A un convegno sul rinnegato e riformista Giolitti Napolitano spinge ancora più a destra il PD Per andare al governo deve offrire un programma "credibile, affidabile e praticabile" Fioroni (ex DC): Il PD è nato proprio per fare ciò che dice il capo dello Stato L'attuale sinistra deve mostrarsi come una "alternativa credibile", altrimenti resterà all'opposizione. È quanto ha suggerito il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al gruppo dirigente di quel mostriciattolo neoliberale che risponde al nome di PD, nel suo intervento al dibattito sulla figura di Antonio Giolitti, noto capofila della destra del PCI revisionista, con l'ex craxiano Giuliano Amato e il fondatore di Repubblica, il quotidiano del plurimilionario De Benedetti impegnato a dettare la linea della "sinistra" borghese, Eugenio Scalfari. Tanto più, racconterà Scalfari nel corso della giornata, sul nome da dare al partito post-Pci, Achille Occhetto era per "Partito democratico della sinistra", laddove "sinistra" serviva a rendere non troppo duro lo strappo. Scalfari, già allora, proponeva Partito democratico, per rendere evidente a chiare lettere, fin dal nome, il passaggio definitivo e compiuto dei revisionisti nel campo della borghesia e del liberalismo. "Chi fa politica a sinistra ed è a quanto pare oggi all'opposizione - ha sentenziato il nuovo Vittorio Emanuele III, deus ex machina del regime neofascista -, dovrebbe leggere la definizione di cosa sia l'alternativa data da Antonio Giolitti" che deve essere appunto "credibile, affidabile e praticabile". Ossia "mostrarsi capaci di esercitare l'azione di governo", "togliersi di dosso il sospetto di volersi insediare al potere come alternativa senza alternativa", "rendere realistici e per ciò convincenti gli obiettivi da raggiungere, gli ostacoli da affrontare e la gradualità per superarli". Per riuscirci, conciona Napolitano, la sinistra deve rompere con alcuni errori fondamentali, alcuni dei quali risalirebbero agli anni Settanta: da un lato, la sottovalutazione della socialdemocrazia di Willy Brandt che ruppe in modo clamoroso con il marxismo e, dall'altro, l'anticraxismo viscerale. Insomma, per essere "credibile, affidabile e praticabile", l'"alternativa" che deve costruire il PD deve rappresentare, in modo netto e inequivocabile, la gamba "sinistra" del regime neofascista, pronta ad abbracciare senza tentennamenti il presidenzialismo, il federalismo e l'interventismo imperialista. Essa deve rompere definitivamente con il Novecento e con l'aspirazione a interpretare la richiesta di emancipazione delle masse popolari. Piuttosto, deve assecondare gli "spiriti animali" del capitalismo e dell'imperialismo italiano. Un messaggio accolto da Enrico Letta, vicesegretario del PD, per il quale "le parole di Giolitti ricordate da Napolitano andrebbero messe nello Statuto del PD", e su cui resta invece scettico il capogruppo della Camera Franceschini che a "Otto e mezzo" ricordava che "Giolitti aveva di fronte la Dc, avversario che rispettava le regole. La stessa cosa, invece, oggi non fa Berlusconi, che punta tutto su se stesso e ha reso anomalo in confronto democratico nel nostro Paese". Il dibattito nel PD è aperto. Con il monito di Napolitano, deus ex machina del regime neofascista e figura istituzionale che raccoglie consensi indistintamente in tutte le frazioni della borghesia, dai berlusconiani ai fascisti ripuliti, dai fascio-leghisti e centristi fino alla "sinistra" borghese, comprese le frange trotzkiste e revisioniste, il mostriciattolo neoliberale è destinato a spostare ancora più a destra il suo asse politico. E infatti l'ex DC Fioroni ha fatto da sponda all'ex esponente del PCI revisionista con queste parole: "Il DNA del PD è quello indicato da Napolitano: noi siamo nati per fare ciò che il capo dello Stato ha detto. (...) Per il PD le parole di Napolitano devono avere la funzione che la stella Polare ha per i naviganti: indicano il traguardo e gli sforzi che i Democratici devono fare". 11 maggio 2011 |