In visita a Napoli per la parata militare della Guardia di Finanza Napolitano esorta Prodi a cambiare la costituzione "nel più largo consenso" Il rinnegato del comunismo dà un giudizio non distruttivo sulla politica del governo del neoduce Berlusconi Redazione di Napoli Giovedì 22 giugno il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha presenziato a Napoli alla parata militare per il 132° anniversario della nascita della Guardia di Finanza, quella che il generale Roberto Speciale, definisce "la polizia del terzo Millennio". Ritto sulla camionetta il presidente si è inchinato alla "bandiera di guerra", per poi elogiare i finanzieri quali "fieri interpreti della loro condizione militare, irrinunciabile patrimonio, garanzia di modernità e razionalità". La città è rimasta paralizzata per una settimana dai preparativi per una parata di regime, a cui ha partecipato anche il ministro sanguisuga delle masse Padoa Schioppa, che è l'ennesimo insulto alle drammatiche condizioni di vita e di lavoro dei napoletani: 1.300 uomini, 20 unità navali, 4 aerei, 9 elicotteri, tutti i reparti schierati, gli allievi della Nunziatella, i nuclei di elicotteristi, cinofili, rocciatori, sommozzatori, truppe di polizia provenienti da una decina di Paesi stranieri, tra cui il Kosovo (semiprotettorato italiano nei balcani e principale direttrice di espansione dell'imperialismo nostrano). E ancora navi, pattugliatori, motovedette, motoscafi veloci. Simulazioni di operazione di inseguimenti di polizia, che onestamente dal vivo abbiamo visto più dirette contro gli immigrati, che disperati osano sbarcare nella fortezza Italia, che contro narcotrafficanti. Insomma ancora una volta, dopo il 2 giugno e la parata a Roma della Marina militare, a Napoli nessuna differenziazione, nessuna rottura, nessuna "aria nuova" rispetto al suo predecessore Ciampi, ma stesso identico nazionalismo patriottardo, militarismo e interventismo guerrafondaio appoggiato dai mass media di regime, come "i bambini estasiati e a bocca aperta" (il Mattino di Napoli). Invito esplicito a collaborare con la casa del fascio L'"evento" è stato accompagnato da una due giorni di incontri e visite sapientemente programmate durante le quali il nuovo inquilino del Quirinale ha rilasciato esternazioni a tutto campo. Ha innanzitutto ribadito quel concetto che è stato il pallino intorno al quale è ruotato l'esordio del suo mandato presidenziale, ossia l'esortazione alle due coalizioni "al dialogo e alla convergenza intorno agli interessi nazionali". "È arrivato il tempo della maturità - ha affermato - bisogna dare un giudizio non distruttivo nel bilancio dell'azione di governo che si è precedentemente osteggiata". Due frasi che nella loro forma sintetica, rivelano a qual punto sia giunto il suo marcio opportunismo. Egli infatti, nonostante sappia bene quanto sia stata di burro e di facciata l'opposizione condotta negli scorsi cinque anni dal "centro-sinistra", si premura di mandare un secco invito al governo Prodi alla piena collaborazione con la casa del fascio e, allo stesso tempo, un monito a non toccare le innumerevoli controriforme realizzate dal precedente governo. A ben vedere non si tratta solo della solita apologia della politica "bipartisan" a tutti i livelli, "partano da Napoli esempi di dialogo limpido e fecondo" con la casa del fascio, ha ripetuto a una Iervolino tutt'altro che scandalizzata, ma di un vero sconfinamento a difesa della politica spudoratamente antioperaia, antistudentesca, antimeridionale, affamatrice delle masse, guerrafondaia e golpista del governo del neoduce Berlusconi, in assoluto il peggiore del dopoguerra. Quanto sia ipocrita il suo antifascismo lo dimostra anche quando ricorda le "Quattro giornate di Napoli che liberarono Napoli dal nazifascismo", salvo poi limitarsi a un neutrale "andate a votare" quando il discorso cade sulla controriforma costituzionale oggetto di referendum confermativo. Mentre persino il suo predecessore Ciampi si è schierato "a difesa della Costituzione del '48" ricevendo gli strali della casa del fascio, egli ne riceve gli elogi per l'assordante silenzio delle ultime settimane e quella critica ai "limitati" poteri del premier per i quali "nel tempo sono maturate esigenze di riforma su cui è prevedibile si dovrà tornare in Parlamento nella ricerca del più largo consenso". Apprezzamenti quelli di Berlusconi, Bossi e Fini ben riposti, visto che da buon garante della Costituzione repubblicana anche "sulla controriforma neofascista della giustizia", che sottomette i Pm all'esecutivo, ha affermato di non avere alcuna intenzione di emanare un decreto per abrogarla ma di preferire un disegno di legge "per correggere alcune cose" (sic!). Sì all'inceneritore di Acerra e ai megaprogetti su Bagnoli e Napoli Est Dopo aver incontrato l'ex-presidente della Repubblica francese Giscard d'Estaing, gli studenti dell'Umberto, gli amici Pietro Lezzi, Arrigo Marsiglia, Maurizio Valenzi e Andrea Geremicca, Napolitano è tornato sulla situazione locale affermando, senza timore di cadere nel ridicolo, di avere "fiducia nell'avvenire di Napoli" per i numerosi progressi in diversi settori produttivi perché "Napoli è cuore di una vasta area metropolitana oggi impegnata in una intensa opera di rilancio economico e di rinnovamento culturale e civile... L'immagine - ha aggiunto più seriamente - la si è già data una volta con un evento eccezionale come il G8 (ma chi sa cosa ne pensano di questo eccezionale evento i popoli del mondo schiacciati dall'imperialismo, ndr), adesso la si deve dare portando a conclusione i progetti relativi a Bagnoli e Napoli Est". La camorra, nonostante gli incontri voluti con magistrati e "forze dell'ordine" per "capire la situazione", non l'ha mai nominata neanche di striscio preferendo parlare del "problema della criminalità diffusa". Al teatro S. Carlo il rinnegato del comunismo come lui, Antonio Bassolino, ha subito ricambiato gli aiuti, gli elogi, le coperture, definendolo "uno dei figli migliori di Napoli". Così come hanno fatto il presidente della camera di commercio Gaetano Cola e il presidente dell'Unione industriale di Napoli, l'inquisito Gianni Lettieri, ai quali in un incontro a parte ha testualmente detto: "Avete un presidente a vostra disposizione ditegli come intendete utilizzarlo". Lettieri non si è fatto pregare lamentandosi che non si è ancora concluso il processo di privatizzazione dell'acqua perché bloccato parzialmente dalle mobilitazioni dei comitati civici. Anche Gaetano Caltagirone, padrone de il Mattino, sembra essergli molto riconoscente per essersi messo a disposizione, lo ha ricevuto infatti nella sede del suo quotidiano regalandogli le prime pagine del giornale sulla sua elezione al Colle e i numeri semimonografici che i suoi pennivendoli hanno allestito in questi giorni. Ricordiamo che il potente faccendiere e palazzinaro Caltagirone, fin dai tempi di tangentopoli, è in prima fila sia nell'affare Bagnoli, Napoli-Est che nell'affare delle svendita delle infrastrutture idriche. Sembra che anche nell'incontro a porte chiuse che si è svolto nella tenuta presidenziale di villa Rosbery a Posillipo con i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Napolitano abbia parlato del ruolo che devono continuare ad avere i sindacati di regime in particolare sulle megaspeculazioni edilizie, le privatizzazioni e i termoinceneritori, ossia assecondare. E proprio su quest'ultimo argomento c'è stata la chicca finale con Napolitano che dopo aver incoraggiato il commissario Catenacci ad andare avanti "con azioni risolute", alla vigilia di una manifestazione del popolo acerrano guarda caso disertata anche dalla Cgil, per la chiusura del mostruoso megainceneritore dei pescecani della Fibe, afferma: "Sì, sono un amico degli acerrani. Ma sono anche per il termovalorizzatore". Più vigliacco e berlusconiano di così! 5 luglio 2006 |