A Casoria, Arzano, Casavatore, Frattamaggiore, Caivano, Casalnuovo, Afragola, Giugliano e Sant'Antimo i lavoratori edili trattati come carne da macello Morti bianche, malattie pericolose, supersfruttamento, precarizzazione e lavoro nero regnano nell'area nord di Napoli Le istituzioni locali e nazionali governate dalla "sinistra" borghese non muovono un dito e difendono le leggi del profitto capitalistico Occorre proclamare subito uno sciopero generale regionale di 8 ore per rivendicare occupazione, sviluppo e sicurezza sul lavoro Dal nostro corrispondente della Campania Sono 20 i lavoratori edili vittime d'incidenti mortali nei primi nove mesi del 2006 nella provincia di Napoli: di questi ben tre avevano solo tra i 14 e i 17 anni. Il territorio a nord di Napoli mantiene il primato di questa vera e propria strage di lavoratori edili, con una quota elevatissima rispetto allo scorso anno. La causa più frequente di questo continuo massacro è la caduta dall'alto (46%). Le altre cause sono: incidenti da gru o altre macchine (19%), materiali di lavoro (19%), crollo di una struttura o muro (7%), folgorazione (5%) o altro (4%). In sostanza i padroni se ne infischiavano totalmente delle norme antinfortunistiche, costringendo gli operai a lavorare senza cinture di sicurezza, caschi, guanti e scarpe antinfortunistiche, tenendo poi oltre 3mila lavoratori in nero nei cantieri situati a Casoria, Arzano, Casavatore, Frattamaggiore, Caivano, Casalnuovo, Cardito, Afragola, Giugliano e Sant'Antimo. Operai sfruttati per almeno dodici ore al giorno, con salari da fame: in pratica meno di 600 euro al mese e contributi previdenziali ai fini pensionistici neanche a parlarne. Un aspetto disumano, inoltre, è che nella maggioranza dei cantieri non sono istituiti locali mensa (i lavoratori pranzano sulle pietre), mancano gli spogliatoi e non ci sono servizi igienici. In questo territorio ci sono migliaia di lavoratori immigrati: arabi, polacchi, ucraini, nigeriani, capoverdiani e senegalesi costretti a essere usati come forza lavoro di riserva a bassissimo costo per essere poi utilizzata di fatto contro i loro fratelli operai campani. Un ricatto verso gli immigrati che passa attraverso la minaccia di non rinnovare loro il permesso di soggiorno; in pratica questi lavoratori sono vessati due volte, dal padrone e dalla legge fascista, razzista e xenofoba Bossi-Fini che il governo Prodi e la sua maggioranza di "centro-sinistra" non hanno in agenda di abrogare in toto come sarebbe necessario e urgente. Sistema di sfruttamento scientifico I padroni del cemento, con una fitta rete di commercialisti e consulenti del lavoro, si sono creati un vero e proprio meccanismo scientifico per aggirare i controlli fiscali: costringono gli operai a sottoscrivere buste paga perfettamente regolari, mentre in realtà prendono meno del 50% della "reale" busta paga sottoscritta. Un modo, questo, per dimostrare, se ci fossero controlli degli ispettori del lavoro, il "rispetto" del contratto. A farla franca sono principalmente l'arcipelago delle piccole imprese e dei cantieri privati dove le formali leggi che "dovrebbero" tutelare i diritti individuali e collettivi, la legge 626/94, la legge 300/70 ("Statuto dei lavoratori") e i decreti legislativi che dovrebbero regolare gli appalti e subappalti, vengono totalmente ignorati. Le illegalità sono anche diffuse nei cantieri edili gestiti da enti pubblici (amministrazioni comunali, Anas, Ferrovie dello Stato, Arin, ecc). Si considera che nel 2005 gli imprenditori edili di quest'area abbiano sottratto al fisco oltre duemila miliardi di vecchie lire. Un quadro, quello che emerge nei cantieri edili situati a nord di Napoli, davvero impressionante e che mostra con tutta evidenza la brutale e spietata legge del profitto capitalistico la quale tratta i lavoratori edili come carne da macello, rendendo così quest'area il regno del supersfruttamento, del lavoro nero e sottopagato. Tutto questo è poi tristemente accompagnato da un altro stillicidio, quello di migliaia di lavoratori colpiti da malattie altamente nocive alla loro salute. Infatti, oltre ai ritmi di lavoro massacranti, stress, mobbing, precarizzazione, infortuni e malattie varie, c'è anche l'aumento di un'altra malattia nociva, la cosiddetta "silicosi killer", ossia una sostanza altamente pericolosa presente nei mattoni, nel cemento, nella pietra e in altre sostanze abrasive. La polvere di silice viene rilasciata nell'ambiente al momento in cui questi prodotti vengono lavorati, tagliati a secco, molati, scheggiati, puliti. Fra le categorie a rischio vi sono i lavoratori delle arti murarie, delle sabbiature, manovali, imbianchini, gli operatori di macchinari, gli addetti all'applicazione di intonaco, gli idraulici e i camionisti. In sostanza, la silice provoca gravi malattie e può persino portare alla morte. Oltre al rischio silicosi, per i lavoratori edili aumentano a dismisura le malattie di tubercolosi e di cancro ai polmoni. La denuncia della Fillea e le lotte da fare Una recente denuncia della Fillea-Cgil della Campania, il principale sindacato dei lavoratori edili, accusa; "Imprenditori senza scrupoli, medici aziendali indifferenti, enti appaltati e organismi di vigilanza e di controllo sono assenti verso il dramma Silicosi - molti casi di silicosi non vengono diagnosticati perché chi lo dovrebbe fare non approfondisce adeguatamente e non effettua controlli sul lavoro e sulle mansioni svolte dagli operai, in alcuni casi non conoscono i sintomi di questa malattia... I diritti dei lavoratori e le loro tutele, in primis la prevenzione contro gli incidenti mortali nei posti di lavoro, vengono sistematicamente violati e calpestati dai padroni". Noi appoggiamo questa coraggiosa denuncia della Fillea-Cgil, ma vogliamo anche spronare il sindacato affinché porti avanti questa battaglia in difesa dei diritti e della salute degli operai fino in fondo, denunciando pubblicamente e con forza le istituzioni borghesi e i loro partiti che permettono e avallano queste situazioni criminali, di sfruttamento e di attacco alla salute dei lavoratori. Insomma, c'è urgentemente bisogno di mobilitare tutti i lavoratori, attuando forme di lotta anche a oltranza fino a proclamare uno sciopero generale regionale di otto ore per sconfiggere la tracotanza padronale. Da parte dei politicanti borghesi finora nulla è stato fatto per stroncare questa bestiale lobby di pescecani capitalisti, anzi le istituzioni locali e nazionali con in testa il Bossi del Sud, Antonio Bassolino, il verde Di Palma e la neopodestà DC Iervolino insieme al democristiano Prodi e al presidente della Repubblica, il rinnegato e traditore del comunismo, Giorgio Napolitano, versano solo lacrime di coccodrillo quando muore un'operaia o un operaio (vedi i fiumi di ipocrisia in merito alla strage di Montesano sulla Marcellana, Salerno, dove morirono bruciate vive, nel luglio scorso 2 operaie, Giovanna Curcio di 15 anni e Annamaria Mercadante di 49, mentre lavoravano in nero per 2 miseri euro all'ora), ma sanno ben coprire i meschini interessi del capitalismo e i profitti rubati dal sudore e dal sangue dei lavoratori. Grazie sempre ai politicanti borghesi che siedono negli scranni delle istituzioni si lascia campo libero agli imprenditori (come ha gia fatto il precedente governo del neoduce Berlusconi) nell'acquisizione di appalti pubblici e privati, scaricando poi senza scrupoli i costi sulla "forza-lavoro". Anche i falsi partiti comunisti, PRC e PdCI, sono responsabili politici di questo orrendo massacro e del perpetuarsi dello sfruttamento selvaggio ai danni dei lavoratori edili nell'area a nord di Napoli, come in tutto il resto della Campania. Questi signori sanno solo tessere inganni per i lavoratori mentre nella pratica sanno bene amministrare gli interessi delle istituzioni borghesi e il profitto dei pescecani capitalisti. Tra l'altro proprio il PRC ha ben due assessori al "lavoro", Corrado Gabriele e Tuccillo, il primo nella giunta della Campania, il secondo nella giunta provinciale di Napoli; questi due loschi individui, da imbroglioni matricolati e rinnegati del comunismo che sono, meriterebbero il premio nobel della falsità e della menzogna. La situazione sopra esposta in cui versa la classe operaia del settore edile in provincia di Napoli, in primis nella zona nord, a noi marxisti-leninisti fa ribollire il sangue e aumentare il nostro odio verso il capitalismo assassino e sfruttatore ma anche duplicare senza sosta gli sforzi nella lotta contro di esso per raggiungere il traguardo dell'Italia unita, rossa e socialista, dove benessere e uguaglianza siano il futuro dei lavoratori e delle masse popolari e dove crimini del genere vengano aboliti per sempre. Intanto, finché questo obbiettivo non sarà raggiunto, dobbiamo lottare in prima fila insieme agli operai oppressi e sfruttati per rivendicare i loro diritti e gridare nelle piazze e nei luoghi di lavoro: basta con gli omicidi bianchi. Basta con il precariato e il lavoro nero. Occorrono subito per il nostro Mezzogiorno: occupazione, sviluppo e sicurezza sui posti di lavoro. Che i sindacati proclamino uno sciopero generale di otto ore della Campania! 11 ottobre 2006 |