Con una lettera alla vedova dell'ex presidente del Consiglio Napolitano riabilita Craxi, modello di Berlusconi Nel bilancio "deve naturalmente trovare posto il discorso sulle riforme istituzionali che aveva rappresentato, già prima dell'assunzione della Presidenza del Consiglio, l'elemento forse più innovativo della riflessione e della strategia politica dell'on. Craxi". Mani pulite "causò un brusco spostamento dell'equilibrio fra politica e giustizia" Preparata da un'assordante campagna mediatico-politica pilotata dal neoduce Berlusconi e i suoi tirapiedi, con il borbottio di sottofondo tra l'imbarazzato e il compiacente del PD, la riabilitazione di Craxi nel 10° anniversario della sua morte da latitante ha ricevuto il primo riconoscimento istituzionale con la lettera di Napolitano alla vedova dell'ex presidente del Consiglio pluricondannato per corruzione. Una lunga lettera tutt'altro che di circostanza, come avrebbe anche potuto essere, bensì attentamente pensata e calibrata per servire a due scopi: riabilitare la figura del defunto leader socialista - mettendo in dubbio di conseguenza le inchieste di Mani pulite allora e quelle su Berlusconi oggi - e cogliere l'occasione per rimarcare la necessità impellente della controriforma costituzionale neofascista, presidenzialista e federalista che egli fu il primo a teorizzare ed avviare negli anni '80. Naturalmente Napolitano non poteva procedere alla sua riabilitazione in maniera esplicita e diretta, non potendo ignorare le due condanne penali passate in giudicato, i miliardi di tangenti intascati per il PSI e per sé stesso, i conti svizzeri, la latitanza in Tunisia per sfuggire alla galera e tutto il resto. Ha dovuto farlo in maniera ipocrita e paludata più del suo solito, sorvolando con eufemismi sulle malefatte e calcando invece gli accenti sui "meriti" politici del personaggio e la "durezza" del trattamento ricevuto per i suoi "errori". È così che nella lettera, invece che darsi assai poco eroicamente alla latitanza per sfuggire all'arresto, Craxi semplicemente e dignitosamente "decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti" (sic); e che da grande ladrone di Stato diventa quasi una vittima sacrificale di una giustizia inumana, arrivando a dover concludere la sua parabola - scrive lacrimosamente Napolitano - "fino all'epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall'Italia". Ed è sempre nella stessa maniera subdola e ipocrita che la stagione di Mani pulite che fece emergere il verminaio di corruzione in cui erano sprofondati i partiti del regime neofascista, con il PSI di Craxi in testa a tutti avendo superato in questo la stessa DC, viene bollata nella lettera come un "brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia"; mentre per quanto riguarda il ruolo di Craxi "è un fatto - ammonisce lo scrivente - che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona". Un passaggio, questo della "durezza" della magistratura, che è stato non a caso molto apprezzato ed esaltato dalla vedova e dai seguaci del neoduce defunto, e che sembra pensato apposta per il neoduce vivente Berlusconi, per dare cioè credito alla sua tesi della "persecuzione giudiziaria" da parte di una magistratura politicizzata e faziosa. Non a caso la figlia di Craxi, la ultra-berlusconiana Stefania, ha dichiarato che "i nemici di mio padre sono gli stessi, proprio gli stessi che oggi ha Silvio Berlusconi". In sostanza la riabilitazione di Craxi è un'operazione orchestrata per assolvere il suo successore Berlusconi, denunciando preventivamente qualsiasi azione della magistratura nei suoi confronti come un accanimento giudiziario pari a quello "inflitto" all'ex leader socialista. E Napolitano copre questa sporca operazione dall'alto della sua carica istituzionale. I "meriti" di Craxi Quanto ai "meriti" del defunto e dei suoi governi, nella lettera vengono puntigliosamente elencati: la sua politica estera ed europea, con in testa il "rinnovato deciso ancoraggio dell'Italia al campo occidentale e atlantico" e il dislocamento in Italia degli euromissili, scelte che nell'ottica dei borghesi e dei rinnegati come Napolitano non ci hanno esposto alla rappresaglia atomica ma hanno invece avuto il "merito" di accelerare la caduta del blocco sovietico; la sua "politica estera italiana nel Mediterraneo", leggi la prima manifestazione della politica egemonica del rinato imperialismo italiano sulle orme di Mussolini; il nuovo concordato col Vaticano, anche questo sulle orme del suo maestro Mussolini. Ma soprattutto, nel bilancio dell'opera del defunto, non può non trovar posto secondo Napolitano il disegno di "grande riforma" mutuato dal "piano di rinascita democratica" della P2, che il rinnegato del Quirinale invece esalta come il "discorso sulle riforme istituzionali che aveva rappresentato, già prima dell'assunzione della Presidenza del Consiglio, l'elemento forse più innovativo della riflessione e della strategia politica dell'on. Craxi". Anche se, aggiunge, "non seguì alcuna iniziativa concreta, di sufficiente respiro, in sede parlamentare".Tutto ciò, evidentemente, per spronare i partiti del regime neofascista a compiere l'opera iniziata dal defunto completando la controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione della terza repubblica. Se la stagione di riforme - ha rilanciato prendendo da ciò lo spunto Stefania Craxi - "saprà dare i suoi frutti, vorrà dire che vedremo germogliare molti dei semi sparsi da Bettino anni fa". Grottesca e nauseante commedia A dettare i tempi e i modi di questa sporca operazione mediatico-politica è stata senz'altro la destra neofascista su ordine di Berlusconi. Basti pensare ai tre ministri del suo governo che hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione ad Hammamet, Brunetta, Frattini e Sacconi. Anche se Berlusconi, sempre attento ai sondaggi e fiutando l'ancora perdurante impopolarità della figura del ladrone socialista, si è guardato bene dall'accompagnarli, anzi si è fatto sostituire all'ultimo momento da Schifani anche per l'atteso discorso commemorativo alla biblioteca del Senato. Ed è stato perfino visto sonnecchiare durante la cerimonia. Ma non c'è dubbio che anche il Partito democratico abbia fatto la sua brava parte in questa grottesca e nauseante commedia. A cominciare dal suo segretario Bersani, che ha subito fatto eco alle parole del rinnegato del Quirinale commentando che "gli errori che Craxi ha fatto li ha pagati molto cari e molto duramente", e che quella di Craxi è stata "una figura importante che ha segnato certamente elementi di innovazione". Ma soprattutto ha lanciato un segnale ancor più esplicito di apertura alla destra neofascista, craxiana e berlusconiana, inviando alla commemorazione ufficiale al Senato il capo della segreteria del PD, Filippo Penati. Cioè l'esponente più di spicco della nomenclatura milanese del partito, erede di quella che fu la sezione milanese, la più influente e ammanicata col PSI di Craxi, della corrente "migliorista" del PCI-PDS. Napolitano fu il capo indiscusso di questa corrente che contava Cervetti, Macaluso, Iotti, Chiaromonte, Bufalini, Colajanni, Lama ed altri, e che aveva l'obiettivo di spaccare il PCI revisionista e portare la sua ala destra dentro il "grande PSI" immaginato da Craxi. I rapporti tra questa corrente e il PSI erano molto stretti, al punto che anch'essa fu sfiorata dal ciclone tangentopoli, compreso lo stesso Napolitano, per lo scandalo delle mazzette della Metropolitana di Milano distribuite da Antonio Natali. E non a caso è stato proprio il rinnegato del Quirinale a fare il passo più importante in vista della riabilitazione completa e ufficiale del defunto leader socialista. 27 gennaio 2010 |