Nel messaggio per l'anniversario dell'esercito Per Napolitano un "modo nuovo per difendere e sostenere la patria" è quello di occupare paesi esteri Per il rinnegato del comunismo Giorgio Napolitano inviare missioni di guerra a invadere ed occupare altri paesi non solo non è in contrasto con la Costituzione, ma è addirittura un "modo nuovo di difendere e sostenere la patria". Lo ha affermato in un messaggio inviato il 4 maggio al Capo di stato maggiore, generale Castagnetti, in occasione del 147° anniversario della fondazione dell'Esercito italiano. Il messaggio, di marcato stampo nazionalista, militarista e interventista, si apre con il "deferente pensiero" di Napolitano ai "caduti di tutte le guerre". Quindi, per stare a questa definizione, delle guerre compiute dall'esercito regio italiano a partire dalla sua fondazione nel 1861 fino alla caduta del fascismo: vale a dire, cioè, dalle guerre colonialiste in Abissinia e Libia a quella immensa carneficina di operai e contadini che è stata la prima guerra mondiale imperialista; e dai massacri dell'esercito fascista in Libia, Jugoslavia, Etiopia e Albania, alla guerra imperialista a fianco dell'esercito nazista nei Balcani, in Africa e in Russia. Ma non è stata certo una svista, la sua, anzi un deliberato e compiaciuto incipit patriottardo per stabilire una continuità storica ideale tra l'esercito colonialista regio, quello imperialista mussoliniano e quello non meno imperialista e interventista della seconda e terza repubblica. "I soldati che novant'anni orsono si apprestavano a combattere la battaglia finale di Vittorio Veneto, protetti dalla sola giubba grigioverde - dice infatti orgogliosamente il marine Napolitano - non riconoscerebbero gli eredi del loro eroismo nei militari che oggi utilizzano gli equipaggiamenti avveniristici del progetto 'Soldato futuro' ed impiegano mezzi e materiali tecnologicamente sempre più sofisticati e all'avanguardia. Questo è l'Esercito del XXI secolo, che, in piena continuità con la sua storia ed in attuazione dei principi della Costituzione repubblicana, schiera oggi, nei Balcani, in Libano, in Afghanistan ed in numerose altre missioni non meno importanti, oltre 6700 soldati, con il compito di garantire la sicurezza, sostenere lo sviluppo economico e sociale, promuovere la pacifica convivenza tra i popoli". È disgustoso sentire in bocca a questo rinnegato parole e concetti che per diversi decenni dopo la Resistenza erano stati usati soltanto dai fascisti e dai nostalgici della monarchia, spingendosi fino a giustificare con impudente falsità le missioni di guerra come attuative della Costituzione repubblicana. A suo dire, anzi, l'esercito interventista italiano merita la riconoscenza delle popolazioni invase, occupate e massacrate, "che vedono così riaccendersi una speranza di normalità, la possibilità di un futuro dignitoso": "E' questo - conclude il rinnegato del Quirinale - un modo nuovo, non meno importante ed impegnativo, di difendere e sostenere la Patria prevenendo e smorzando la conflittualità latente, in un periodo di rapida e profonda trasformazione della comunità internazionale". La difesa dei "sacri confini della patria", insomma, si attua andando ad invadere e occupare paesi che stanno a migliaia di chilometri di distanza, e a sfruttare, opprimere e uccidere popolazioni che non hanno chiesto il nostro intervento e in alcun modo potrebbero minacciare la nostra sicurezza. È questa l'aberrante dottrina fascista e interventista dell'imperialismo italiano fatta propria ed esaltata al massimo grado dall'"ex comunista" Napolitano. 21 maggio 2008 |