Alla festa delle Forze armate Napolitano calza l'elmetto: non rinunciamo alle missioni Le celebrazioni per la festa delle Forze armate quest'anno il presidente della repubblica Giorgio Napolitano le ha significativamente aperte nel corso della sua visita ufficiale in Libano, dove il 3 novembre si è recato a Shama, nella base del contingente italiano inquadrato nella forza di interposizione dell'Onu "Unifil" dal 1978. Alle truppe schierate dall'Onu, che hanno visto passare senza muovere un dito le numerose aggressioni sioniste al vicino paese, Napolitano ha detto che "la vostra missione è e resterà a lungo uno dei punti fermi del fondamentale impegno operativo delle forze armate italiane e della nostra diplomazia negli scenari internazionali in profonda trasformazione del XXI Secolo". Al contingente militare italiano il presidente della repubblica ha espresso "l'apprezzamento del paese e mio personale per l'opera straordinaria che state prestando a sostegno della pace e per la stabilizzazione di un'area di importanza vitale per i delicati equilibri del medio Oriente". Parole che hanno mandato in sollucchero il ministro della Guerra, Ignazio La Russa, che il giorno seguente alle celebrazioni a Roma ha affermato: "Ho avuto ieri l'onore di partecipare alla visita del presidente della Repubblica al contingente italiano in Libano: una visita che è servita per ringraziare tutti i militari italiani che in ogni parte del mondo onorano la nostra patria, contribuiscono alla sicurezza internazionale e, così facendo, tengono lontano il terrorismo anche da casa nostra. Sono rimasto ammirato vedendo la sua passione e la sua vicinanza a questi ragazzi, il suo affetto, la sua capacità di comunicare loro l'affetto di tutta la nazione italiana. Questa capacità può averla solo il capo dello Stato, solo il capo supremo delle Forze armate, solo il capo della Repubblica, ma solo quando sente queste emozioni ed è capace di trasmetterle per questo voglio ancora ringraziarla". Per la cerimonia che si è tenuta a piazza Venezia a Roma, il messaggio di Napolitano è stato chiaro: "non possiamo rinunciare al capitale di prestigio che grazie alle prove date con la partecipazione alle missioni peacekeeping abbiamo accumulato sulla scena internazionale. Siamo tutti ben consapevoli che l'impegno militare italiano nelle missioni internazionali è di capitale importanza per il futuro del Paese e della comunità internazionale e dobbiamo perciò far sì che a questo impegno non venga mai a mancare il pieno supporto dei cittadini e dello Stato". "Questa nostra società - ha continuato Napolitano - sarà in grado di affrontare e vincere le grandi sfide dell'umanità se gli Stati sapranno trovare la necessaria unitarietà di intenti e costruire insieme un sempre più rappresentativo sistema di istituzioni internazionali ed un'efficace struttura di sicurezza. Tale struttura dovrà avere la capacità, da un lato, di intervenire nelle situazioni di crisi e di instabilità prima che queste degenerino in conflitto e, dall'altro, di contrastare le grandi minacce eversive transnazionali, dal terrorismo alla criminalità organizzata. Questi sono i compiti primari delle Forze Armate dei Paesi avanzati e di quelle italiane in particolare". Non quelli previsti dalla Costituzione, di cui Napolitano dovrebbe essere il garante. Anzi, il presidente della repubblica calza di nuovo l'elmetto e ribadisce che "non possiamo rinunciare al capitale di prestigio che grazie alle prove date con la partecipazione alle missioni peacekeeping abbiamo accumulato sulla scena internazionale. E sono più in generale persuaso che, come è stato concordemente ribadito anche in Consiglio Supremo di Difesa, si debba valutare attentamente ogni eventuale ipotesi di pur parziale disimpegno (sia mai!, ndr) e che si debba assicurare un adeguato supporto finanziario, normativo e giuridico ai nostri reparti". 18 novembre 2009 |