giovani dei centri sociali contestavano duramente la presenza di bandiere israeliane nel corteo portate provocatoriamente dai reduci della "Brigata ebraica" sionista che sfilavano scortati da poliziotti in tenuta antisommossa. Nonostante la presenza del PMLI sia stata rilevata visivamente in modo chiaro da La Stampa (pagina nazionale), dalle pagine milanesi del Corriere della Sera e di Repubblica, dai servizi del Tg1 e del Tg3, nessuno dei media ha osato citare il Partito. Si può affermare che la delegazione del PMLI ha dimostrato nei fatti, anche per il suo stile di lavoro disciplinato, di meritare di essere l'anima rossa d'avanguardia di tutto il corteo a prescindere dalla quantità dei suoi componenti. Questo lo si è visto anche in Piazza Duomo quando dal palco ha preso la parola la neopodestà Moratti. Ad animare la protesta contro l'inaccettabile e vergognosa presenza della neofascista e razzista Thatcher di Palazzo Marino hanno contribuito attivamente alcuni nostri compagni, già presenti in piazza con un cartello e una bandiera doppia dei Maestri e del Partito, fin sotto il palco, mentre la delegazione del PMLI entrava nella piazza scandendo col megafono e in coro a raffica continua "Non vogliamo una Milano razzista, via la Moratti e la sua giunta neofascista" e "Privatizzazioni, repressione e razzismo, la giunta Moratti è nuovo fascismo", dando così ulteriori parole d'ordine a chi già fischiava e gridava "fascista", "razzista" e "vattene via!". Uno striscione degli studenti dei Collettivi la ammonisce: "Milano vuole spazi sociali, non covi neri" (in riferimento al suo via libera ai nazifascisti di "Cuore Nero"). Quei pochi applausi strappati con l'inganno dalla neopodestà, con un "Viva la Resistenza" non previsto nel testo del suo discorso, sono ben poca cosa a confronto dei fischi e delle proteste che hanno subissato l'intero suo intervento. Il guardiano della Camera Bertinotti è il primo ad esprimere solidarietà alla Moratti attaccando la piazza: "è profondamente sbagliato fischiare la Moratti come è profondamente sbagliato fischiare chiunque il 25 aprile", seguito dal presidente della provincia di Milano, il diessino Filippo Penati, che l'ha invitata a riprovarci il prossimo anno: "mica gliela diamo vinta a questi qui". Nulla ha impedito che la piazza si esprimesse liberamente anche contro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che per tutto il suo intervento è stato a più riprese fischiato e bersagliato da cori come "ladro", "crumiro", "ipocrita" e "va a lavurà". Le misure anti-contestazione mobilitate per l'arcimbroglione alla terza carica dello Stato, Fausto Bertinotti, sono state invece notevoli: tutto il "servizio d'ordine" del PRC della Lombardia è stato mobilitato per formare "cordoni preventivi" di cinque file per rallentare il passo nel corteo e arginarlo il più lontano possibile dal palco, e a margine di piazza Duomo, i manifestanti organizzati dai centri sociali "Cantiere" e Casa Loca" che avevano preannunciato di contestare l'intervento del presidente della Camera soprattutto per il suo recente appoggio alle missioni di guerra e al loro rifinanziamento. Gli sgherri bertinottiani non si sono peritati di spintonare con violenza i giovani, che avanzavano pacificamente e rivendicavano di poter liberamente muoversi e manifestare il proprio dissenso. Se i piccoli tafferugli non sono degenerati è per la maturità dei contestatori nel non rispondere alla provocazione rifondarola fra i cui fautori sono stati notati, e fotografati, alcuni zaini deformati perché contenenti "strani" oggetti lunghi e pesanti. Nel contempo, una claque ulivista e di "Giovani comunisti" concentrata davanti al palco e al centro della piazza applaudiva e acclamava Bertinotti intimando di tacere a ogni contestatore, compresi i nostri compagni. Ma i marxisti-leninisti non si son fatti intimorire e hanno coraggiosamente puntellato il discorso zeppo di ipocrisia del cane da guardia della Camera nera con grida contro chi, parlando "contro la precarietà" ha votato il pacchetto Treu e non abroga la Legge 30, contro chi, parlando di "pace nel mondo" vota le missioni di occupazione e di guerra in Libano e Afghanistan e il loro finanziamento, contro chi, parlando di "radici e valori della Resistenza" ha rinnegato tutta l'esperienza di lotta del '900 accodandosi al revisionismo storico antipartigiano. Dalla piazza sono partite proteste contro Bertinotti anche da Emergency e dai sindacati non confederali mentre echeggiavano di continuo in relativa lontananza le durissime e rumorose contestazioni, "arginate" come detto, di centinaia di giovani organizzati dai centri sociali dai quali è stato liberato uno striscione volante su cui si leggeva "Guerra Globale. Berti-Not-In-My-Name. Rahmatullah libero. Liberi subito tutti i popoli ostaggio della guerra". Altro che "contestazioni inventate da giornali e tv" come sostiene l'organo del PRC "Liberazione". Un 25 Aprile di protesta e di lotta, insomma, nel pieno del suo spirito antifascista! 3 maggio 2007 |