Nella quindicesima giornata della memoria promossa da Libera e Avviso pubblico A Milano sfilano in 150mila contro le mafie Letti i nomi di oltre 900 vittime della criminalità. Presenti molti familiari delle vittime e tantissimi ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia Manifestanti difendono le insegne del PMLI che gli organizzatori volevano fossero ritirate Redazione di Milano Sabato 20 marzo si è svolta a Milano la manifestazione nazionale organizzata dall'associazione antimafiosa "Libera" di don Luigi Ciotti e da Avviso pubblico, l'associazione che riunisce Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, in occasione della "XV giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie" ricorrente il giorno seguente. Al concentramento in Porta Venezia sono giunti in 150mila - tantissimi ragazzi organizzati dall'Unione degli Studenti, dalle scuole e dalle associazioni scoutistiche laiche e cattoliche - arrivati da tutta Italia. Tra di loro, cinquecento parenti delle vittime morte ammazzate da Cosa nostra, dalla camorra, dalla 'ndrangheta con le foto stampate su manifesti e sulle magliette, per non dimenticare i loro cari e per "chiedere alla politica e alla magistratura di andare avanti affinché sia fatta giustizia". "Ricordate i morti, ma ricordateli vivi", c'era scritto sulle magliette di alcuni ragazzi. La manifestazione si è svolta proprio a Milano dove le mafie riciclano i proventi della loro attività criminale, radicata nel Mezzogiorno, entrando a far parte integrante del capitalismo immobiliare e finanziario milanese. Trovando i suoi interlocutori politici in ambo i poli del regime neofascista, è pronta a partecipare al banchetto della maxispeculazione edilizia targata Expo2015 con la connivente omertà del prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi. Sono molti i manifestanti che hanno preso coscienza di questa verità, in buona parte denunciata dall'associazione "Libera" che però non va oltre un impegno di sostegno morale alla magistratura e alle forze di polizia antimafia (tra l'altro ostacolate in tutti i modi dal governo Berlusconi-Alfano) e della sua attività nell'amministrare un'esigua parte dei beni confiscati (mentre il restante spesso riesce a tornare, con aste pilotate, alle mafie a volte persino bonificati e ristrutturati coi soldi della collettività) evitando però di portare fino in fondo la denuncia politica e soprattutto senza chiamare alla lotta contro quel potere politico e quelle leggi che permettono alle mafie di spadroneggiare pressoché indisturbate. Un invito alla lotta è arrivato dai salottieri leader della "sinistra" borghese presenti fra cui Veltroni, Ferrero e Di Pietro e dai candidati a governatore lombardo Penati (PD), Agnoletto (FdS) e Pezzotta (dell'UdC del filomafioso Cuffaro). Mentre nonostante il carattere semi-istituzionale della manifestazione, non si sono fatti vedere i gerarchi del Pdl e della Lega, impegnati nell'adunata romana del neoduce Berlusconi. "Via le mafie dal governo e dalle istituzioni! Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi colluso con la mafia", si leggeva a chiare lettere sul cartello portato con coraggio antimafioso militante dalla Cellula "Mao" di Milano del PMLI presente con militanti e con simpatizzanti del Partito, anche della provincia di Bergamo, diretti dal compagno Angelo Urgo. Essi hanno tenuto alte le rosse bandiere del Partito. La gran parte dei manifestanti hanno ben accolto le posizioni dei marxisti-leninisti ripetendo a più riprese gli slogan gridati dai nostri compagni: "Con lo scudo fiscale di Berlusconi, la mafia ricicla ancora più milioni", "Difendiamo le intercettazioni per scovare gli eroi di Berlusconi", "L'acqua pubblica deve restare, ai mafiosi non deve andare", "Ma che processo breve, ma quali prescrizioni, alla sbarra Dell'Utri e Berlusconi", "Legge Bossi-Fini, legge razzista, favorisce la mafia schiavista", "Berlusconi, Cosa Nostra (/la 'ndrangheta, /la camorra) canta con te: men omale che Silvio c'è", "Via le mafie dagli appalti", "Fuori la mafia dal governo, fuori la mafia dallo Stato". Vari manifestanti attratti dalla combattività dei nostri compagni si sono avvicinati per chiedere copie in diffusione de Il Bolscevico nn. 3 e 9 complimentandosi per il nostro ruolo attivo durante il corteo. Durante il corteo alcuni organizzatori di "Libera" hanno chiesto ai marxisti-leninisti di ammainare le bandiere "per evitare strumentalizzazioni nel dare indicazioni di voto alle elezioni regionali abbiamo chiesto di non portare simboli di partito". La risposta è stata un netto rifiuto motivato dal fatto che il PMLI non è presente col suo simbolo nella scheda elettorale non partecipando alle elezioni borghesi e sostenendo la tattica astensionista come forma di delegittimazione delle dominanti istituzioni capitaliste, neofasciste, federaliste e filomafiose. Inoltre il PMLI, hanno ancora spiegato i compagni, non può certo rinunciare alla sua visibilità tra le masse visto che è anche fatto oggetto, tranne rare eccezioni, di un costante black-out da parte dei principali mezzi di informazione. Alcuni organizzatori sono poi tornati all'attacco quando i marxisti-leninisti al confluire del corteo in Piazza Duomo hanno esposto in bella vista cartello e bandiere appena fuori la transennata che racchiudeva le file di sedie dove stavano i familiari delle vittime di mafia e il palco dove si sono svolti i comizi finali conclusi dall'intervento di don Ciotti al quale è seguita la lettura degli oltre novecento nomi degli antimafiosi assassinati dalle mafie. Con ostentato atteggiamento pietistico ci è stato nuovamente chiesto di togliere le nostre insegne "nel rispetto della memoria dei morti per mafia" asserendo inoltre che "le bandiere rosse non centrano con questa manifestazione". Rapida la reazione sdegnata di alcune manifestanti: "Cos'è? Vi danno fastidio le bandiere rosse?", "Lasciateli stare! Sono gli unici che dicono chiaramente i fatti! Berlusconi favorisce la mafia, dovreste dirlo voi!". Altri manifestanti si sono spazientiti e rivolti agli organizzatori che molestavano i nostri compagni gli gridavano: "ma finitela con 'sta lagna, lasciateci ascoltare i comizi". La situazione ha raggiunto un livello di concitazione tale che lo stesso Ciotti ha interrotto per qualche secondo il suo discorso guardando cosa stesse accadendo a quell'angolo delle transenne. I marxisti-leninisti non hanno ceduto di un millimetro a queste assurde pretese rispondendo per le rime, ribattendo che "le insegne del PMLI non possono che onorare la memoria delle vittime di mafia" perché "sul cartello vi è scritto proprio quello che ogni antimafioso conseguente vorrebbe sentir gridare vincendo ogni omertà". "La bandiera rossa è la bandiera dell'antimafia per eccellenza" hanno continuato con orgoglio i nostri compagni respingendo l'offesa alle nostre bandiere. "È la bandiera dei Fasci Siciliani dei Lavoratori e delle vittime dell'eccidio di Portella delle Ginestre quando come oggi lo Stato borghese si affiancò alla mafia contro i lavoratori!". Rimasti senza argomenti dopo aver tentato inutilmente di isolare il PMLI dai manifestanti, gli organizzatori si sono rivolti ai questurini, bloccati anch'essi con gli argomenti dai nostri compagni: "ci appelliamo all'articolo 21 della Costituzione che tanto dite di difendere a chiacchiere!". Poi i nostri compagni si son trovati circondati a breve distanza da agenti della Digos (riconoscibili per le ricetrasmittenti dall'inconfondibile suono di stacco) che però nulla hanno potuto fare vista la forte solidarietà dei manifestanti conquistata dai marxisti-leninisti. È solo con questa determinazione nel cercare l'appoggio delle masse che il PMLI potrà contribuire al formarsi di un vasto Fronte unito, sulla base di una piattaforma politica comune e su un piano di uguaglianza nei diritti e nei doveri, affinché siano riportate importanti vittorie sulla criminalità organizzata contro cui va ingaggiata una lotta di massa che non può che passare dal muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini e dell'imperante regime neofascista e federalista nato nel '92 anche - come stanno rivelando le inchieste della magistratura antimafia - dallo scellerato patto tra mafia e Stato borghese. La Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI, attraverso una lettera ha così elogiato i compagni lombardi: "Cari compagni, grazie di cuore da parte dei dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e di questa Commissione per la missione compiuta alla manifestazione nazionale contro le mafie. Sotto la direzione del compagno Angelo Urgo voi avete reso un ennesimo importante servizio a tutto il Partito in una situazione delicata e difficile per voi dato il carattere 'semistituzionale' della manifestazione che ha visto la presenza di tanti esponenti della magistratura e delle 'forze dell'ordine', nonché per la composizione eterogenea e per la consistente presenza di cattolici. Ciò nonostante, usando la dialettica e argomentazioni adeguate e convincenti, voi siete riusciti a rimanere nel corteo e addirittura arrivare a posizionarsi sotto il palco tenendo ben alte le bandiere e il cartello del PMLI, che qualcuno degli organizzatori voleva che venissero abbassate. Il vostro coraggio, determinazione e fermezza unite alla dialettica, alle corrette e convincenti argomentazioni e all'unità con le masse sono un esempio per tutto il Partito, inclusi i suoi dirigenti nazionali. Imparando da voi, tutto il Partito deve aver fiducia verso le masse e coinvolgerle quando si presentano delle contraddizioni nel corso delle manifestazioni, specie in quelle organizzate da certe forze della 'sinistra' borghese, più scopertamente anticomuniste. Tutto sommato voi avete fatto una bella esperienza politica e avete colto appieno l'occasione per far conoscere ai 150 mila partecipanti alla manifestazione di sabato, provenienti da tutta Italia, la posizione del Partito sulle mafie che devono essere cacciate dal governo e dalle istituzioni. Questo messaggio, come quello di abbattere il governo del neoduce Berlusconi, connivente con le mafie, non possono essere sfuggiti ai manifestanti più avanzati e combattivi e con la più alta coscienza politica, in particolare alle ragazze e ai ragazzi che hanno espresso con forza nel corteo la loro opposizione alle mafie". La grande manifestazione contro la mafia è stata pressoché vergognosamente ignorata dal Tg1 dell'indagato leccapiedi del neoduce Augusto Minzolini. Una censura che, si legge in una lettera di protesta di Libera, ha ignorato un corteo di 150 mila persone che hanno riempito piazza Duomo "per denunciare l'avanzata degli interessi criminali che mettono in pericolo la democrazia... Il Tg1 - conclude - è venuto meno al fondamentale dovere di rappresentare la realtà nella completezza dell'informazione e al ruolo della Rai come servizio pubblico finanziato da tutti i cittadini". 24 marzo 2010 |