Che il movimento studentesco ritorni in piazza L'insediamento del governo Monti della grande finanza, dell'UE e della macelleria sociale non promette nulla di buono per la già martoriata istruzione pubblica. Il suo scopo, come ha denunciato l'Ufficio politico del PMLI nel documento dello scorso 19 novembre, è "far uscire l'Italia dalla crisi economica e finanziaria del capitalismo senza precedenti facendola pagare ai lavoratori e alle masse popolari distruggendo tutte le conquiste politiche, sociali, economiche e sindacali che il movimento operaio e dei lavoratori ha strappato dal dopoguerra a oggi". La dice lunga il fatto che Monti sia esplicitamente un grande ammiratore di Marchionne in tema di lavoro (e attacca l'art. 18, tratteggiando per i giovani un tetro futuro lavorativo incerto, precario, sottopagato, senza diritti e sotto ricatto) e della Gelmini in tema di istruzione. Non è un caso che il nuovo ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, gradito sia alla Gelmini che al PD, sia un noto manager nonché consulente di Unicredit e abbia un trascorso nella gestione manageriale e aziendalista del Politecnico di Torino: ciò lo qualifica come l'uomo adatto a completare l'attuazione della controriforma Gelmini e salvaguardare l'asservimento della scuola e dell'università alle esigenze economiche e formative della borghesia e delle imprese, come previsto anche dallo scellerato accordo fra rettori e Confindustria del 7 novembre. Basterebbe ascoltare le parole di Profumo al videoforum di Repubblica del 22 dicembre per farsene un'idea: per lui i problemi ora sono il potenziamento di Internet e dei libri su tablet. Non le tasse insopportabili, l'edilizia fatiscente (su cui ha espresso le solite parole vuote), i costi esorbitanti dei trasporti pubblici, del materiale didattico e degli alloggi studenteschi, figurarsi poi gli oltre 8 miliardi di tagli inflitti dalla Gelmini! Ecco la situazione con cui deve misurarsi il movimento studentesco. Esso, che negli autunni scorsi con grande dinamicità e forza aveva riempito le piazze d'Italia contro la nera politica scolastica di Berlusconi e Gelmini, era partito con il piede giusto, scendendo in piazza il 17 novembre, quando ancora non si era votata la fiducia, assediando il Senato mentre parlava Monti e assaggiandone fin da subito le "delizie" con la repressione poliziesca a Milano. La situazione in generale è cambiata nel giro di breve tempo e a questa combattiva e positiva partenza si sono sostituiti tentennamenti, in certi casi immobilismo, dovuti al fatto che anche il movimento ha risentito delle pericolose illusioni sul governo Monti sparse dalla "sinistra" borghese e dal vertice riformista della CGIL, che tra l'altro hanno fatto sì che si rincorresse una "concertazione" che il governo non aveva (e non ha) alcuna intenzione di avviare. Monti e Elsa Fornero hanno adottato le relazioni industriali mussoliniane, inaugurate da Marchionne alla Fiat. Una certa presa l'ha avuta anche l'idea per cui finalmente ci si sarebbe liberati dal "berlusconismo", mentre in realtà si è passati da un regime neofascista "sbracato" a uno "raffinato", cioè è cambiata la forma ma non la sostanza; c'è voluta la manovra di lacrime e sangue perché questa illusione cominciasse a perdere credibilità. Nemmeno per lo sciopero generale del 12 dicembre si è vista una partecipazione studentesca generale e organizzata, al contrario di quanto era avvenuto il 6 settembre. Le studentesse e gli studenti dimostrano di essere consapevoli di questa fase di "stallo". Ne è una prova il dibattito sviluppatosi all'assemblea della Rete della Conoscenza del 16-18 dicembre su come rilanciare le lotte. Monti non merita alcuna speranza o illusione. È invece urgente mettere in campo una mobilitazione studentesca forte, combattiva e continuata contro il suo governo e la cancellazione, da esso stesso perseguita in piena continuità con Berlusconi, dell'istruzione pubblica. Vanno impiegate tutte le forme di lotta, senza farsi ingabbiare dal pacifismo, costituzionalismo e legalitarismo borghesi. L'esempio del 14 dicembre 2010 è tuttora valido. Oggi più che mai è necessario e possibile legare le lotte studentesche a quelle dei lavoratori e dei pensionati tartassati da Monti e dal suo idolo neofascista Marchionne, nel quadro dell'unità di tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste contro il governo Monti e la sua macelleria sociale, rivendicata dal PMLI già all'indomani del suo insediamento. Un ottimo punto di partenza sarebbe una folta partecipazione studentesca alle prossime iniziative di sciopero ed alla manifestazione nazionale della FIOM l'11 febbraio a Roma. È anche l'occasione giusta per riprendere la discussione su come organizzare il movimento studentesco. Secondo noi la forma organizzativa migliore, più democratica, più adatta e più proficua per le sue lotte e i suoi scopi, è l'assemblea generale delle studentesse e degli studenti di ogni scuola, facoltà e ateneo, fondata sulla democrazia diretta e con il compito di discutere ed elaborare gli indirizzi politici, programmatici e organizzativi, i metodi e le iniziative di lotta del movimento, e di eleggere i propri rappresentanti revocabili in qualsiasi momento. Il movimento studentesco dovrebbe mettere al centro della sua piattaforma la lotta per la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Ciò è essenziale se vogliamo che davvero la scuola e l'università siano servizi goduti dal popolo e al servizio del popolo, e non fondazioni private godute dai figli della borghesia e al servizio di padroni e capitalisti, come vorrebbero invece Profumo e Confindustria. Dal movimento studentesco ci aspettiamo un grande contributo per liberarci dal governo del tecnocrate borghese Monti. 11 gennaio 2012 |