Per controllare il petrolio e contrastare l'avanzata cinese nel continente Nasce il comando Usa per l'Africa I paesi africani, tranne la Liberia, rifiutano di ospitare la base operativa Africom Il nuovo comando sarà supportato dalle basi americane in Italia L'1 ottobre è divenuto pienamente operativo Africom, il nuovo comando militare unificato costituito dagli Usa per l'Africa; finora gli interventi dei militari Usa nei paesi africani dipendevano da tre comandi diversi. L'area che ricade sotto la responsabilità dell'Africom comprende l'intero continente, salvo l'Egitto. Il Pentagono e il responsabile di Africom, il generale di origini afro-americane William Ward, avrebbero voluto celebrare la cerimonia in una base sul suolo africano ma la loro richiesta di ospitalità è rimbalzata su un muro di no; solo la Liberia si era detta disponibile a accogliere la base e alla fine gli Usa si sono dovuti accontentare di aprire la sede a Stoccarda, in Germania. Africom può contare sulla task force Usa presente a Gibuti e al momento il suo compito principale è quello di "sviluppare nei partner la capacità di affrontare le sfide per la sicurezza dell'Africa"; un lavoro già iniziato nel luglio scorso in Nigeria con le manovre militari denominate "Africa endeavor" (sforzo dell'Africa) che sotto la direzione del comando americano hanno coinvolto soldati e mezzi di 21 paesi africani e della Svezia. Il compito non dichiarato esplicitamente è quello di organizzare l'intervento americano per controllare le riserve petrolifere del continente e contrastare l'avanzata della con- corrente imperialista Cina e di recente anche quello dell'altra superpotenza asiatica in ascesa, l'India. Ancora lo scorso febbraio la Casa Bianca e il Pentagono avevano speranze di aprire la sede del comando nel continente. Già avevano ricevuto una serie di rifiuti da paesi importanti, primo fra tutti l'emergente Sudafrica; il governo di Pretoria attraverso il suo ministro della Difesa aveva fatto sapere che i paesi africani "si oppongono alla creazione di un comando unificato sul continente". Il Sudafrica parlava per conto della Southern Africa Development Community (Sadc), l'organizzazione regionale che riunisce 14 paesi dell'Africa australe sotto la leadership di Pretoria. Contrari si erano detti anche Libia, Marocco, Algeria, Senegal e Nigeria che hanno mobilitato altri paesi; hanno espresso la loro contrarietà al comando Usa sia la Cen-Sad, la comunità di 25 stati sahelo-sahriani creata guidata da Tripoli, sia la Cedeao/Ecowas, la comunità economica dell'Africa Occidentale in cui la Nigeria ha un ruolo predominante. Era rimasta a favore solo la Liberia di Ellen Johnson-Sirleaf e il Pentagono ha ritenuto non opportuno forzare la mano a rimanere a Stoccarda. Dal comando in Germania comunque la Casa Bianca organizzerà la presenza militare nel continente che per l'imperialismo americano diventa sempre più importante. Lo aveva già annunciato il vicepresidente Dick Cheney fin dal maggio 2001 quando aveva sottolineato che le importazioni americane di petrolio dal Golfo di Guinea dovevano aumentare progressivamente per sostituire i rifornimenti da parte di paesi ritenuti "inaffidabili" o non amici, come il Venezuela di Chavez. Nel corso degli ultimi sette anni le importazioni americane di greggio dall'Africa occidentale sono aumentate dal 10 al 15% per cento. Ad Africom l'impegno di stabilire rapporti militari integrati con i paesi produttori e dare una mano per ostacolare la penetrazione della Cina nella stessa area contendendole il greggio africano. Nei progetti della Casa Bianca questa regione dovrebbe fornire entro il 2015 il 25% del petrolio importato dagli Usa. Già la presenza delle multinazionali americane è forte in Nigeria dove controllano il 95% della produzione; una situazione simile a quella del Ciad il cui petrolio è esportato attraverso il Camerun dall'oleodotto controllato da un consorzio internazionale capeggiato dalla ExxonMobil. Africom sarà supportato dai comandi e dalle basi americane in Italia. Dalla base di Napoli è stata organizzata la missione nei mari del Sudafrica del gruppo d'attacco guidato dalla portaerei Theodore Roosevelt che con i suoi 7.000 uomini e mezzi è arrivata a destinazione il 4 ottobre. Fra le altre sedi italiane di cui potrà disporre Africom ci potrebbero essere la base Usa di Camp Darby e quelle di Aviano e Sigonella dove potrebbero far base gli aerei della 17esima forza aerea Usa che è stata riattivata lo scorso 22 settembre a Ramstein in Germania sotto il nuovo comando unificato per l'Africa. Dalla base aeronavale di Sigonella già dal 2003 è attiva la Joint Task Force Aztec Silence, una forza speciale che compie in Africa missioni di intelligence e sorveglianza e operazioni segrete nel quadro della "guerra globale al terrorismo". 8 ottobre 2008 |