Le misure anticrisi tutte a vantaggio dei padroni Berlusconi: "chiudere la bocca ai catastrofisti" Per il neoduce la crisi è "eminentemente psicologica". Briciole ai lavoratori in difficoltà. Niente sui redditi dei lavoratori e dei pensionati. Precari a bocca asciutta La crisi finanziaria ed economica mondiale del capitalismo, quindi anche italiana, la più grave del dopoguerra, la recessione produttiva che ha fatto seguito con le sue ricadute sociali devastanti (chiusura di banche e aziende, perdita progressiva di posti di lavoro, aumento vertiginoso della disoccupazione, perdita drastica del potere d'acquisto delle larghe masse popolari, crescita esponenziale delle povertà) per il neoduce Berlusconi è una finzione creata dal pessimismo dei mass-media, dai dati negativi resi pubblici dagli uffici studi di problemi economici e di statistica, e persino dagli organismi internazionali che invece certificano la dimensione e l'andamento della crisi. Non è la prima volta che sostiene questa tesi menzognera assolutamente falsa, senza temere il ridicolo. Ha avuto l'ardire di ribadirla nella conferenza stampa del 26 giugno, organizzata per illustrare il decreto Tremonti detto "anticrisi" approvato dal consiglio dei ministri nelle ore precedenti. Il "fattore ottimismo" "Alle parti sociali che ho incontrato questa mattina ho detto che questa crisi economica ha come primo fattore quello psicologico - racconta Berlusconi - Ho detto tante volte, e l'ho ribadito anche a loro che il fattore ottimismo è fondamentale per uscire dalla crisi: la gente deve tornare agli stili di vita precedenti e deve alzare i consumi. Anche perché la gente - aggiunge - non ha motivi per diminuire i consumi". Per Berlusconi insomma tutto si gioca sull'ottimismo, sulla fiducia. Infatti afferma che: "Per risollevare i consumi bisogna far sì che prima di tutto il governo e, in secondo luogo le organizzazioni internazionali contribuiscano a rilanciare la fiducia". Non il potere d'acquisto di salari e pensioni, la cui perdita è la vera causa della caduta dei consumi. Il riferimento è a le organizzazioni internazionali come il Fmi (Fondo monetario internazionale) e l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che, sostiene il neoduce, "un giorno sì e un giorno no escono e dicono che il deficit è al 5%, meno consumi del 5%, crisi di qui, crisi di là, la crisi ci sarà fino al 2010, la crisi si chiuderà nel 2011". Livido di rabbia e arrogante esclama il nuovo Mussolini: "Un disastro: dovremmo veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, magari perché le cose che i loro uffici studi gli dicono possono verificarsi, ma così facendo distruggono la fiducia dei cittadini dell'Europa e del mondo". Infine l'attacco gravissimo di stampo fascista nei confronti degli organi di stampa che osano contravvenire all'ordine del neoduce di non parlare della crisi. "Dobbiamo dire agli imprenditori - dice a questo proposito - di non aver paura, di fare pubblicità ai loro prodotti ... Minacciate di non dare la pubblicità a quei media che sono anch'essi fattori di crisi, perché la crisi è eminentemente psicologica". Ci mancava solo che aggiungesse: la pubblicità che levate ai media non allineati col governo datela alle televisioni di Mediaset, nonché ai giornali e alle riviste di cui, io Berlusconi Silvio, sono proprietario! Non lo ha citato direttamente ma Berlusconi ce l'ha anche con il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, il quale di crisi ne ha parlato eccome nella recente Assemblea annuale della Banca. Ha detto che per l'Italia nel 2009 la caduta del Pil sarà del 5% circa, che si assomma alla diminuzione di un punto del 2008; il crollo della domanda estera ha provocato una forte contrazione della produzione industriale e degli investimenti. Ha detto che le imprese per fare fronte alla recessione e alla caduta di ordini e fatturato hanno fatto uso a livelli massimi della cassa integrazione, che due quinti delle imprese industriali e dei servizi con 20 addetti ridimensioneranno il personale quest'anno e che per oltre 2 milioni di lavoratori temporanei il contratto giunge a termine nel corso di quest'anno. Draghi ha segnalato che almeno 6 mila aziende con almeno un milione di lavoratori occupati hanno forti difficoltà finanziarie e fanno fatica ad accedere al mercato dei capitali. A seguito di ciò la disoccupazione potrebbe salire dall'8,5 al 10% e il reddito disponibile delle famiglie e i loro consumi decurtarsi ulteriormente. Il decreto Tremonti Se la crisi finanziaria, economica e produttiva è inventata dai media, come dice Berlusconi, che tipo di provvedimento governativo "anticrisi" poteva mettere a punto il ministro Tremonti? C'è chi la definisce "decretino", chi "manovrina d'estate", chi "provvedimento spezzatino senza respiro". Sicuramente inadeguato nella quantità di risorse messe in campo e nella qualità dei provvedimenti assunti, ma soprattuto ingiusto nei confronti dei lavoratori dipendenti e dei pensionati per i quali ci sono solo briciole, nei confronti dei precari per i quali non c'è assolutamente nulla. Mentre, quasi tutti i benefici fiscali varati riguardano le imprese, in specie quelle grandi e medie. La vaghezza e l'incertezza regnano comunque. Su domanda Tremonti non ha saputo neppure dire a quanto ammontano le risorse stabilite con il decreto. Si parla di due miliardi di euro ma pare siano presi da un fondo istituito dalla legge finanziaria per altro tipo di spese. Insomma una manovra a "costo zero", si vantano Berlusconi e Tremonti le cui misure principali sono le seguenti. C'è (art.5) la detassazione al 50% degli utili reinvestiti dalle aziende in macchinari e apparecchiature. La misura vale un anno. C'è un bonus per le aziende (art.1) che non licenziano. Ciò permetterebbe ai lavoratori in cassa integrazione di allungare la durata dei trattamenti e di portarli fino al 100% del salario frequentando corsi di formazione forniti alla stessa azienda presso in cui operavano. Non è chiara l'efficacia di questo bonus anche perché non è specificato l'importo e se sarà conveniente per le aziende utilizzarlo. Ma nel decreto non sono presi in considerazione, sono per cosi dire ignorati i soggetti più deboli del "mercato del lavoro", ossia i precari, i lavoratori temporanei. Su di loro non c'è una riga. Una massa enorme di lavoratori che sono i primi a perdere il posto di lavoro (400 mila secondo l'Istat), e tanti altri lo perderanno vista la grande quantità di contratti in scadenza entro l'anno; oltretutto non dispongono di "ammortizzatori sociali" e solo una minoranza di questi ha un sussidio di disoccupazione valido solo per qualche mese. Regalie al padronato Ma le misure in favore dei padroni non finiscono qui. Vi è, per esempio, quella relativa all'accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese che vantano crediti per lavori eseguiti. Per quanto, le modalità di detta accelerazione sono, al solito vaghe. Per il futuro si parla di "opportune misure organizzative per garantire il tempestivo pagamento del dovuto". Per il passato, i crediti esigibili dai soli ministeri (non i Comuni, né le Asl, quindi) iscritti come residui passivi per il 2009 saranno resi "liquidabili nei limiti delle risorse a tal fine stanziate con la legge di assestamento del bilancio dello Stato". Per le imprese c'è anche un grosso sconto sulle bollette del gas (art.3). Altri due punti che meritano di essere stroncati: l'aumento di 1.250 militari sulle strade con compiti di "ordine pubblico", portando il contingente impiegato a 4.500. Cosa c'entra questo con la crisi economica? A meno che non si vogliano utilizzare i soldati per azioni repressive delle manifestazioni operaie. Poi, l'ennesimo rinvio di sei mesi per l'entrata in vigore della class-action, lo strumento che dovrebbe permettere vertenze collettive contro la pubblica amministrazione per ottenere risarcimenti per torti subiti. Brunetta tace. Che il decreto fiscale di Tremonti sia a favore dei padroni emerge con chiarezza dalle dichiarazioni della Marcegaglia, presidente della Confindustria. "La prima risposta del governo all'emergenza - ha affermato - è positiva". "la detassazione degli utili reinvestiti è in linea con le nostre richieste, potrà aiutare le imprese e riprendere gli investimenti". Diversi i punti apprezzati dal leader degli industriali, come quello "per il pagamento dei crediti della pubblica amministrazione". Oppure come quello in tema di energia. La misura prevede che l'Eni liberi 5 miliardi di metri cubi di gas "a un prezzo inferiore a quello di mercato. Questo risultato .. aiuterà l'industria" con un calo di 1,6 miliardi nella bolletta energetica. Blande reazioni sindacali Praticamente assente, se si esclude qualche dichiarazione sui giornali senza alcuna importanza, la reazione dei sindacati confederali, Cgil compresa. Bonanni della Cisl ha espresso addirittura degli apprezzamenti. Eppure il governo non ha accolto nemmeno vagamente le loro richieste avanzate a suo tempo per affrontare la crisi; a partire dagli sgravi fiscali per i lavoratori dipendenti e i pensionati, assunzione dei precari del pubblico impiego, ampliamento dell'applicazione degli "ammortizzatori sociali" ai settori, compresi i precari e i lavoratori a progetto, che attualmente non ne hanno diritto per legge. Un immobilismo questo che di fatto si traduce in acquiescenza colpevole e da condannare con forza. Anche perché la crisi capitalistica continuerà a correre e a colpire le condizioni di vita e di lavoro delle masse, senza che il decreto appena varato gli ponga minimamente rimedio. 1 luglio 2009 |