Il nuovo Vittorio Emanuele III indossa la camicia verde a Milano e Varese Napolitano: il federalismo va completato, il Meridione spesso è parassitario "La linea di Roberto Maroni sull'immigrazione è corretta, e siamo in sintonia" Per celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia in una settimana il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha visitato Roma, Torino, Milano e Varese. Oltre a indossare per tutta la durata del tour l'elmetto guerrafondaio appoggiando l'aggressione imperialista della Libia, nelle due città lombarde il nuovo Vittorio Emanuele III ha persino vestito la camicia verde fascio-leghista. A Milano inaugurando Palazzo Lombardia, ha definito questa edificazione mastodontica di 161 metri che si allarga su una superficie di tre ettari e nuova cattedrale del potere formigoniano, peraltro nell'occasione benedetta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, "un monumento all'Italia delle autonomie". Ha così mandato in sollucchero il megalomane Roberto Formigoni, il ducetto catto-neofascista alla guida da più di tre lustri della regione Lombardia (in barba alla legge sui limiti dei mandati istituzionali). Napolitano ha considerato una "coincidenza significativa" l'inaugurazione della nuova sede con i 150 anni dell'Unità d'Italia ribadendo che è giunto il momento di "applicare la riforma del Titolo V della Costituzione in ottica federalista". Ha sollecitato i partiti del regime neofascista alla "massima condivisione" sull'approvazione dei rimanenti decreti attuativi sul federalismo fiscale. Non contento, ha infilato nell'agenda del Parlamento il "superamento del bicameralismo perfetto" tramite la nascita del Senato delle Regioni. Un intervento, quello di Napolitano, molto apprezzato dai fascio-leghisti Renzo Bossi ("un discorso positivo") e Andrea Gibelli, numero due del Pirellone ("ha colto lo spirito e l'autonomia di noi lombardi"). A Varese, invece, città del ministro leghista Maroni che è stato anche il regista della visita presidenziale, Napolitano ha centrato il suo discorso sulla crisi economica millantando un ruolo salvifico del federalismo. "Usciremo dal tunnel anche attraverso i sacrifici che gravano sugli enti locali. Sono convinto che tutti debbano contribuire: c'è un problema di spesa pubblica corrente e dobbiamo assolutamente liberarci dal fardello del debito pubblico". Tradotto significa per le masse popolari tagli ai servizi sociali, privatizzazioni e liberalizzazioni, misure che gonfiano i profitti dei capitalisti che potranno così mettere le mani su sanità, assistenza, scuola, acqua, energia e così via: nell'ottica della "sussidiarietà" del regime neofascista tali settori diventano tutti mercati a loro disposizione. Ciò vale soprattutto per il Mezzogiorno, "troppo parassitario", aggiungeva infine il nuovo Vittorio Emanuele III di fronte a una platea fascio-leghista ormai adorante. Non contento, sempre a Varese, intervenendo all'Università Insubria ha benedetto la "riforma" Gelmini ("è necessario rinnovare il sistema universitario") e ha elogiato Maroni, il ministro agli Interni emulo di Himler che ha portato al collasso umanitario Lampedusa, per la gestione del flussi migratori. "Lavoriamo in piena sintonia", ha ammesso Napolitano, ieri padre dei famigerati Centri di permanenza temporanea (CPT) della legge Turco-Napolitano, dimostratisi veri lager per migranti, oggi dell'intero regime neofascista. 30 marzo 2011 |