Perché i vertici sindacali hanno negato loro la parola Operai, precari e giovani bloccano il concerto sindacale a Bagnoli Per la prima volta i sindacati non hanno organizzato il corteo Il PMLI celebra il 1° Maggio al centro di Napoli Redazione di Napoli Il Primo Maggio 2013 passerà tristemente nella storia a Napoli perché per la prima volta i sindacati non hanno organizzato nessun corteo che attraversasse il centro napoletano o iniziative simili che rappresentassero degnamente la Giornata Internazionale dei Lavoratori. Nonostante una crisi capitalista senza precedenti, con la disoccupazione giovanile in aumento, centinaia di fabbriche chiuse o in chiusura e migliaia di licenziamenti, soprattutto in Campania e nel Sud, CGIL, CISL, e UIL hanno avuto la pessima idea di non organizzare nulla nel capoluogo campano. Hanno lasciato il compito di ricordare il Primo Maggio ad un concerto serale, fra l'altro finalizzato a raccogliere fondi per la Città della Scienza, distrutta da un incendio doloso qualche mese fa. Una decisione assolutamente non condivisibile. Tanto più in un momento in cui il dimissionario governo del tecnocrate liberista borghese Monti aveva da poco completato la sua macelleria sociale, lasciando il posto al nuovo esecutivo Letta-Berlusconi che non lascia presagire nulla di buono. La forte delusione e il rammarico relativo alla decisione sindacale di non svolgere alcuna iniziativa degna di nota a Napoli si è manifestata in serata nella zona del quartiere di Bagnoli dove CGIL, CISL e UIL avevano organizzato il concerto con tanto di palco dove si sono esibiti i cantanti. Premesso che noi marxisti-leninisti non abbiamo nulla contro gli eventi organizzati per rendere onore al Primo Maggio, ci sembra uno snaturamento aver ridotto questa giornata ad un concerto serale. È così che nella prima serata, attorno alle 19,30, centinaia di cassintegrati della Fiat di Pomigliano, lavoratori dell'Irisbus, precari "Bros" e giovani dei centri sociali sfilavano in corteo verso l'area del concerto chiedendo di poter parlare dal palco non solo in forma critica verso i sindacati confederali, ma anche per denunciare pubblicamente la necessaria ed urgente bonifica del quartiere di Bagnoli, per anni assediato dall'amianto dell'Italsider. Ma i dirigenti sindacali anziché accogliere la richiesta dei manifestanti hanno schierato il proprio "servizio d'ordine" per impedire loro di raggiungere il palco e intervenire. Ne seguivano dei duri scontri nei quali gli energumeni sindacali avevano comunque la peggio ed erano costretti a ricorrere alle "forze dell'ordine" del neoministro Alfano, senza tuttavia riuscire a contenere la rabbia operaia. In nemmeno mezz'ora il concerto veniva interrotto, prima, e annullato, poi, con i manifestanti che cantavano all'indirizzo dei dirigenti sindacali "Bella Ciao". Una quindicina di manifestanti, tra cui alcuni operai Irisbus, sono stati riconosciuti e identificati con l'accusa di aver attuato violenze, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. A dir poco vergognose le dichiarazioni sia dei vertici sindacali napoletani che dei trotzkisti vendoliani. Secondo i segretari di Napoli Federico Libertino (CGIL), Giampiero Tipaldi (CISL) e Anna Rea (UIL), "è stato un colpo vigliacco a sfavore dei lavoratori, dei cittadini e della città onesta e democratica". Essi hanno poi attaccato duramente l'assessore allo Sport Pina Tommasielli solo perché, nonostante abbia "condannato le violenze", aveva affermato che "il sindacato non può non far parlare i giovani, perché in questa città c'è fuoco sotto la cenere". Subito era stata rintuzzata anche dall'assessore al "lavoro" Panini (ex CGIL, in quota PD nella giunta arancione), che, in difesa dei dirigenti sindacati, ha parlato di "provocazione e atti di violenza dei manifestanti". Il coordinatore regionale della Campania di SEL, l'ex diessino Arturo Scotto, da parte sua ha condannato la contestazione in questi termini: "quattro giovanotti che giocano a fare la rivoluzione hanno bloccato il concerto, un fatto inaccettabile che ha creato panico tra la folla e costretto le forze dell'ordine a intervenire. Sporcare un evento gioioso come la festa dei lavoratori rappresenta un precedente pericoloso, per questo siamo vicini al sindacato". Il giorno dopo il segretario regionale della CGIL, Franco Tavella, ha addirittura attaccato provocatoriamente e con violenza la Tommasielli affermando che "l'assessore non deve scambiare per bravi ragazzi un gruppo di facinorosi che con violenza hanno rovinato un momento di serenità per le famiglie napoletane". Una dichiarazione che si commenta da sola. In un comunicato serale i manifestanti hanno affermato che con questa protesta si è espressa "tutta la nostra rabbia contro l'intensificazione dello sfruttamento, contro i licenziamenti e la disoccupazione sempre crescenti, contro l'avvelenamento dei nostri territori e la svendita dei nostri diritti (...) siamo andati a dirne quattro direttamente a chi è a pieno titolo complice di questa tragedia: i sindacati confederali, che da anni, piuttosto che assolvere al loro presunto ruolo di difensori dei lavoratori, non hanno fatto altro che venderne la pelle a poco prezzo". I marxisti-leninisti napoletani esprimono piena solidarietà ai quindici manifestanti ingiustamente denunciati dalle "forze dell'ordine" del ministro Alfano con la connivenza dei crumiri vertici sindacali partenopei di CGIL, CISL, e UIL che hanno invece la responsabilità storica e politica di aver ammainato la bandiera del Primo Maggio e capitolato dinanzi all'imperante regime neofascista, presidenzialista e federalista incarnato dal neoduce Berlusconi e dal premier DC Letta. I marxisti-leninisti partenopei hanno cercato di tener vivo il Primo Maggio effettuando una larga diffusione del volantino del PMLI ("Viva il 1° Maggio, l'emancipazione del proletariato e la lotta contro il capitalismo per il socialismo") e de "Il Bolscevico" n. 15 che riporta l'editoriale del Segretario generale del Partito, compagno Scuderi. Molto apprezzata la nostra presenza in pieno centro, a piazza del Gesù, dove si sono svolti vari confronti con i passanti sull'attuale situazione politica, registrando un forte senso di pessimismo per il degrado sociale e la mancanza di lavoro a cui neanche i vertici dei sindacati confederali sembra vogliano porre rimedio. Alla conclusione della diffusione, le compagne e i compagni napoletani si sono recati alla sede locale del Partito dove hanno fraternizzato con simpatizzanti e amici ricordando il 1° Maggio. 8 maggio 2013 |