Città in ginocchio. Roghi di rifiuti ovunque. Diossina alle stelle. Popolazione avvelenata A Napoli e provincia è in atto una catastrofe sanitaria Il ministro della salute" Fazio: "nessun rischio immediato". Due domande a De Magistris Il governo fascio-leghista è il primo responsabile di questa situazione infernale Redazione di Napoli Le diossine, anche a concentrazioni di pochi picogrammi sono ben note come micidiali cancerogeni teratogeni. L'esposizione sia nell'animale che nell'uomo aumenta esponenzialmente il rischio di tumori e, nelle donne gravide, di gravissime malformazioni fetali e neonatale. L'incenerimento di una sola tonnellata di rifiuti urbani indifferenziati produce una media di 400 microgrammi di diossina, ma può arrivare, se alle fiamme viene data la plastica degli imballaggi oppure nei rifiuti incendiati è contenuto cloro organico, rame, ferro, a picchi che superano i 1000 micro/grammi per tonnellata. Un valore altissimo che ha effetti distruttivi sulle funzioni vitali delle cellule. Se ora calcoliamo, per difetto, che solo a Napoli città è in atto una media di 40 roghi di rifiuti indifferenziati al giorno, e ipotizziamo che per ciascuno vadano in fiamme una media di mezza tonnellata di immondizia possiamo, sempre per difetto, stimare in 8mila microgrammi al giorno l'emissione giornaliera di diossina, che moltiplicato per 7, fanno 56mila microgrammi in una settimana, oltre 200mila microgrammi al mese. Se poi consideriamo che nei "triangoli della morte" alle porte di Napoli, come le zone di Acerra e del Giuglianese i roghi da tempo fanno parte della quotidianità del paesaggio, possiamo prudentemente stimare che l'ecosistema campano è esposto a decine di milioni di microgrammi all'anno di diossina. Dunque in Campania, su di un arco di tempo di 15 anni, più o meno quelli nei quali ha operato il commissariamento di governo all'emergenza rifiuti, si stima un ammontare di oltre 7 chili e mezzo di diossine, ossia oltre tre volte il quantitativo che provocò il disastro di Seveso, in provincia di Monza e Brianza, nel 1976. Per avere un termine di paragone, nella città più inquinata d'Europa, Taranto, la stima complessiva di emissioni realizzata da Peacelink ha fornito un ammontare di diossine - in valori assoluti per anno - pari a 271 grammi totali provenienti dal camino E312 dell'impianto di agglomerazione dell'Ilva. Va precisato inoltre che le stime sovraesposte considerano solo la diossina che si sprigiona dai roghi, senza stimare l'avvelenamento da policlorobifenili, né l'inquinamento delle milioni di tonnellate di ecoballe a cielo aperto stoccate dalla multinazionale lombarda Impregilo, né le immissioni incontrollate che sono state sparse in questi anni sul territorio dall'impianto illegale di Acerra dove un'altra multinazionale lombarda, l'A2A, brucia anche il tal quale, né il mezzo secolo di smaltimento selvaggio di fanghi industriali e rifiuti speciali e ospedalieri provenienti dalle aziende di tutto il Nord Italia sui terreni per uso agricolo della pianura campana, comprese, a quanto risulta dalle ultime inchieste della magistratura, quelle del padre dell'attuale presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. I danni alla salute delle masse popolari In questo settore è impossibile calcolare i danni causati alla salute e all'ambiente perché nonostante i miliardi di euro stanziati il monitoraggio dell'Arsan e le bonifiche dei territori massacrati dai rifiuti speciali non sono mai partite. Affinché appaia nitida anche nella coscienza dell'opinione pubblica delle masse popolari del Nord, ci preme quindi ripetere che la situazione a Napoli, senza esagerazione, può essere paragonata a quella di Fukushima, in quanto: 1) le diossine emesse dalla combustione dei sacchetti di immondizia contaminano irreversibilmente acqua, suolo e aria, avvelenando coltivazioni e allevamenti e si accumulano nel grasso animale. 2) gli studi scientifici in materia ci dicono che mediamente il 90% dell'esposizione umana alla diossina, eccettuate situazioni di esposizione a fonti puntuali (esposizione diretta ai fumi della combustione dell'immondizia, pompieri, lavoratori del settore, passanti come alle emissioni degli impianti industriali e dei mostri inceneritori ecc.), avviene anche a distanza di decine di km dai roghi attraverso gli alimenti contaminati dal particolato atmosferico o dalle acque avvelenate. 3) il fenomeno del bioccumulo fa sì che la diossina risalga la catena alimentare umana concentrandosi sempre più, a partire dai vegetali, passando agli animali erbivori, ai carnivori e infine all'uomo, dove l'emivita è stimata tra i 5,8 a 11,3 anni. 4) tra gli studi più recenti, si rileva come ancora a 35 anni di distanza dal disastro di Seveso, gli effetti, misurati su un campione statisticamente ampio di popolazione, 1772 esposti e altrettanti controlli, siano elevati. Nello studio, in sintesi, la probabilità di avere alterazioni neonatali ormonali conseguenti alla residenza in zona A delle madri è ancora oggi 6.6 volte maggiore che nei controlli. Le alterazioni ormonali riguardano l'ormone ipofisario TSH, la cui alterazione, largamente studiata in epidemiologia ambientale, è causa di gravi deficit fisici e intellettuali durante lo sviluppo, ipotiroidismo congenito, detto anche cretinismo. Intanto secondo i dati diffusi lunedì scorso dalla Federazione italiana medici pediatri l'incidenza a Napoli delle patologie respiratorie tra i più piccoli è aumentata del 10-20% soltanto nell'ultimo mese, periodo in cui si è aggravata l'emergenza nel capoluogo campano. A diffondersi a macchia d'olio sono, in particolare, asma, tosse, faringiti e bronchiti asmatiche, soprattutto tra i bambini più predisposti come, ad esempio, quelli allergici. I maggiori responsabili di questa situazione sono, secondo la Fimp: "i continui roghi di immondizia, che sprigionano sostanze altamente tossiche". Di fronte a tutto ciò il ministro della "salute" Fazio, PDL, non sa che ripetere come un pappagallo: "rischi immediati per la salute non ce ne sono". Dovrebbe per decenza immediatamente dimettersi perché è intollerabile che un ministro non ricerca neanche a riconoscere il rischio altissimo, che anche un bambino piccolo comprende benissimo, di epidemie di epatite A, tifo e di colera! Due domande a De Magistris Le domande per il neosindaco De Magistris, IDV, sono le seguenti: quando ha lanciato la promessa di pulire Napoli in 5 giorni, è stato così ingenuo da sottovalutare il contesto locale e nazionale in cui si è trovato ad operare? Sarebbe un segnale preoccupante di idealismo e di scarsa capacità di stare con i piedi per terra. La seconda è come fa ad essere così sicuro che siano sempre e solo gli untori della camorra ad appiccare i fuochi? Non è questa una semplificazione troppo facile. È vero che le masse popolari dei quartieri popolari non sono né autolesioniste né totalmente disinformate, ma è vero anche che in certi casi non si può non prendere in considerazione l'ipotesi che sia la rabbia della popolazione, giustamente esasperata, a scatenare gli incendi, visto come l'unica via di uscita. In tali casi sarebbe necessario non già minacciare la repressione, come si fa con la camorra, bensì di dare agli abitanti dei vicoli un'alternativa praticabile e concreta per non morire asfissiati dal tanfo, nello stesso tempo aiutarli ad organizzare delle vibranti manifestazioni protesta sotto i palazzi del potere centrale e infine mettere in campo una campagna di informazione sugli effetti altamente controproducenti dal punto di vista della tutela della salute pubblica dell'incendio dei sacchetti, e dei rischi che sono anche peggiori a quelli legati alle malattie infettive! L'ipotesi della rappresaglia di Bossi e Berlusconi Ben vengano comunque le inchieste della magistratura per i criminali che governano le istituzioni. Ben venga l'accusa di "disastro ambientale ed epidemia colposa", se non dolosa, che andrebbe estesa oltre che al governatore Caldoro, PDL, all'ex-governatore Bassolino, PD, e all'ex-neopodestà Iervolino, PD, anche all'ex-direttore della Protezione Civile Bertolaso, al presidente della provincia di Napoli, Cesaro, PDL, e a Berlusconi. Il neoduce in particolare a seguito del risultato delle elezioni amministrative con la solita tracotanza aveva minacciato: "i napoletani la pagheranno caro", mentre il suo sodale Cicchitto aveva tuonato: "sgonfieremo il pallone gonfiato". Infine il loro comune padrino politico, Licio Gelli, in una recente intervista su Sky, passata quasi inosservata, aveva dettato la linea, invocando "un Hitler per due anni: per mettere le cose a posto in Italia". Anche secondo il giornalista Alessandro Iacuelli, esperto di "ciclo dei rifiuti" ed ecomafia: "siamo in presenza di una rappresaglia del PDL, nazionale e locale, contro la giunta", per affossarla insieme alle sue prime delibere su acqua e rifiuti, nonché per terrorizzare i coraggiosi magistrati antimafia che indagano sulla holding dei Casalesi e sulle nuove trame della massoneria piduista. "La rappresaglia di chi voleva mettere le mani sull'affare di Napoli - spiega il giornalista - è cominciata con i dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in alcuni quartieri città. Fomentati nel modo giusto, spaventati dall'ipotesi di perdere il posto di lavoro e lo stipendio, di notte hanno impedito fisicamente la raccolta, e non certo con le buone maniere. Poi c'è l'aspetto politico. Che stavolta ha un solo colore: l'azzurro". "Siamo in presenza - conclude - della vendetta del sistema politico-affaristico che da sempre lucra sui rifiuti solidi urbani". Secondo la sopracitata interpretazione dei fatti, i criminali nazi-fascio-leghisti al governo e le lobby dei Cip6 che ad esso fanno rifermento, avrebbero tutto l'interesse a soffiare sulle fiamme dell'immondizia di Napoli, per ricattare gli assessori e imporre agli odiati movimenti ambientalisti un altro inceneritore a Napoli Est, come già accadde per Acerra. Bossi e Calderoli, a loro volta, avrebbero tutto l'interesse ad incenerire Napoli per fomentare il razzismo e la xenofobia e per far passare definitivamente il principio secessionista della sovranità delle Regioni-Stato, contenuta nello slogan ipocrita: "a ciascuno i propri rifiuti". Anche i clan camorristici che governano i quartieri cittadini avrebbero interesse ad alimentare il caos, quale humus ideale per estendere il loro potere e i loro affari. Comunque la si voglia leggere siamo di fronte ad uno squallido gioco delle parti, un gioco a chi interpreta meglio la parte di Nerone, un gioco nel quale il popolo napoletano è l'agnello sacrificale. Che vadano all'inferno! Non lasciamo morire i napoletani nelle camere a gas! Basta con l'ecomafia di Stato! Tutti uniti buttiamo giù il governo del massacro sociale ed ambientale, prima che sia troppo tardi! Viva le rivolte popolari fino sotto Palazzo Chigi! 29 giugno 2011 |