Commemorando i quattro alpini uccisi dalla resistenza afghana Napolitano avalla di nuovo la missione di guerra in Afghanistan Il capo dello Stato in un messaggio all'Abi apre al "processo breve" Vittorio Emanuele Napolitano non perde occasione per manifestare il suo pieno appoggio alla controriforma giudiziaria e per coprire la sciagurata politica interventista e guerrafondaia del neoduce Berlusconi e del suo nero governo. Il 9 ottobre al termine dei funerali di Stato dei quattro alpini uccisi dalla Resistenza afghana, dopo aver incontrato al Quirinale il ministro della guerra La Russa che fra l'altro lo ha informato di voler armare al più presto con bombe i quattro caccia Amx, Napolitano ha di nuovo spudoratamente avallato la missione di guerra in Afghanistan affermando che si tratta di una missione "necessariamente militare e nello stesso tempo civile e costruttiva, non per recare offesa alla libertà di un altro popolo né per risolvere con la guerra una controversia", ma per dare "risposta a un impegno internazionale". Questi soldati "fanno onore all'Italia", e "ogni legittimo confronto politico non può prescindere dal rispetto per il sacrificio di tutti i caduti". Il "frutto" di questi sacrifici è nell'interesse "della pace". Perciò, ha chiosato Napolitano: "dobbiamo infinita riconoscenza a questi ragazzi che hanno servito con altruismo e coraggio una causa giusta". In sostanza Napolitano vuol far credere che i soldati italiani sono dei "Profeti del bene", testimoni "dell'amore al servizio dei più deboli", come li ha definiti nella sua omelia monsignor Vincenzo Pelvi ordinario militare, facendo finta di non sapere che fanno parte di un esercito aggressore, sono armati fino ai denti e sono perciò invisi alla popolazione e alla Resistenza afghana che li considera giustamente degli invasori e li combatte. In risposta a La Russa che invoca l'uso delle bombe sugli aerei italiani per eliminare "l'imbarazzo dei nostri soldati di chiedere l'intervento dei bombardieri degli altri paesi, cosa che ci fa sentire un po' debitori" persino il ministero della difesa di Kabul ha respinto "nel modo più categorico" il via libera all'uso delle bombe, perché l'esperienza ha dimostrato che bombardare "in modo non oculato" aree vicino a zone residenziali ha provocato "molte vittime civili" e suscitato "il rigetto da parte del governo e della popolazione". Poche ore dopo, Vittorio Emanuele Napolitano è intervenuto in difesa del nuovo Mussolini ribadendo ancora una volta la necessità di portare a compimento la controriforma giudiziaria, in particolare per ciò che riguarda la norma sul cosiddetto "processo breve". Il disegno di legge, già approvato dal Senato e ora nel cassetto della commissione Giustizia della Camera, che però non ha niente a che vedere con il buon funzionamento della giustizia ma serve unicamente a salvare Berlusconi dai guai giudiziari. In un messaggio all'Associazione banchieri italiani, Napolitano punta il dito contro: "L'eccessiva durata dei processi" che, a suo dire: "mina la fiducia dei cittadini e compromette la capacità competitiva del nostro paese sul piano economico". Occorrono, ha ribadito ancora Napolitano usando le stesse parole di Berlusconi: "scelte coraggiose" che riducano i "costi di gestione e che semplifichino le procedure" per dare "piena attuazione ai principi del giusto processo". 20 ottobre 2010 |