Napolitano rinuncia alle briciole non allo stipendio Il presidente della Repubblica restituirà 68 euro al mese fino alla fine del suo mandato Nel tentativo di placare la crescente indignazione popolare contro le due micidiali stangate, i lauti stipendi e i privilegi da nababbo delle cosche parlamentari che non sono stati minimamente toccati dalle manovre economiche varate dal governo del neoduce Berlusconi col pieno avallo del nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano; a fine luglio il Quirinale ha diffuso una nota per annunciare pomposamente al ministro dell'Economia e delle Finanze che il capo dello Stato ha deciso di rinunciare a partire dal corrente anno e fino alla scadenza del suo mandato nel 2013, all'adeguamento automatico del suo stipendio all'indice dei prezzi al consumo così come stabilito dalla legge 23 luglio 1985, n. 372 ai sensi dell'art. 84 della Costituzione. Messa così la decisione del rinnegato Napolitano potrebbe sembrare proprio "un bel gesto, sia pure simbolico" o addirittura costituire "il buon esempio per la casta" affinché si decida a fare altrettanto. In realtà la falsa "fermezza" di Napolitano sfiora il ridicolo, perché a conti fatti il capo dello Stato rinuncerà alla "faraonica" cifra di 68 euro netti al mese da qui fino al 2013 anno in cui finirà il suo mandato. Fino ad allora Napolitano continuerà a incassare 240 mila euro all'anno, oltre 12 mila euro al mese di stipendio, mentre il suo ufficio al Quirinale continuerà ad avere una dotazione di 228 milioni l'anno, ossia più dei 112 dell'Eliseo e dei 43 di Buckingham Palace messi insieme. Inoltre costui riceve la ricchissima pensione da ex-parlamentare pensionato. Alle suindicate "restrizioni" spiega ancora il Qurinale "si aggiungono i risparmi effettuati nel periodo 2006-2011 che ammontano complessivamente a 56.316.000 euro" realizzati tutti sulla pelle del personale e dei dipendenti dei livelli più bassi del Quirinale attraverso il blocco del turnover, soppressione del meccanismo di allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del personale del Senato, congelamento fino al 2013 degli importi tabellari degli stipendi e delle pensioni, riduzione dei compensi per il personale comandato e distaccato e di numerose indennità, contenimento degli straordinari, riduzione delle ferie, aumento dell'orario di lavoro e riorganizzazione amministrativa interna. Insomma, il Colle ha partorito un topolino. 31 agosto 2011 |