Il "Movimento cinque stelle" di Grillo Una nuova trappola parlamentare borghese Il partito del noto comico non vuol essere un'alternativa al sistema capitalista ma noi possiamo allearci, come con qualsiasi altro partito antifascista, sulle questioni di comune interesse Il 4 ottobre scorso, con una manifestazione indetta presso il teatro Smeraldo di Milano, Beppe Grillo ha annunciato la nascita del "Movimento cinque stelle", una nuova formazione politica tenuta a battesimo dai rappresentanti dei gruppi Meetup, delle Liste civiche a cinque stelle e dei parlamentari europei che fanno riferimento al comico genovese. In pratica si tratterebbe di un vero e proprio partito politico, con l'ambizione di andare oltre l'ambito delle amministrazioni comunali a cui puntavano inizialmente i Meetup e le liste civiche "certificate" di Grillo, per presentarsi già alle prossime regionali del 2010 e in prospettiva alle elezioni politiche per entrare in parlamento con dei propri rappresentanti. Sfruttando a questo scopo la potenza comunicativa e mediatica della rete Internet che, come si sa, Grillo esalta come il massimo strumento di democrazia oggi a disposizione delle masse. Il modello Obama Non a caso il modello a cui si ispira il suo movimento è quello di Obama e della sua campagna elettorale largamente basata su un accorto e capillare sfruttamento della rete. Il comico lo ha ribadito infatti anche nel suo intervento allo Smeraldo, chiamando il presidente Usa "quel santo miracolato che abbiamo in terra che è Obama" e proclamandosi "uno straordinario fan suo": "Obama è un prodotto della rete" ha esclamato Grillo, per esaltare subito dopo, come esempio di esportazione del modello obamiano di uso democratico della rete, il "Partito dei pirati svedese", un movimento che lotta per la libertà dai copyright e che è riuscito a far eleggere due rappresentanti nel parlamento europeo. Grillo ha anche esposto sinteticamente il programma del suo nuovo partito, articolato in oltre 120 punti raggruppati in sette grandi capitoli: Stato e cittadini, energia, informazione, economia, trasporti, salute, istruzione. Punti in gran parte condivisibili, come per esempio, tanto per citarne alcuni tra i più rappresentativi per ogni capitolo, le sue ben note proposte tendenti ad abolire o ridurre i privilegi dei parlamentari e a ripulire le istituzioni dai politici inquisiti e condannati. Questo per quanto riguarda il rapporto Stato-cittadini. Per quanto riguarda l'energia sono condivisibili in generale tutti i punti del capitolo perché tendono ad incoraggiare il risparmio energetico e l'uso di fonti alternative e rinnovabili e a scoraggiare la costruzione di nuove centrali di alcun tipo. Idem per quanto riguarda il capitolo dell'informazione, dall'eliminazione dei contributi pubblici alle testate giornalistiche all'abolizione della legge Gasparri, dal divieto ai soggetti privati di possedere canali televisivi a diffusione nazionale alla ristatalizzazione della rete telefonica, e così via. Così come non si può non essere d'accordo sull'abolizione della legge Biagi, sul sussidio di disoccupazione garantito, sull'abolizione di cariche multiple per i consiglieri di Spa, sugli incentivi alle produzioni locali, ecc. (capitolo economia); sul blocco immediato del ponte sullo Stretto e della Tav, lo sviluppo delle tratte ferroviarie per i pendolari, delle piste ciclabili e dei mezzi pubblici a scapito di quelli privati (capitolo trasporti); sulla difesa di un vero Servizio sanitario nazionale universale e gratuito e contro tutte le forme di privatizzazione della salute e attentato alla stessa, compresa l'abolizione degli inceneritori e l'introduzione del reato di strage per danni causati da politiche ambientali speculative e nocive (capitolo salute); sull'abolizione della legge Gelmini e gli investimenti nella modernizzazione della scuola e per la ricerca universitaria (capitolo istruzione), e così via. Tra illusioni borghesi e neoliberismo Altri punti, invece, non sono totalmente condivisibili, perché formulati in maniera ambigua e andrebbero prima articolati e chiariti in maniera univoca. Altri addirittura sono da respingere, perché ispirati a logiche neoliberiste o addirittura rischiano di fare il gioco del governo e di Berlusconi. Tra i primi rientra per esempio la proposta di abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una "vera class action", perché veicola l'illusione che sia possibile difendersi dallo sfruttamento e dalla speculazione dei monopoli capitalistici, e quindi limitarne il potere pervasivo, attraverso azioni legali collettive sul modello affermatosi negli Usa. Tra i secondi ci sono per esempio la privatizzazione della Rai, sia pure in forma di "azionariato diffuso", da sostenere anche con una campagna di non pagamento del canone (la stessa invocata per l'appunto dal neoduce e messa in pratica da Il Giornale e da Libero) e, per quanto riguarda l'istruzione, l'abolizione del valore legale dei titoli di studio (uno dei punti del "piano di rinascita democratica" della P2) e la "integrazione Università/Aziende". Che poi è uno dei cardini della privatizzazione dell'Università perseguita dalla controriforma Gelmini. E non a caso, anche se il programma ne chiede l'abolizione, Grillo ha precisato nel suo intervento che non tutto di essa è da buttare. È chiaro che Grillo ha comunque una concezione della scuola e dell'Università di tipo tecnocratico e meritocratico assai affine ai liberisti che a parole dice di voler contrastare. Più in generale è tutta la sua ideologia di fondo che è permeata da questa concezione, che si riassume nel criticare le storture più evidenti del capitalismo e del liberismo senza tuttavia metterne minimamente in discussione l'esistenza e senza proporre un'alternativa ad esso, che d'altra parte può essere solo il socialismo, ma solo esaltando il "mito" della rete e delle nuove tecnologie come panacea democratica e progressista in grado di risolvere tutte le contraddizioni economiche e sociali del capitalismo stesso. Niente di strano allora che il suo modello sia Obama e che si proponga di entrare in parlamento col suo "Movimento a cinque stelle", quando nell'attuale situazione di regime neofascista, piduista e mafioso incarnato dal neoduce Berlusconi, non si sentiva proprio il bisogno di una nuova trappola politica per ingabbiare e spegnere la ribellione e la lotta delle masse nel pantano del parlamento borghese. Tanto più che il comico genovese dimostra invece una strana allergia alla partecipazione alle lotte di piazza, come per esempio quando ha disertato sulla base di motivazioni ambigue la grande e importante manifestazione nazionale del 3 ottobre in difesa della libertà di espressione a Roma. Ciò non toglie che con questo movimento, come con qualsiasi altro partito antifascista, si possano stabilire delle alleanze su questioni di comune interesse, come lottare per portare avanti e far affermare quelle rivendicazioni, contenute anche nel programma di Grillo, che sono per noi giuste e condivisibili dal punto di vista del progresso economico, civile e politico delle masse popolari italiane. 4 novembre 2009 |