Napolitano: "apparati dello Stato ostacolarono la verità sulla strage di Brescia" Ma perché non dice chi sono? "Comprendo e condivido la profonda amarezza di tutta la comunità bresciana e in primo luogo dei famigliari delle vittime, lasciati ancora una volta senza il conforto di un accertamento e di una sanzione di colpevolezza per i responsabili di quella tragedia ispirata da ciechi disegni terroristici ed eversivi... Lo scorso 9 maggio, in occasione della celebrazione del 'Giorno della Memoria' ho però ricordato che il corso della giustizia deve, pur nei limiti in cui è rimasto possibile, continuare con ogni scrupolo e che, nel contempo va però fin da ora messo in luce quanto è emerso, dalle carte processuali e dalle inchieste parlamentari, sulla matrice di estrema destra neofascista di quell'azione criminale e sugli ostacoli che una parte degli apparati dello Stato frappose alla ricerca della verità". È l'ipocrita messaggio inviato al sindaco di Brescia, Adriano Paroli (PDL), dal nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, in occasione del 38esimo anniversario della strage di Stato fascista che il 28 maggio 1974 in Piazza Della Loggia provocò 8 morti e 102 feriti dilaniati da una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti e fatta esplodere durante il concentramento di una manifestazione antifascista indetta dai sindacati. La sua richiesta di "verità e giustizia" risulta a dir poco beffarda, offensiva e omertosa! Beffarda: perché giunge a poche settimane dalla vergognosa sentenza della Corte d'Assise di Brescia che il 14 aprile scorso ha confermato l'assoluzione di tutti gli imputati (fra cui i due ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, l'informatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte e il capitano dei carabinieri Francesco Delfino) lasciando ancora una volta senza colpevoli una delle pagine più sanguinose della storia repubblicana. Offensiva: perché arriva non da un cittadino qualsiasi, da un parente o rappresentante delle vittime, ma dal presidente della Repubblica in carica, già presidente della Camera dei deputati, ex ministro dell'Interno, deputato dal 1953 al 1996 nonché senatore a vita dal 2005; da un boss di questo Stato insomma che da una vita ha le mani in pasta in tutti gli archivi pubblici e segreti dello Stato e non ha aperto i cassetti e reso pubblici quei documenti su cui ancora pesa il segreto di Stato. Infine omertosa: perché Napolitano pur essendo a conoscenza di tutti i "misteri" della cosidetta "strategia della tensione" si guarda bene dal dire chi sono "gli apparati dello Stato che frapposero ostacoli alla ricerca della verità" sul sangue versato in Piazza Della Loggia. 6 giugno 2012 |