In continuità con la linea dei governi Berlusconi e Prodi A Gerusalemme Monti fa le fusa a Netanyahu I due amiconi reazionari uniti contro l'Iran e il popolo palestinese Tra Italia e Israele stretta cooperazione militare "È un piacere e un privilegio per me essere qui oggi, per la seconda volta nell'arco di sei mesi, e notare come l'amicizia che da sempre ha unito i nostri due paesi continui a rafforzarsi nel corso degli anni. L'Italia e Israele sono unite da un legame speciale e da relazioni che abbracciano tutti i campi. Oggi stiamo ponendo le basi per intensificare ulteriormente questa collaborazione e, allo stesso tempo, per avviarla in nuovi settori". Con queste parole il presidente del Consiglio italiano Mario Monti ha aperto il discorso di saluto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, durante il vertice bilaterale che si è tenuto il 25 ottobre a Gerusalemme. Il primo incontro dell'8 aprile scorso era stato più frettoloso e compreso in un giro di Monti che andava dal Libano all'Egitto. Stavolta la folta delegazione italiana aveva tutto il tempo necessario per discutere di come sviluppare la collaborazione tra i due paesi. Una collaborazione che funziona stando alle cifre dell'interscambio, raddoppiate negli ultimi anni da 2 a 4 miliardi di euro. La conferma indiretta che l'Italia di Monti rimane il miglior partner di Israele in Europa, in continuità con la linea dei governi Berlusconi e Prodi. Una significativa conferma viene dalla stipula nell'estate scorsa del contratto tra l'Alenia Aermacchi del gruppo Finmeccanica e il governo israeliano per la fornitura di 30 aerei definiti da "addestramento" del tipo M-346; il valore del contratto è di un miliardo di dollari. Che non saranno pagati da Tel Aviv ma "scambiati" con l'acquisto da parte dell'Italia di un satellite e due velivoli per la guerra elettronica; una partita che sembra a somma zero ma pagata dal bilancio statale. Israele è un paese formalmente in stato di guerra con diversi Stati della regione e che usa i suoi cacciabombardieri per colpire i palestinesi nella Striscia di Gaza. La vendita di armi a Tel Aviv è una violazione della legge che dovrebbe disciplinare il mercato delle armi e che vieta le vendite ai paesi belligeranti e ai paesi i cui governi siano responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali e dei diritti umani. Come appunto il governo sionista. Ma Monti non ha avuto nulla da dire, anzi ha impegnato il suo governo per la buona riuscita della firma del contratto. Il settore della cooperazione militare è certamente uno dei più delicati nei rapporti tra Italia e Israele. Ed è vincolato all'accordo bilaterale firmato nel 2003 sotto il governo Berlusconi, accordo che comprende anche un protocollo segreto del quale nemmeno il Parlamento può conoscere i contenuti. L'accordo è stato mantenuto tale e quale dal governo Prodi e dall'ultimo di Monti ed era una delle espressioni del cambiamento della politica italiana in Medio oriente, una volta più sensibile alle ragioni, e al petrolio, arabo. Con Berlusconi l'imperialismo italiano si schiera senza se e senza ma a fianco dei sionisti israeliani e ci resta, con Prodi e con Monti. La continuità è manifestata da un Monti che a Gerusalemme fa le fusa a Netanyahu. E intona i consueti ritornelli: "l'Italia condivide la convinzione israeliana che una soluzione giusta e duratura al conflitto israelo-palestinese può essere raggiunta solo attraverso negoziati diretti, sulla base del principio di due Stati per due popoli: dove lo Stato di Israele sia uno stato ebraico e patria del popolo ebraico, e dove ci sia uno Stato indipendente, democratico, contiguo e vitale della Palestina come patria del popolo palestinese". Monti non solo ripropone l'oramai fallita tesi dei due Stati ma avalla anche la definizione di Israele come stato confessionale, ebraico, nel quale non c'è posto a pari diritti per gli arabi musulmani e cristiani. La via del negoziato l'aveva sollecitata anche nelle visita di sei mesi fa; non è successo nulla e Monti fa il pesce in barile. E se ci tiene a esprimere "solidarietà a Israele che subisce i lanci di razzi (da Gaza, ndr)", mentre non dice una parola contro l'assedio di Gaza trasformata dai sionisti in un lager nel quale sono chiusi 2 milioni di palestinesi. Nulla contro l'illegale sequestro della nave "Estelle" e dei suoi 35 passeggeri che volevano forzare il blocco, di pochi giorni precedenti la visita. Così come non ha detto nulla sull'illegale arsenale nucleare sionista mentre sotto lo sguardo compiaciuto di Netanyahu, ha affermato che l'Iran deve dimostrare il carattere pacifico del suo programma nucleare e ha sostenuto le sanzioni Ue contro Tehran, utili per "bloccare l'economia iraniana". 31 ottobre 2012 |