La guerra imperialista alla Libia miete vittime tra la popolazione Un missile Nato su un edificio civile 9 vittime incolpevoli I caccia della Nato hanno colpito nella notte fra sabato 18 e domenica 19 giugno un edificio civile nella capitale libica Tripoli e provocato almeno 9 vittime fra gli abitanti, cinque delle quali appartenevano alla stessa famiglia; altri 18 sono rimasti feriti. Vittime incolpevoli della guerra imperialista dichiarata al regime di Gheddafi, almeno formalmente, proprio per "proteggere" la popolazione civile. Ripetendo l'oramai logoro e ipocrita copione adoperato, qualche volta, per giustificare le vittime civili nella guerra di occupazione dell'Afghanistan, la Nato si è scusata. Con un comunicato nel quale si legge: "l'obiettivo del raid era colpire un deposito di missili. Tuttavia, sembra (sic!) che un'arma non abbia colpito il bersaglio e che a causa di un malfunzionamento del sistema dei caccia possa aver causato un numero di vittime civili". Il comunicato ha sottolineato che l'Alleanza ha condotto "più di 1.500 attacchi" in Libia e che "ogni operazione viene preparata e messa in atto con grande cura per evitare vittime civili". Meno male! Di rincalzo il generale Charles Bouchard, il comandante in capo dell'aggressione militare imperialista denominata operazione Unified Protector, ha affermato che l'Alleanza "esprime il proprio rammarico per la perdita di vite innocenti" e ribadito che nell'attuale campagna è sempre stata posta la massima attenzione nel "condurre attacchi contro un regime deciso a usare la violenza contro i propri cittadini". Le vittime civili causate dalla Nato invece sono frutto di un "errore". Magari come quelle denunciate il 20 giugno dal governo di Tripoli nella località di Sorman, a 70 chilometri a ovest della capitale dove un nuovo raid degli aerei della Nato ha provocato 15 morti tra la popolazione civile, tra i quali tre bambini. Bersaglio dell'attacco era la residenza di un amico di Gheddafi. La Nato in un primo momento ha smentito di aver condotto attacchi "in quell'area e a quell'ora"; in un secondo tempo ha ammesso il raid su Sorman, su obiettivi militari e negato di aver provocato vittime civili. La storia si ripete. 22 giugno 2011 |