In Germania ha fruttato 4,4 milioni di euro Monti conferma che non si terrà l'asta delle frequenze tv per favorire Berlusconi Invece di alleggerire la superstangata antipopolare Che vi sia un patto "segreto" tra i dittatori Monti e Berlusconi è fin troppo evidente. Il nuovo governo sembra non avere alcuna intenzione di mettere in agenda una legge sul clamoroso e ultradecennale conflitto di interessi di Berlusconi, e probabilmente si appresta persino a regalargli una nuova montagna di frequenze televisive. Come? Non cancellando il bando di gara per le frequenze Tv del digitale terrestre, definito "beauty contest" ("concorso di bellezza"), e concepito dal precedente esecutivo e dal Agcom, proprio per regalarle a colossi come Mediaset e Telecom. Non trattandosi di un asta pubblica il meccanismo truffaldino prevede che a vincere non saranno le offerte migliori qualitativamente ed economicamente (tradotto: chi "sgancia" di più allo Stato) ma quelle più "belle", ossia quelle che provengono da aziende che hanno "i requisiti richiesti", che guarda caso corrispondono al profilo dei monopolisti dell'etere, come Mediaset e Rai, che possono già contare su cinque multiplex (30 reti!). Un meccanismo vergognoso visto che in nessun altro Paese del mondo è stato permesso ai broadcaster che già con l'analogico hanno tre reti, e il monopolio della raccolta pubblicitaria, come è il caso di Mediaset-Publitalia, di mettere le mani, per giunta gratuitamente, anche sul digitale terrestre. Occorre forse dimostrare che il neoduce Berlusconi utilizzerà le nuove reti per le prossime campagne elettorali? Non a caso, al tergiversare di Monti e del ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture, l'ex banchiere Corrado Passera, ha fatto eco l'ex ministro delle telecomunicazioni, Paolo Romani, che in previsioni degli emendamenti sull'argomento alla manovra di lacrime e sangue, ha sentenziato: "annullare e ripartire da zero su un percorso amministrativo ormai in dirittura d'arrivo rischia solo di riaprire una procedura d'infrazione con l'Ue, creare incertezza nel settore, esporre l'Italia al rischio di azioni risarcitorie dagli attuali partecipanti e soprattutto mettere a rischio gli investimenti che gli operatori possono programmare su quelle risorse frequenziali". Allo stato attuale da questo concorso di bellezza non entrerà un euro nelle casse dello Stato, mentre in Germania l'assegnazione delle frequenze ha fatto guadagnare all'erario 4,4 milioni di euro e negli Stati Uniti 20 milioni di dollari. Se poi si considera che il patrimonio pubblico dello "spettro di frequenze" in discussione, secondo alcune stime, nel nostro paese vale ben 16 miliardi di euro, e che dal massacro delle pensioni le entrate sono stimate in 3,8 miliardi, la dimensione gigantesca dello scandalo è presto detta e poco cambierebbe, nella sostanza, se fosse approvato l'emendamento dell'Udc che prevede il pagamento di "un canone" per i monopolisti. 14 dicembre 2011 |