Egitto Morsi ritira il decreto contestato dalle opposizioni Ma non cede sulla data del referendum costituzionale Dopo due settimane di forti proteste dell'opposizione il presidente egiziano Mohamed Morsi annunciava il ritiro del contestato decreto costituzionale del 22 novembre che ne aveva aumentato i poteri. La sera del 10 dicembre però Morsi conferiva all'esercito poteri speciali di polizia. "Le Forze Armate - recitava il nuovo decreto - debbono supportare il servizio di polizia in completa collaborazione, allo scopo di salvaguardare la sicurezza e proteggere le istituzioni vitali dello Stato per un periodo temporaneo, fino all'annuncio dei risultati del referendum costituzionale" del 15 dicembre. Il presidente egiziano faceva un passo indietro con la revoca dei poteri straordinari che si era attribuito ma non cedeva sulla data del referendum per l'approvazione della nuova Costituzione, in programma per il 15 dicembre. E incaricava l'esercito di tenere sotto controllo una situazione di prevedibili proteste di piazza dell'opposizione che ha già annunciato il boicottaggio delle urne. Le richieste rilanciate dalle manifestazioni di piazza che si sono susseguite al Cairo senza soluzione di continuità dal 22 novembre e fino all'assedio del palazzo presidenziale il 4 dicembre riguardavano il ritiro del decreto presidenziale che assegnava al presidente poteri assoluti nell'emissione di leggi o decreti in materia di unità nazionale e di difesa della "rivoluzione". Una specie di golpe istituzionale che avrebbe permesso al presidente di blindare i lavori dell'Assemblea costituente e del parlamento senza il pericolo di scioglimenti parziali o totali da parte della Corte costituzionale che già aveva sciolto l'assemblea del popolo. Le opposizioni chiedevano anche l'annullamento del referendum costituzionale del 15 dicembre e la formazione di una nuova Assemblea costituente. In quella appena eletta quasi la metà dei parlamentari sono del Partito della libertà e della giustizia, la formazione politica dei Fratelli musulmani, e un quarto dei partiti islamici salafiti. Le proteste di piazza sono state promosse dalla principale coalizione dell'opposizione egiziana, il Fronte di salvezza nazionale guidato dal liberale Mohamed El Baradei e che comprende un gran numero di partiti politici di matrice liberale, laica e socialista, tra cui il Partito socialdemocratico egiziano, ma anche dalla Coalizione Rivoluzionaria Democratica che riunisce partiti e movimenti di sinistra, tra i quali il Partito comunista egiziano (revisionista), il Partito nazionale unionista progressista e il Partito dell'Alleanza socialista popolare. Accanto ai militanti del Fronte si sono ritrovati in piazza i giovani del movimento 6 aprile e i militanti del movimento nasseriano. Il centro della protesta è rimasta piazza Tahrir da dove i cortei si sono mossi fino al palazzo sede della presidenza che il 4 dicembre è stato assediato dai manifestanti che sono riusciti a sfondare il cordone di polizia che lo proteggeva. Il presidente Morsi è dovuto fuggire. Nella giornata vi erano stati almeno dieci cortei che avevano sfilato nel centro del Cairo. Uno era formato da centinaia di giornalisti che si erano concentrati alla sede del Sindacato della stampa per marciare verso piazza Tahrir contro la dichiarazione costituzionale di Morsi e la bozza di Costituzione. La sera del 6 dicembre Morsi invitava l'opposizione a una trattativa annunciando la disponibilità a annullare parti della dichiarazione costituzionale. E assicurava che avrebbe varato una nuova Assemblea costituente nel caso di vittoria del no al referendum costituzionale. E non poteva essere altrimenti. La proposta è stata rifiutata dalle opposizioni e i cortei di protesta continuavano nei giorni successivi a sfialre per le vie del Cairo e in piazza Tahrir tanto che il presidente Morsi era costretto a annunciare il ritiro del decreto. Restava la questione del referendum, la cui data era confermata. E confermate erano le proteste che portavano di nuovo i manifestanti davanti la sede della presidenza protetta da filo spinato e blocchi di cemento. 12 dicembre 2012 |