Applaudito dalla destra e dalla "sinistra" di regime Napolitano invoca l'unità sulle controriforme costituzionali Il capo dello Stato blandisce i giovani e le donne per coinvolgerli nel sistema capitalistico Prodi apre al dialogo con la casa del fascio Anche nel suo primo discorso di Capodanno a reti unificate il rinnegato Napolitano ha dimostrato di ben meritarsi la poltrona che la classe dominante borghese gli ha affidato come premio per la sua antica fedeltà allo Stato capitalista. E ne ha dato prova centrando il suo intervento sul tema che più gli sta a cuore, e che fin dal suo discorso di insediamento egli ha mostrato di considerare la sua missione storica, la cui attuazione rappresenterebbe per lui il coronamento della sua lunga carriera di politicante borghese: il tema delle controriforme costituzionali, da attuare attraverso un dialogo tra i due poli del regime neofascista, di cui egli si propone come il promotore e il supremo garante. Subito infatti ha evocato questo tema, dicendosi preoccupato per il clima di divisione e di scontro creatosi all'indomani delle elezioni dello scorso aprile, invocando un "clima più sereno e costruttivo" tra i due poli, nel timore che "quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica". Con questa ansiosa premessa egli lancia un appello accorato affinché "vi sia più dialogo, più ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari". Un appello che egli dice di voler continuare "testardamente" a rivolgere "ai protagonisti della vita politica", auspicando che anche in Italia si instauri "lo stesso clima consolidatosi, nella politica e nelle istituzioni, in grandi paesi democratici". Dialogo, dialogo e poi ancora dialogo tra la destra e la "sinistra" del regime neofascista, è dunque il chiodo fisso di Napolitano. Per fare cosa, per arrivare dove? Salvare il capitalismo italiano dalla bancarotta, prima di tutto: è quello che l'inquilino del Quirinale sottintende quando dice che tra i problemi più gravi da affrontare con questo spirito unitario c'è quello di "far crescere e progredire l'Italia", riducendo il deficit pubblico e promuovendo "lo sviluppo". A questo proposito egli ha allargato il discorso alla ricerca di una "visione unitaria e solidale" dell'intero Paese, e in particolare si è rivolto ai giovani e alle donne blandendoli con sapiente demagogia, per la quale si è servito anche della citazione di suoi recenti incontri con i giovani del volontariato e con due donne napoletane, una ricercatrice precaria "contenta" della sua condizione e una madre che è riuscita a strappare il figlio alla malavita "con l'aiuto della scuola". Tutto ciò col malcelato intento di coinvolgere le masse giovanili e femminili nel sostegno al sistema capitalistico. Non è mancato nemmeno il consueto elogio alle "forze dell'ordine" e - già che c'era - alla legislazione contro i migranti (dei quali - ha detto ipocritamente - "l'Italia oggi ha certamente bisogno, e di cui è stato ed è giusto regolare l'ingresso legale nel nostro paese"): legislazione fascista, razzista, xenofoba e schiavista che anche lui personalmente ha contribuito a creare da ministro degli Interni nei primi governi di "centro-sinistra". Così come non si è lasciata sfuggire l'occasione per esprimere ancora una volta la sua "sintonia" con papa Ratzinger, per rifare l'esaltazione delle forze armate impegnate nelle varie missioni di guerra all'estero, alle quali ha voluto rivolgere di nuovo la sua "riconoscenza", nonché per ribadire il suo sfacciato sostegno alla politica militarista e interventista dell'Italia, e in particolare dell'intervento in Libano deciso in parlamento a larghissima maggioranza: "Un esempio positivo di intesa tra opposte parti politiche". Ma è senz'altro sulla necessità e l'urgenza di riaprire il confronto tra maggioranza e opposizione sulle controriforme costituzionali, in fase di stallo dopo il referendum di giugno che ha bocciato la "riforma" della Casa del fascio, che Napolitano ha insistito più forte e più a lungo: "La politica - ha sottolineato infatti l'inquilino del Quirinale - ha bisogno di istituzioni più riconosciute e più forti. Si trovi dunque l'intesa per riformarle, senza toccare il patrimonio dei grandi valori e indirizzi costituzionali. Si concordino con realismo e misura quelle riforme che possono rendere più chiaro e coerente il ruolo delle autonomie regionali e locali, più efficace nelle sue decisioni il Parlamento nazionale - supremo fondamento della democrazia repubblicana. E si ricerchi pazientemente l'accordo su meccanismi elettorali che rendano più lineare e sicura la formazione delle maggioranze chiamate a governare il paese". Un chiaro invito, il suo, a completare la "riforma" neofascista, presidenzialista e federalista dello Stato, anche se condito sapientemente (e ipocritamente) con richiami alla difesa dei "grandi valori" della Costituzione e delle prerogative del parlamento, per non allarmare troppo la parte democratica e antifascista del paese. Invito già raccolto dal democristiano Prodi, che ha annunciato di voler aprire senza indugio un tavolo di trattativa con la Casa del fascio sulle "riforme istituzionali", a cominciare da quella del sistema elettorale. Invito raccolto, più in generale, dall'intero arco parlamentare, visto che tanto la destra quanto la "sinistra" di regime hanno applaudito ed elogiato all'unanimità il discorso di Napolitano. Basterà citare come esempio gli elogi delle due ali "estreme" dello schieramento parlamentare: la Lega neofascista, razzista e secessionista, che con Calderoli ha espresso "dopo 14 anni di retorica e di aria fritta" apprezzamento per "un presidente che, tranne che per qualche sbavatura, coglie e punta il dito sui problemi reali". E Rifondazione trotzkista, che per la penna di Rina Gagliardi si profonde su "Liberazione" del 2 gennaio in lodi sperticate al discorso di Napolitano, da costei definito "di alto profilo istituzionale", "di grande valore etico e civile", una sorta di "manifesto politico e civile, sul quale è difficile che non convenga la stragrande maggioranza del popolo italiano", e molte altre disgustose sviolinate del genere. Per la trotzkista luxemburghiana, addirittura, l'ispirazione del discorso del rinnegato del Quirinale sarebbe "progressista", razionale", "molto avanzata", e "persino un po' eversiva". Il che conferma che gli ex ultrasinistri finiscono sempre a reggere il sacco agli ultradestri! 4 dicembre 2007 |