Secessionismo, razzismo e xenofobia in aula In Lombardia nasce l'"università padana" Precedenza ai lombardi nelle università a numero chiuso e nell'assegnazione delle borse di studio e tutela della "padanità" dei programmi scolastici. Lo prevede il Piano di sviluppo regionale di Lega e PDL. E il PD resta a guardare Dal nostro corrispondente della Lombardia A breve, in Lombardia, la discriminazione etnico-regionalista troverà posto anche nelle aule universitarie. Gli studenti lombardi godranno di una corsia preferenziale nell'assegnamento delle borse di studio. Una vittoria per la Lega razzista e xenofoba, supportata nella sua opera secessionista sia dalla volontà di assecondarla dell'assessore alla scuola Gianni Rossoni, sia dallo stato confusionale in cui annaspa il PD e l'intera opposizione di cartone della "sinistra" borghese lombarda. Tutto ha avuto inizio due settimane fa, nel corso della discussione del Piano regionale di sviluppo, con due emendamenti delle camicie nero-verdi approvati dalla settima commissione regionale Cultura e Formazione professionale, che assegnavano il diritto di prelazione per i lombardi nelle università a numero chiuso e una quota di programmi scolastici padani. "Oggi gli studenti lombardi partono svantaggiati - vaneggiava il consigliere fascioleghista Massimiliano Orsatti, ricorrendo ancora una volta a uno squallido razzismo antimeridionalista - perché nei test di ammissione alle università a numero chiuso si tiene conto anche del voto preso all'esame di maturità, che in alcune regioni del Sud è notoriamente dato con generosità". Da qui le richieste di "una corsia riservata per gli studenti che siano residenti in Lombardia da almeno cinque anni", di "sostenere in via prioritaria gli studenti lombardi anche sugli interventi a favore del diritto allo studio" e l'effettiva applicazione della legge regionale in cui si stabilisce che il 20 per cento dei programmi deve essere dedicato ad argomenti legati al territorio. Per i fascioleghisti andrebbero sostenute economicamente e quindi foraggiate in via prioritaria le scuole che metteranno nei programmi argomenti "padani", una possibilità che implicherebbe la creazione di una vera e propria scuola di regime come nel ventennio mussoliniano. Il caso Adro ne è la prima realizzazione grottesca, a cui si è arrivati dopo due anni di ordinanze, bandi di concorso e regolamenti comunali nel segno di una pretesa difesa della "padanità" del territorio. Le richieste leghiste sono state accolte dall'assessore alla scuola Gianni Rossoni, i cui emendamenti, dalla riformulazione più morbida ma nella sostanza equivalente, sono stati approvati in consiglio regionale. "Il sostegno in via prioritaria agli studenti lombardi" nei test per accedere all'università è diventato un impegno "a differenziare su base regionale i criteri di attribuzione delle borse di studio elevando i criteri di merito". Confermata in pieno la tutela della "padanità" dei programmi, dato che anche dagli emendamenti di Rossoni si evince che "la Regione monitorerà la reale attuazione degli istituti scolastici lombardi per quanto riguarda la quota regionale dei piani di studio". Quanto basta per consentire alla Lega e al "Movimento universitario padano" di cantare vittoria, dal momento che ritengono accolte le loro richieste. Come al solito opportunistica e capitolazionista la posizione del PD, per il quale, come ha dichiarato Sara Valmaggi, "la Lega è stata stoppata dall'assessore Rossoni". Un'affermazione chiaramente da reggi sacco, dato che la stessa Valmaggi è stata costretta ad ammettere che "la nuova formulazione è apparsa comunque confusa". E invece no, essa è chiarissima e si limita a imbellettare le posizioni fascioleghiste. Con la sua vacuità, la "sinistra" borghese favorisce la via legale al secessionismo scolastico delle camicie nero-verdi, condito di razzismo e xenofobia, i venefici ingredienti della scuola di regime della nascente terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. 6 ottobre 2010 |