Alla Conferenza internazionale sulla sicurezza nucleare I capofila dell'imperialismo mondiale apprezzano le controriforme varate da Monti Obama e Hu per premio promettono di investire in Italia In margine alla Conferenza internazionale sulla sicurezza nucleare di Seul Mario Monti ha ricevuto grandi elogi e apprezzamenti dai due capofila dell'imperialismo mondiale, il presidente americano Obama e quello cinese Hu Jintao. Pur avendolo già incontrato a febbraio a Washington, il presidente Usa ha voluto avere lo stesso un colloquio di una ventina di minuti con lui e, come ha tenuto a riferire lo stesso Monti ai giornalisti, Obama "mi ha manifestato la sua soddisfazione per gli sviluppi positivi della situazione sia in Italia che nella zona Euro". Egli ha altresì lodato il "ruolo molto importante" giocato dal governo italiano presieduto da Monti nello scenario europeo, e gli ha fatto i complimenti per aver portato il dibattito in Europa sul tema della crescita ed essere riuscito ad influenzare Angela Merkel su questo argomento che sta molto a cuore al presidente Usa. I due si sono poi salutati con un "a presto" dandosi appuntamento al prossimo vertice del G8 di Camp David. Monti ha incassato con grande compiacimento gli elogi del comandante in capo della superpotenza Usa, tanto più che questi erano stati opportunamente preceduti da un editoriale del potente Wall Street Journal, il più diffuso quotidiano economico negli Stati Uniti, in cui viene paragonato a Margaret Thatcher per la determinazione con cui sta portando avanti le controriforme economiche antioperaie e antipopolari "con o senza il consenso dei sindacati". Un panegirico, quello del quotidiano della grande finanza di Wall Street, che segue a ruota quello analogo tributato recentemente a Monti dal portavoce della City finanziaria londinese, The Economist, che lo aveva nominato "the iron Monti", letteralmente Monti di ferro, in omaggio alle analogie attribuitegli con la "Lady di ferro" britannica nella volontà di stroncare le resistenze dei sindacati. Altrettanto entusiastici sono stati gli apprezzamenti ricevuti dal presidente cinese, che ha voluto intrattenersi con lui per circa mezz'ora, facendogli i complimenti e dichiarandosi impressionato dai netti "miglioramenti dei vostri fondamentali". Non solo, ma gli ha anche fatto questa allettante promessa, che Monti si è affrettato a far diffondere alla stampa: "Suggerirò a tutte le autorità e alla business community cinese di investire in Italia, sia dal punto di vista finanziario che da quello economico". Tutti questi apprezzamenti da parte dei rappresentanti delle due massime superpotenze imperialiste mondiali sono tanto più significativi in quanto cadono nel momento in cui Monti è più in difficoltà per la ribellione sociale che sta sollevando il suo cinico attacco all'articolo 18 e ai diritti dei lavoratori, una sorta di "solidarietà" da parte dell'internazionale nera della grande finanza imperialista a colui che a suo nome e per conto sta portando avanti in Italia le politiche ferocemente liberiste che imperversano in Europa e in tutto il mondo capitalistico. E con tanto di ricatto di ricchi investimenti promessi se riuscirà a portare a termine il suo infame compito di spogliare i lavoratori e le masse popolari dei loro più elementari diritti. Un ricatto che però al tempo stesso serve a Monti come pezza d'appoggio per giustificare la sua spietata e arrogante linea antioperaia e antipopolare. Prova ne sia che durante tutto il suo giro in estremo oriente egli non ha fatto altro che ribattere ossessivamente sul chiodo dell'articolo 18 come un macigno che si frappone agli investimenti stranieri nel nostro Paese. E in particolare lo ha fatto durante la sua visita in Cina, come quando ha voluto sottolineare che i cinesi "hanno posto grande enfasi sulla riforma del lavoro. Un ostacolo che li aveva finora disincentivati dall'intervenire nel nostro Paese". 4 aprile 2012 |